Libia: possibili defezioni tra i fedeli di Gheddafi, mentre gli insorti perdono terreno
a Brega e si contano i morti a Misurata
Libia: gli insorti perdono terreno a Brega. Si combatte ancora a Misurata: qui secondo
testimoni negli ultimi giorni ci sarebbero stati almeno 160 morti. Tripoli ha respinto
l’ultima richiesta di un cessate il fuoco da parte dei ribelli, mentre fonti di stampa
inglese confermano nuove defezioni tra le fila dei fedelissimi di Gheddafi. Cecilia
Seppia:
Non c’è tregua
in Libia, dove ormai la guerra va avanti ad oltranza colpendo punti strategici e non.
L’ ultimo attacco in ordine di tempo ha preso di mira la città di Yafran, a circa
100 Km da Tripoli. Qui le forze di Gheddafi hanno buttato bombe all’impazzata: il
bilancio delle vittime resta incerto, ma la Tv Al Jazera ha già mostrato immagini
di cadaveri e feriti. Sono ripresi i combattimenti anche a Brega, terminal petrolifero
a sud di Bengasi. Solo ieri i ribelli avevano annunciato la conquista della città,
oggi battono la ritirata respinti dall’artiglieria pesante delle truppe del rais e
dalle imboscate dei cecchini. In particolare violenti scontri a fuoco si sono registrati
nella zona dell’università alla periferia di Brega. Stesso copione anche a Zintan
messa a ferro e fuoco dai soldati governativi. Perenne teatro di guerra resta Misurata
ormai roccaforte dei soldati governativi. Altri bombardamenti, l’ultimo contro l’ospedale
della città avrebbero portato a 160 il numero delle vittime degli ultimi giorni. Intanto
arriva la conferma di nuove defezioni tra le fila dei fedeli di Gheddafi: dopo il
ministro degli Esteri libico Moussa Koussa che oggi ha incontrato il ministro della
Difesa inglese Hague a Londra, anche il figlio di Gheddafi Saif al Islam, secondo
la stampa inglese, ha confermato di essere pronto a trattare con l’intelligence
britannica e italiana.
Sul fronte militare e politico in Libia
continua ad emergere una mancanza di strategia da parte dei rivoltosi ma anche dei
fedeli di Gheddafi. Su questo punto abbiamo sentito Fulvio Scaglione,
vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. – E’ chiaro
da tempo ormai che agli anti-Gheddafi, ai rivoltosi, manca una strategia globale e
manca anche, soprattutto, la potenza di fuoco per applicare una strategia purché sia;
cioè, è chiaro che i ribelli non hanno la forza per puntare decisamente verso Tripoli
e per scalsare Gheddafi. L’altra cosa - mi pare - è che che sia gli uni sia gli altri,
cioè sia i fedeli a Gheddafi sia i ribelli, cerchino di risparmiare le attrezzature
petrolifere, che sono l’unica, vera ricchezza della Libia.
D. – Già
ieri, fonti di stampa inglese hanno riferito di possibili defezioni tra i fedelissimi
del raìs. Come interpretare questi segnali?
R. – Io ho la sensazione
che spesso questi segnali vengano interpretati con un “wishful thinking” cioè siano
amplificati dalla speranza di veder finalmente finire questa guerra civile e di vedere
Gheddafi prendere la strada dell’esilio, naturalmente. Infatti, i leali a Gheddafi
sono – tutto sommato – abbastanza compatti, non c’è stato quello smottamento che forse
sarebbe stato lecito aspettarsi, dal punto di vista dei consensi e delle fedeltà,
nel momento in cui la comunità internazionale ha deciso l’intervento militare.
D.
– Ieri, l’accusa degli insorti alla Nato, che in un bombardamento aereo avrebbe ucciso
15 persone tra civili e ribelli; oggi è arrivata la smentita nonché le scuse di un
portavoce del Consiglio transitorio libico all’Alleanza atlantica.
R.
– In tutte le operazioni di questo genere, la leggenda dei bombardamenti “chirurgici”
è sempre stata soltanto appunto una leggenda: sempre ci sono vittime civili! In questo
caso, poi, io credo che sia quasi impossibile, e mi stupisco che i casi di vittime
di “fuoco amico” siano stati finora così poco frequenti. Proprio perché in Libia il
fronte della guerra civile è in continuo movimento, è molto difficile distinguere
gli insorti dai fedeli a Gheddafi, e quindi le vittime del “fuoco amico” sono purtroppo
inevitabili e – credo – destinate ad aumentare. (gf)