Egitto. Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti, all'Osservatore Romano
EGITTO Sintesi dell'intervista rilasciata dal cardinale Antonios Naguib, patriarca
di Alessandria dei Copti all'Osservatore Romano: "L’Egitto al bivio della democrazia"
Le
speranze di rinnovamento accese con i fatti di piazza Tahrin rischiano di naufragare
se non si porrà un freno al fondamentalismo. Infatti, la mancata distinzione tra la
sfera politica e quella religiosa è figlia di una «visione errata» che rischia di
addensare nubi di ulteriore «preoccupazione» sul futuro dell’Egitto. A parlare è il
cardinale Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti, il quale si sofferma
sulle prospettive aperte dal referendum costituzionale del 19 marzo scorso e vede
il Paese di fronte a un bivio, che non prevede scorciatoie e scelte intermedie. Imboccare
con decisione la strada della democrazia, civile e moderna. Oppure scivolare nella
scarpata del fondamentalismo islamico. Una preoccupazione — sottolinea il porporato
in una conversazione con Alan Holdren di Catholic News Agency — ben presente tra i
padri sinodali che nell’ottobre scorso si riunirono in Vaticano (Naguib era relatore
generale) per riflettere sulla presenza e sul futuro della Chiesa in Medio Oriente.
Uno dei temi ricorrenti nel corso dell’assise è stato infatti il riconoscimento della
fondamentale importanza di un corretto rapporto tra religioni e istituzioni civili,
che consenta la protezione e l’esercizio delle libertà religiose e personali. Il sinodo
dei vescovi — ricorda il cardinale — invitò il popolo del Medio Oriente a impegnarsi
per valori condivisi. Fu una «visione e una voce profetica». Infatti, gli obiettivi
originari del movimento che ha portato all’uscita di scena del regime trentennale
del presidente Mubarak sono stati quelli della «democrazia, dello Stato civile, dell’uguaglianza,
di uno Stato e di un ordine basati sulla partità dei diritti e dei doveri per tutti,
sulla reale partecipazione di tutti, sul rinnovamento di governanti e autorità. Tutti
elementi di un moderno Stato civile». Eppure tutto questo — lancia l’allarme il porporato
— rischia di essere compromesso. Poiché l’Egitto si trova a dover scegliere se davvero
intende essere una nazione nella quale prevalgano la libertà, gli eguali diritti e
la democrazia. Non mancano, certamente, i segnali incoraggianti. Come per esempio
il 22 per cento dei votanti al referendum che hanno sostenuto la completa revisione
della Costituzione. Tra questi anche molti musulmani e uomini politici che hanno aspramente
criticato l’indisponibilità della maggioranza a operare un più grande cambiamento.
E poi anche la significativa partecipazione al voto di oltre il 40 per cento della
popolazione. Una «partecipazione di massa» che, per gli standard egiziani, è stata
senza precedenti e non avrebbe mai potuto avvenire sotto il precedente regime. Tuttavia,
rileva Naguib, il referendum «purtroppo è stato presentato in una luce religiosa».
E così «invece di parlare di scelte politiche e sociali», una certa «corrente» ha
letto la consultazione come una scelta a favore o contro l’islam. E questo, «per me
e per molti ha falsificato l’orientamento del movimento per il cambiamento» dell’Egitto.
Per questo — ha concluso — quelli che sperano in uno Stato democratico guardano al
futuro con un «po’ di apprensione».