2011-04-01 15:34:48

Siria: le caute aperture del presidente non fermano la contestazione


Torna alta la tensione in Siria, in concomitanza con il venerdì di preghiera. Si registrano nuove proteste antigovernative in diverse zone del Paese nonostante le aperture annunciate ieri dal presidente Assad. Intanto il dipartimento di Stato americano ha invitato i suoi cittadini a lasciare Damasco. Il servizio è di Marco Guerra:RealAudioMP3

Alla chiusura della preghiera si sono formati diversi cortei con migliaia di manifestanti nelle città del nord est a maggioranza curda, al confine con Turchia e Iraq. Se confermate, si tratta delle prime dimostrazioni non autorizzate dal regime siriano a marciare nella regione ricca di risorse energetiche e dall'alto valore strategico. Migliaia di persone sono tornate in piazza anche a Daraa, nel sud della Siria ed epicentro delle rivolte dei giorni scorsi. Tensione anche a Damasco, dove, secondo le testimonianze di alcuni attivisti, circa 2000 manifestanti anti-regime sono stati rinchiusi nel cortile della moschea di Duma, sobborgo nord-orientale della capitale, all'interno del quale agenti anti-sommossa avrebbero sparato gas lacrimogeni. L’appello a occupare tutte le piazze del Paese oggi è stato lanciato nei giorni scorsi sui social network dai dissidenti, sebbene ieri il presidente Assad abbia concesso le prime aperture, annunciando la creazione un comitato giuridico per studiare l'abolizione dello Stato di emergenza in vigore da quasi 50 anni, l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle violenze avvenute nei giorni scorsi a Daraa e a Latakia, e l’aumento del 20% degli stipendi pubblici. Sempre ieri, però, il Comitato siriano per i diritti umani ha denunciato l’uccisione di altri 25 manifestanti a Latakia, durante “pacifiche” manifestazioni. Il bilancio fornito dai dissidenti parla di oltre 200 vittime dall’inizio della contestazione.








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