2011-04-01 15:32:10

Siria: le caute aperture del presidente non fermano la contestazione


Torna alta la tensione in Siria, in concomitanza con il venerdì di preghiera. Si registrano nuove proteste antigovernative in diverse zone del Paese nonostante le aperture annunciate ieri dal presidente Assad. Intanto il dipartimento di Stato americano ha invitato i suoi cittadini a lasciare Damasco. Il servizio è di Marco Guerra:RealAudioMP3

Alla chiusura della preghiera si sono formati diversi cortei con migliaia di manifestanti nelle città del nord est a maggioranza curda, al confine con Turchia e Iraq. Se confermate, si tratta delle prime dimostrazioni non autorizzate dal regime siriano a marciare nella regione ricca di risorse energetiche e dall'alto valore strategico. Migliaia di persone sono tornate in piazza anche a Daraa, nel sud della Siria ed epicentro delle rivolte dei giorni scorsi. Tensione anche a Damasco, dove, secondo le testimonianze di alcuni attivisti, circa 2000 manifestanti anti-regime sono stati rinchiusi nel cortile della moschea di Duma, sobborgo nord-orientale della capitale, all'interno del quale agenti anti-sommossa avrebbero sparato gas lacrimogeni. L’appello a occupare tutte le piazze del Paese oggi è stato lanciato nei giorni scorsi sui social network dai dissidenti, sebbene ieri il presidente Assad abbia concesso le prime aperture, annunciando la creazione un comitato giuridico per studiare l'abolizione dello Stato di emergenza in vigore da quasi 50 anni, l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle violenze avvenute nei giorni scorsi a Daraa e a Latakia, e l’aumento del 20% degli stipendi pubblici. Sempre ieri, però, il Comitato siriano per i diritti umani ha denunciato l’uccisione di altri 25 manifestanti a Latakia, durante “pacifiche” manifestazioni. Il bilancio fornito dai dissidenti parla di oltre 200 vittime dall’inizio della contestazione.

Yemen-politica
Giornata ad alta tensione quella di oggi in Yemen. Due diverse manifestazioni, una a sostegno e una contro il presidente Saleh al potere da 32 anni, si sono tenute per le strade della capitale Sanaa. Centinaia di agenti di sicurezza hanno controllato i due cortei distanti l’uno dall’altro appena 4 km. La dimostrazione pro governativa è stata convocata dal presidente Saleh in persona. Al momento si registra una fase di stallo nei colloqui per il processo di transizione politica che prevede la convocazione delle elezioni parlamentari e presidenziali entro la fine dell’anno.

Emergenza immigrati in Italia. Fughe di massa da Manduria
“Ci siamo impegnati a concedere alla Tunisia linee di credito, dazioni e forniture di materiali a fronte di impegni per fermare le uscite illegali dei loro cittadini dal Paese”. Queste le parole del presidente del Consiglio italiano al termine della riunione Governo-Regioni sull’emergenza immigrazione. E in mattinata la commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmstrom ha ammonito la Francia sui respingimenti alle frontiere ed ha auspicato una soluzione bilaterale con l’Italia. La Malmstrom ha detto anche che l’Unione Europea è pronta a sostenere l’Italia con ulteriori misure, in particolare per quanto riguarda il rimpatrio degli immigrati tunisini illegali. Intanto a Lampedusa sono bloccati i trasferimenti dei migranti sulla terra ferma a causa di un forte vento di maestrale. A 24 ore dall’inizio del piano di evacuazione degli immigrati, sull'isola ci sono ancora circa quattromila nordafricani che ieri hanno manifestato per le strade della città spaventati dall'ipotesi di essere rimpatriati nei loro Paesi d’origine. Questa mattina è arrivata a Taranto la nave Excelsior, la prima partita ieri da Lampedusa, con a bordo 1.716 migranti, che poi hanno raggiunto il centro di accoglienza di Manduria. Qui si stanno verificando già fughe di massa attraverso buchi nelle recintazioni. Un'altra nave con 600 persone è attesa nel pomeriggio. Sono inoltre previsti due ponti aerei per il trasferimento di circa duecento persone in altri centri di accoglienza in Italia. E dopo una notte senza sbarchi, nelle ultime ore è circolata la notizia, non confermata, della morte di circa undici persone nel naufragio di un gommone carico di migranti nel Canale di Sicilia.

Italia-pacco bomba
C’è la rivendicazione della Federazione anarchica informale dietro il pacco bomba esploso ieri a Livorno nella caserma Ruspoli, sede del comando della brigata paracadutisti della Folgore. Il capo di Stato maggiore Alessandro Albamonte, 41 anni, ha perso tre dita e rischia anche un occhio. Vicinanza è stata espressa dal presidente Napolitano.

Portogallo
Il Portogallo, nella morsa di una pesante crisi economica, andrà alle urne il prossimo 5 giugno. Una soluzione attesa dopo le dimissioni la scorsa settimana del premier Socrates, che ha rimesso il mandato in seguito alla bocciatura della sua politica di austerity economica intrapresa per rispettare gli impegni assunti a livello europeo.

Kosovo
In Kosovo permane la crisi politica. Il presidente della Repubblica Pacolli ha precisato di aver lasciato l’incarico dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la sua elezione. Pertanto non è necessario – ha aggiunto l’ex capo di Stato - un annuncio formale di dimissioni. Intanto Pristina ha espresso l’intenzione di proseguire il dialogo intrapreso con Belgrado nonostante la crisi politica in atto.

Tensioni tra Kinshasa e Brazzaville
Sembrano acuirsi le frizioni diplomatiche tra Congo e Repubblica Democratica del Congo: il governo di Kinshasa ha richiamato altri cinque funzionari in carica nell’ambasciata del vicino Congo. Lo ha annunciato il portavoce del ministro degli Esteri, Patrick Mutombo, aggiungendo che rientreranno in patria nel fine settimana ma precisando che “non si tratta di una rottura delle relazioni diplomatiche bilaterali”. Il 25 marzo Kinshasa aveva già richiamato il suo ambasciatore a Brazzaville, Esther Kirongozi. Secondo alcuni osservatori all’origine della tensione ci sarebbe la presenza in territorio del Congo di Udjani, capo degli insorti Enyele, e dell’ex generale Faustin Munene; il presidente Denis Sassou Nguesso non intenderebbe estradarli verso Kinshasa.

Rwanda
E’ in corso davanti al Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir) con sede ad Arusha (Tanzania) il processo d’appello del colonnello Théoneste Bagosora, già condannato all’ergastolo nel dicembre 2008 per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Bagosora, ex direttore di gabinetto presso il ministero della Difesa di Kigali al momento del genocidio, viene presentato dall’accusa come uno dei ‘cervelli’ dei massacri perpetrati nel 1994. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 91







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