2011-04-06 15:57:49

Proseguono le proteste nel mondo arabo


Non si arrestano le proteste antigovernative nello Yemen. Un manifestante è stato ucciso e circa 30 sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco con la polizia avvenuto ieri sera a Taez, a sud di Sanaa. Nella stessa località, questa mattina decine di migliaia di persone sono scese in piazza per dirigersi verso la sede del governo. Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in un colloquio telefonico con il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, ha espresso forte preoccupazione'' per la repressione delle rivolte. Gli Stati Uniti hanno rinnovato l’invito a Saleh, al potere da 32 anni, a risolvere l'impasse politico con l'opposizione avviando il processo di transizione “più velocemente possibile”.

Anche in Siria proseguono le manifestazioni di protesta iniziate ormai da tre settimane. Ieri, due poliziotti sono stati uccisi nella periferia di Damasco. Intanto, le autorità siriane hanno rilasciato almeno otto attivisti dell'opposizione arrestati il mese scorso, fra cui due curdi che avevano preso parte a un sit-in indetto per protestare contro la condizione della comunità curda in Siria e reclamare più diritti. Le rivolte di queste ultime settimane sono al centro dei colloqui in programma oggi a Damasco tra il presidente siriano, Bashar al-Assad, e il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, il quale nei giorni scorsi ha assicurato di sostenere le richieste di maggiore democrazia avanzate dagli attivisti.

Un clima di fervore e impegno caratterizza la scena politica egiziana: nell’ultima settimana numerosi movimenti e associazioni hanno annunciato la creazione di nuovi partiti politici che parteciperanno alle elezioni parlamentari di settembre. Sul fronte laico e liberale, l’attenzione è concentrata sul partito degli "Egiziani liberi" dell’imprenditore Naguib Sawiris, che ha precisato che non guiderà personalmente il movimento le cui parole d’ordine sono “giustizia sociale, rispetto della legge, libera economia e ricostruzione del paese”. Smentendo il timore che il partito rifletta i principi cristiani del fondatore, Sawiris ha precisato che esso non fa alcuna differenza tra musulmani e copti e che la maggior parte dei suoi iscritti sono musulmani. Il partito inoltre non metterà in discussione l’articolo 2 della Costituzione che stabilisce che l’Islam è religione di stato. In base alla nuova legge sui partiti, un movimento deve ottenere almeno cinquemila iscrizioni prima di poter presentare una domanda di riconoscimento.







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