Gli Stati africani dinanzi alla sfida della promozione dei diritti delle donne, in
un’ottica di sviluppo del continente
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati
di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza (...) “I
diritti umani delle donne e delle bambine costituiscono una parte inalienabile, integrante
e indivisibile dei diritti umani universali. La piena ed eguale partecipazione delle
donne alla vita politica, civile, economica, sociale e culturale a livello nazionale,
regionale e internazionale, e lo sradicamento di ogni forma di discriminazione sessuale
sono gli obiettivi prioritari della comunità internazionale. Così recitano la Dichiarazione
universale dei diritti umani del 1948 e il Programma d’azione di Vienna, delle Nazioni
Unite.
Gli Stati Africani hanno sottoscritto e ratificato Convenzioni internazionali
e regionali, introdotto riforme costituzionali e legislative al fine di rafforzare
l’uguaglianza tra uomini e donne di fronte alla legge. Eppure, nonostante i progressi
conseguiti, in numerosi paesi permangono forti elementi di discriminazione ai danni
delle donne: di fatto, la sensibilità popolare africana tende a percepire le usanze
e le tradizioni come prioritarie rispetto ai dictat della politica ufficiale.
Il
futuro dell’Africa esige dunque un ripensamento del ruolo della donna in seno alla
famiglia e alle società. Ne è convinta Pauline Kashala, originaria della Repubblica
Democratica del Congo ma residente in Italia, dove ha conseguito una laurea presso
la Pontificia Università Lateranense. Kashale ha scelto di tornare nel suo Paese per
fornire sostegno sociale e giuridico alle donne: nasce così la FONDARC, Fondation
Arc en Ciel. Al microfono di Silvia Koch, spiega perché è necessario che il lavoro
di difesa delle libertà fondamentali tenga conto della sensibilità culturale locale,
al fine di promuovere un vero cambiamento. “I diritti delle donne vanno rivendicati
necessariamente, innanzitutto, entro i confini della propria cultura, dunque nell’ambito
della vita quotidiana delle donne, all’interno contesto privato del focolaio familiare”...Ascolta
l’intervista: