Benedetto XVI: la società non capisce più il matrimonio come unione stabile e aperta
alla vita
La Chiesa non può più contare sulla società per una comprensione del matrimonio in
senso cristiano. L’affermazione di Benedetto XVI è contenuta nel discorso rivolto
questa mattina al gruppo di vescovi della Chiesa siro-malabarese, ricevuti in udienza
al termine della visita ad Limina. Il Papa ha toccato anche i temi della vocazione
ministeriale all’episcopato e della formazione permanente dei religiosi. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Pensare
al matrimonio come a un vincolo duraturo, stabile, aperto alla procreazione dei figli,
oggi è socialmente e mediaticamente scorretto, perché la famiglia è divenuta friabile
come i valori di tanti che la mettono in piedi e i figli sono più pretesi come un
diritto che desiderati come un dono. È dall’acuta percezione di questo stato di cose
che nasce la considerazione che Benedetto XVI fa a un certo punto del suo discorso
ai vescovi dell’India, di tradizione siro-malabarese. Il Papa sta parlando
dei cambiamenti, che definisce “rapidi e drammatici”, in atto nelle società contemporanee
di “tutto il mondo” e delle “gravi sfide”, ma anche delle “nuove possibilità”, che
questo quadro d’insieme offre a chi si spende per “proclamare la verità liberante
del messaggio evangelico”. Rapportato questo annuncio al mondo della famiglia, il
Pontefice nota con una punta di rammarico:
“Unfortunately, the Church
can no longer can… Purtroppo, la Chiesa non può più contare sul sostegno
della società in generale per promuovere la comprensione cristiana del matrimonio
come unione stabile e indissolubile, ordinata alla procreazione e la santificazione
degli sposi”.
Ciò detto, il Papa ribadisce uno a uno quei principi
oggi messi fuori gioco dai relativismi:
“Your support, dear brothers
bishops… Il vostro sostegno, cari fratelli vescovi, e quello dei
vostri sacerdoti e delle comunità all'educazione sana e integrale dei giovani nelle
vie della castità e della responsabilità, non solo permetterà loro di abbracciare
la vera natura del matrimonio, ma andrà anche a vantaggio della cultura indiana nel
suo complesso”.
Poco prima, parlando del ministero episcopale,
Benedetto XVI aveva esortato ognuno dei presuli siro-malabaresi a essere “un ministro
di unità”. Questa responsabilità, ha affermato, “è di particolare importanza in un
Paese come l'India, dove si riflette l'unità della Chiesa nella ricca diversità dei
suoi riti e tradizioni”. Quindi, l’attenzione si è spostata sui religiosi presenti
nelle Eparchie locali, protagonisti di tante e apprezzabili opere di educazione e
di carità. In questo caso, il tasto toccato dal Papa è stato quello della formazione
“permanente” dei consacrati, all’interno della tradizione liturgica e spirituale della
Chiesa siro-malabarese. Incoraggiando i presuli a pianificare tale formazione “in
modo efficace”, Benedetto XVI ha ribadito:
“The Church insist that
preparation for religious… La Chiesa insiste sul fatto che la preparazione
alla professione religiosa dev’essere caratterizzata da un lungo e attento discernimento,
al fine di garantire, prima dell’emissione dei voti perpetui, che ogni candidato sia
saldamente radicato in Cristo, solido nella sua capacità di un genuino impegno e felice
di donarsi a Gesù Cristo e alla sua Chiesa”.