Costa d’Avorio verso la svolta finale. Dopo la conquista della capitale, le milizie
di Ouattara prendono Abidjan e le basi di Gbagbo
La Costa d’Avorio si appresta a vivere nuovi drammatici momenti. Il confronto tra
il presidente eletto, Alassane Ouattara, e quello uscente Gbagbo, che si rifiuta di
lasciare il potere, sembra giunto alla stretta finale. Le truppe di Ouattara, dopo
la capitale Yamoussoukro, si apprestano a controllare totalmente anche Abidjan, fulcro
economico del Paese, dove resiste il suo avversario. Presa poco fa la televisione
di Stato. Si teme fortemente che la crisi ivoriana si risolva in un bagno di sangue.
Il servizio di Giulio Albanese: 00:00:56:23
In aumento i civili della
Costa d’Avorio in fuga dalle violenze. Si parla ormai di circa 500 mila persone allo
stremo che hanno lasciato le proprie abitazioni. Sulla grave situazione umanitaria,
Giancarlo La Vella ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International
Italia: 00:02:09:89
. - Stiamo parlando di mezzo milione di persone
che hanno lasciato le loro case fuggendo da combattimenti terribili che si stanno
verificando nell’ovest del Paese. Amnesty International negli ultimi giorni ha lanciato
un appello alla forza di peacekeeping dell’Onu in Costa d’Avorio: ci sono almeno 10.000
civili che hanno trovato rifugio in una missione cattolica a Douekoue, che si trova
a soli due chilometri dalla base della missione Onu. Inoltre ha chiesto massima protezione
per queste persone perché sono rischio di rappresaglia e c’è il rischio che finiscano
di nuovo trascinate nel conflitto.
D. - Come si sta provvedendo a livello della
comunità internazionale?
R. - L’attenzione della comunità internazionale in
questo frangente, ovviamente, è rivolta altrove ed è purtroppo grave il fatto che
non si sia capaci di affrontare più di una crisi per volta. Le persone sfollate, già
a gennaio, erano state colpite, almeno 40 persone assassinate e diverse donne erano
state vittime di stupro. Il 28 marzo, quando le forze vicine ad Alassane Ouattara
hanno preso il controllo della zona nel cuore dell’area produttrice di cacao, sono
finite di nuovo sotto i combattimenti,. Nella città è stata tagliata l’elettricità,
manca acqua, e le 10 mila persone che hanno trovato rifugio nella missione cattolica
hanno bisogno di aiuti umanitari immediati. Questo vuol dire che la missione dell’Onu
in Costa d’Avorio deve garantire, intanto, la massima protezione a loro, assicurando
che i civili vengano risparmiati. Inoltre, bisogna organizzare corridoi sicuri per
far affluire aiuti alle persone che si sono rifugiate lì.
D. - Perché non si
riesce a realizzare quella soluzione che spesso risolve in Africa situazioni del genere,
cioè quella del governo d’unità nazionale?
R. - Perché la crisi della Costa
d’Avorio è una crisi che ha raggiunto un livello esasperato, è durata troppo. Adesso
Ouattara e Gbagbo hanno le loro milizie e il conflitto si è incancrenito con bande
irregolari e gruppi paramilitari. In questo contesto, purtroppo, solo una terza parte,
cioè una missione di peacekeeping dell’Onu con un mandato robusto per proteggere i
civili può rimettere le cose a posto e poi creare le condizioni di pace perché ci
sia la soluzione politica che sia quella di un governo di unità nazionale e quella
di convincere Laurent Gbagbo ad uscire dalla scena politica del Paese. (bf)