Dopo il disastro di Fukushima, l'industria atomica non potrà più comportarsi "come
se nulla fosse accaduto". E' il monito del direttore dell'Agenzia Internazionale per
l'Energia atomica, Yukiya Amano. In Giappone, intanto, stanno fallendo i tentativi
di chiudere la falla di uno dei reattori della centrale nucleare, dalla quale esce
acqua radioattiva. La Tepco, che gestisce l’impianto, ha cominciato a riversare in
mare acqua che - sostengono - sia poco contaminata, per fare spazio nei depositi ad
acqua ancora più radioattiva. Si stima che saranno riversate circa 11.500 tonnellate
in tutto, ma la società dice che questo non comprometterà l’ecosistema marino. Sul
fronte delle radiazioni, emissioni superiori alla norma sono state rilevate appena
fuori dal raggio di 30 km dalla centrale nucleare. E permane la situazione di sofferenza
degli sfollati. Cosa sta facendo la Chiesa per loro? Debora Donnini lo ha chiesto
al nunzio apostolico in Giappone, l’arcivescovo Alberto Bottari de Castello.
R. – La Chiesa
fa un’opera collaterale perché i giapponesi sono molto precisi. Sono il governo e
la municipalità che fanno il lavoro maggiore. Comunque, sia a Sendai sia a Saitama,
la Chiesa ha organizzato centri di raccolta dove le persone possono trovare assistenza.
Conosco un po’ di più la situazione qui, a Tokyo, dove sono arrivati circa 250 filippini
che avevano perso lavoro, casa, tutto e avrebbero desiderato rientrare con le loro
famiglie nelle Filippine; sono stati accolti nel centro internazionale cattolico e
distribuiti in 16 posti della diocesi, tra cui quattro parrocchie, due istituti religiosi,
salesiani, gesuiti, suore, per dare loro assistenza immediata e cercare intanto di
trovare il modo per pagare il biglietto. Più di 200 sono potuti tornare a casa. C’è
ancora qualcuno che sta aspettando. Cerchiamo di aiutare queste persone.
D.
– C’è preoccupazione fra i giapponesi? Quali sono i sentimenti della gente?
R.
– I giapponesi manifestano poco la loro preoccupazione: cercano di essere gentili
e di non scaricare il loro sentimento sugli altri; però, sotto sotto, si sente. E
sarà così almeno finché la centrale non sarà completamente fermata. Tutto questo avrà
delle ripercussioni anche in campo economico: avendo perso tutta l’energia elettrica
che viene dal nucleare, le prospettive economiche sono incerte. Quindi, una certa
preoccupazione persiste. Nello stesso tempo si percepisce il desiderio di lottare,
di andare avanti, di non abbattersi. Questo è quello che viviamo. (bf)