2011-04-01 15:18:09

Costa d’Avorio. Assalto finale: le truppe di Ouattara assediano il quartier generale di Gbagbo


Svolta decisiva nella guerra civile che sta infiammando la Costa d’Avorio. Le truppe di Ouattara, considerato vincitore legittimo del ballottaggio presidenziale del novembre scorso, dopo aver conquistato la capitale Yamoussoukro, sono entrate ad Abidjan, fulcro economico del Paese. Hanno occupato i centri nevralgici della città. In questo momento le agenzie di stampa parlano di violento assedio alla residenza di Laurent Gbagbo, il presidente uscente che non vuole lasciare il potere. Le forze dell'Onu, presenti sul terreno, cercano di frapporsi tra i contendenti, per evitare un bagno di sangue e si segnala la morte di una funzionaria svedese delle Nazioni Unite, uccisa da un proiettile vagante. Comunque questa giornata decisiva vada a finire, come sarà la Costa d’Avorio del prossimo futuro. Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Anna Bono, docente di Storia e istituzioni dei Paesi africani all’Università di Torino:RealAudioMP3

R. – Sarà una Costa d’Avorio che esce da una crisi in modo non limpido e forse neanche in modo definitivo. Il Paese è di fatto diviso in due, soprattutto per quel che riguarda la componente etnica e religiosa: nel Nord ci sono popolazioni di religione islamica e a Sud ci sono popolazioni cristiane. Uno dei cambiamenti radicali che sembra imminente è proprio che per la prima volta la componente islamica avrà il sopravvento con un presidente di religione musulmana.

D. – Perché, secondo lei, la comunità internazionale ha preso subito le parti di Ouattara, nonostante l’entourage di Gbagbo mettesse in evidenza come anche da parte dei suoi avversari ci fossero state manipolazioni del voto?

R. – Devo dire che, in questa crisi, proprio la decisione immediata di legittimare Ouattara ha avuto una parte importante di sicuro in negativo, perché effettivamente dire che Ouattara sia il legittimo vincitore delle elezioni è davvero un azzardo. A monte c’è il fatto che queste elezioni erano premature. Benché rimandate sei volte e necessarie, erano premature perché non si sono realizzate le due condizioni, considerate indispensabili per arrivare al voto in un modo che rispecchiasse la volontà popolare e concludesse la crisi: la prima era il disarmo di tutte le milizie non regolari – cosa che non è avvenuta – e la seconda un registro degli aventi diritto al voto completo. Basti pensare che su 22 milioni di abitanti circa, i registrati ed aventi diritto al voto sono stati solo 5 milioni e mezzo circa.

D. – Come mai invece Laurent Gbagbo, pur di fronte alla difficoltà di mantenere il potere non ha consentito ad un accordo con la controparte: si parlava di un governo di unità nazionale...

R. – Perché l’offerta era di un governo di unità nazionale, da cui comunque lui sarebbe stato forse addirittura escluso o comunque avrebbe perso la carica di presidente. Questo, per un presidente in carica è abbastanza difficile da accettare.

D. – Quali sono gli interessi della comunità internazionale sulla Costa d’Avorio, ex colonia francese?

R. – In termini economici c’è da dire che il Paese adesso sia in una situazione drammatica, però è un Paese molto ricco, che anzi per decenni è stato considerato l’unico vero miracolo economico dell’Africa occidentale: produce caffè e produce cacao. Quindi, è un Paese appetibile, dal punto di vista delle relazioni economiche e commerciali.(ap)







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