Mons. Nichols: il contributo della Chiesa alla costruzione di una cultura della responsabilità
sociale
La Chiesa può dare un grande contributo alla costruzione di una nuova cultura della
responsabilità sociale. Lo ha ribadito mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza
dell’Inghilterra e del Galles, in una riflessione svolta nei giorni scorsi ad Oscott
College. Nella sua relazione, l’arcivescovo di Westminster ha anticipato i temi al
centro dell'incontro promosso oggi a Londra dalla Conferenza episcopale sul contributo
dell’azione sociale cattolica ai cambiamenti socio-economici in atto con il titolo:
“Costruire una nuova cultura della responsabilità sociale”. La conferenza, a cui sono
invitati anche parlamentari, rappresentanti del governo, accademici ed esponenti di
altre Chiese e di altre fedi, costituisce un’ulteriore tappa della riflessione avviata
dai vescovi lo scorso novembre con la dichiarazione pastorale “Un appello ad un più
profondo impegno sociale” sul solco della visita di Benedetto XVI nel Regno Unito.
E proprio dai pregnanti discorsi del Santo Padre, in particolare quelli alla società
civile nella Westminster Hall a Londra e alla Conferenza episcopale ad Oscott College,
è partita l'analisi di mons. Nichols. Il presule si è soffermato in particolare su
alcuni concetti chiave nella dottrina sociale cattolica per costruire una nuova cultura
della responsabilità sociale, a cominciare dalla visione della persona umana, non
riducibile, come vuole la cultura oggi dominante, a mero “homo oeconomicus”, né tanto
meno ad un io isolato che vive solo per sé senza alcuna responsabilità verso gli altri.
Secondo la visione cristiana – ha sottolineato Nichols – la persona umana è molto
di più: per sua natura è un essere relazionale e teso a trascendere se stesso. Alla
luce di tutto ciò - ha detto - il bene comune non può essere visto come semplice somma
di tanti beni individuali, ma piuttosto come “una moltiplicazione, in cui la presenza
di un solo zero dà come risultato zero: se anche una sola persona è esclusa dal bene
prodotto dalla società, il bene comune non viene realizzato”. Nella sua relazione,
mons. Nichols ha richiamato altre due nozioni chiave della dottrina sociale cattolica:
quella della sussidiarietà, che chiama in causa la nozione di partecipazione e quindi
il ruolo dei corpi intermedi della società come antidoto al centralismo dello Stato,
e quella della solidarietà a cui si oppongono le strutture del peccato, quale è l’egoismo
sociale. L’arcivescovo di Westminster si è quindi soffermato sull’importanza della
dimensione del dono e della gratuità nei rapporti sociali, due concetti centrali nell’enciclica
di Benedetto XVI “Deus caritas est”. Questa capacità di donarsi - ha sottolineato
– interpella ogni giorno ognuno di noi e nella visione cristiana ha il suo fondamento
nel dono per eccellenza che è l’Eucaristia. In conclusione, mons. Nichols ha rilevato
come gli sforzi per costruire una nuova cultura della responsabilità sociale siano
anche un’opera “profondamente spirituale”. Citando le parole del Santo Padre nell’omelia
nella cattedrale di Westminster, egli ha ricordato che tutti i cattolici devono essere
consapevoli della loro dignità di “popolo sacerdotale”, chiamato a consacrare il mondo
a Dio mediante una vita di fede e di santità. (A cura di Lisa Zengarini)