I tagli mettono a rischio l'ospedale romano Santa Lucia, struttura di eccellenza nella
riabilitazione neuromotoria
Pazienti, medici e studenti hanno preso parte, nei giorni scorsi, a diverse proteste
contro i tagli previsti per l’ospedale romano Santa Lucia, fiore all'occhiello nell'ambito
della riabilitazione neuromotoria. Nelle varie attività della Fondazione sono impegnati
fisioterapisti, medici, infermieri e tecnici. Si passa da pazienti con ictus, trauma
cranico e malattie come Parkinson e varie forme di demenze, ai bambini nati con gravi
deficit neurologici e motori, fino ai casi di persone uscite da coma che cercano di
riacquisire l'autosufficienza. Sulla situazione dell’ospedale Santa Lucia, Eliana
Astorri ha intervistato il dottor Luigi Amadio, Direttore Generale del
nosocomio:
R. – La Fondazione
Santa Lucia è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, e in quanto
tale un ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione
neuromotoria. Svolge un’intensa attività di ricovero per la riabilitazione neuromotoria
in senso lato, effettuando più di 2.000 ricoveri l’anno; poi, svolge anche un’attività
di prestazioni specialistiche in poliambulatorio. Il Santa Lucia, tra i 43 istituti
di ricovero e cura a carattere scientifico italiani è il sesto in assoluto come produttività
scientifica, e il primo nel settore delle neuroscienze.
D. – Cosa è
successo ultimamente, da mettere in criticità il proseguimento di questa attività?
R.
– Da alcuni anni, le tariffe ospedaliere previste per la riabilitazione sono insufficienti
e l’anno scorso il Consiglio di Stato le ha annullate, in quanto queste tariffe sono
basate sulla rilevazione dei costi del 1994. Quindi, ci sono grossi problemi! Il personale
e i malati hanno protestato perché in queste condizioni, con l’aggiunta dei recenti
tagli, la situazione è diventata impossibile.
D. – Quindi, tagli vuol
dire meno personale per assistere queste persone che hanno bisogno di terapie continuative…
R.
– Certamente. Ma soprattutto, significa snaturare il Santa Lucia che è costruito come
ospedale su autorizzazione della Regione Lazio per fare l’alta specialità. Nel momento
in cui si toglie l’alta specialità, si riduce il personale e via dicendo, si riduce
il castello che a quel punto viene a non avere più ragione di esistere! Noi svolgiamo
un’attività molto qualificata da oltre 50 anni, siamo molto conosciuti sia in Italia
sia all’estero per quello che facciamo; addirittura, un’associazione di scienziati
italiani all’estero ci ha classificati tra le prime 50 istituzioni di ricerca italiane,
dove siamo al 34.mo posto subito dopo l’Istituto superiore di sanità… (gf)