2011-04-07 15:13:35

Costa d'Avorio: Gbagbo rifiuta la resa, ancora scontri ad Abidjan


Tesissima la situazione in Costa d’Avorio. Fallito ieri il blitz, le forze del presidente eletto, Alassane Ouattara, anche oggi hanno posto sotto assedio ad Abidjan il palazzo-bunker dov'è asserragliato il presidente uscente, Laurent Gbagbo, che rifiuta la resa. Secondo il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet, Gbagbo dispone ancora di ''poche migliaia di uomini'' ad Abidjan, mentre per il capo della diplomazia di Parigi, Alain Juppè, la sua caduta è ormai ''inevitabile''. Da segnalare, infine, il messaggio forte che giunge da Mosca, che parla di interferenze da parte delle forze francesi e delle Nazioni Unite nel “conflitto interno” ivoriano. Per una testimonianza sulle ultime settimane in Costa d’Avorio, Salvatore Sabatino ha intervistato Lorenzo Nizzardo, che da oltre 30 anni vive nel Paese africano per motivi di lavoro, appena tornato in Italia:RealAudioMP3

R. – C’è stata una lunga campagna mediatica per separare le due posizioni, che si è trasformata in divisione tra la popolazione. Le cose poi hanno iniziato a degradarsi, perché gli organismi internazionali hanno imposto delle sanzioni di carattere economico-finanziario, le banche hanno cominciato a chiudere, il porto ha cominciato a cessare le sue funzioni, perché non arrivavano più navi.

D. – E gli stranieri sono tornati a casa, e tra quegli stranieri ovviamente c’è anche lei…

R. – Io ero tornato in Italia e dovevo restare qui per pochi giorni, per un periodo di vacanza, ma poi non sono più potuto rientrare in Costa d’Avorio, e anche tutti gli altri – chi poteva – ha cominciato a lasciare il Paese.

D. – Ha avuto modo di contattare qualcuno in Costa d’Avorio, magari qualche suo amico, qualche suo conoscente in queste ore? Che cosa le hanno raccontato?

R. – Ho avuto più occasioni di contattare persone che sono rimaste lì, che non sono potute partire, sia personale europeo che gente del posto. Sono tutti chiusi in casa e non possono stare nemmeno seduti in salotto, perché si nascondono nei corridoi dove non ci sono finestre, a causa dei proiettili vaganti. Tutti temono che qualche proiettile, qualche bomba possa entrare nelle case. Quelli che ce l’hanno fatta, sono scappati per rifugiarsi in qualche base militare dell’Onu. Non escono di casa da più giorni e quindi non possono andare né a fare la spesa né a fare rifornimenti di acqua e di viveri. In molti quartieri c’è stata interruzione di energia elettrica, mancanza di acqua: una situazione da guerra civile.

D. – Insomma, una situazione davvero drammatica…

R. - E’ drammatica per tutti sotto il profilo umanitario, perché ci sono state decine per non dire centinaia di morti.

D. – Secondo lei, era prevedibile tutto questo?

R. – No, non credo proprio. Avevo parlato anche con il personale dell’ambasciata italiana, prima delle elezioni, e tutti erano fiduciosi; tutti ritenevano di avere messo in atto una procedura di verifica, di controllo, affinché le elezioni andassero veramente senza problemi e che alla fine si potesse dire: ha vinto Tizio oppure ha vinto Caio…ed uno governa e l’altro va all’opposizione. E’ stata, quindi, una sorpresa, se vogliamo, per tutti.

D. – In cuor suo spera di ritornare presto, immagino?

R. – Io me lo auguro. E’ un Paese meraviglioso, al di là di questi problemi: c’è una bella natura; la gente è buona e non sente questo clima di odio, di contrasto tra due opposizioni: vive tranquillamente in pace. Io posso raccontare anche di coppie: cristiani che si sposano con musulmani… C’è una certa integrazione. Purtroppo, poi, certa politica fa degenerare tutto.(ap)







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