2011-03-31 15:40:38

Fukushima: nuovo aumento della radiottività nel mare


Prosegue l’allarme nucleare in Giappone, dopo che l'Aiea ha registrato nel tratto di mare antistante la centrale Fukushima un nuovo aumento dei livelli di radiazioni oltre i limiti. Osservatori dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica hanno consigliato di estendere l'ampliamento della zona di evacuazione intorno ai reattori colpiti. Dal canto suo, il premier Naoto Kan ha promesso che l’impianto di Fukushima sarà smantellato e che sarà “rivisto da zero il piano di costruzione di nuove centrali nucleari”. In una conferenza stampa congiunta con il presidente francese, Nicolas Sarkozy, il primo ministro nipponico ha inoltre annunciato che la questione sarà nell’agenda del prossimo vertice del G20, in calendario a maggio. Intanto, i media collegano la radioattività presente, anche se a livelli bassissimi, nel latte della costa ovest degli Stati Uniti a quanto accade in Giappone. Per capire se sia corretto mettere in relazione le due situazioni, Fausta Speranza ha intervistato Roberto Moccaldi, esperto di radio protezione del CNR, Centro nazionale delle ricerche:RealAudioMP3

R. - Da un punto di vista logico, direi assolutamente di no. Nel senso che non è possibile che possano esserci delle contaminazioni rilevanti legate a una provenienza di radionuclidi dalla centrale di Fukushima. Oggi, abbiamo a disposizione delle strumentazioni molto sofisticate e molto sensibili, quindi - ammesso e non concesso che possa esserci la possibilità in America di rilevare una concentrazione di radionuclidi bassissima, ma non nulla - questo non ci autorizza a dire che quella contaminazione sia pericolosa. Noi beviamo, mangiamo e conviviamo quotidianamente con una quota di radiazioni assolutamente superiore a quella che viene rilevata con questi strumenti di misura.

D. – Professore, ci aiuta anche a capire la questione territoriale di sicurezza intorno a Fukushima? L’Agenzia che se ne occupa ha ribadito che bastano i 20 chilometri di isolamento, mentre altri sostengono la necessità di un maggiore raggio di azione. Lei che cosa pensa?

R. – Questa misura precauzionale fa parte di una serie di dispositivi studiati per essere messi in atto in caso d’incidenti o situazioni analoghe. Laddove si rilevino determinati livelli di contaminazione, lì si pone il limite, che può essere 20, 30, 50, 100… Scegliere 20, 30 o 50 dipende esclusivamente dal grado di contaminazione rilevato in aria o sul suolo. Non lo possiamo dire certamente da qui: dovremmo avere tutti i dati e poi, eventualmente, dare un parere in questo senso. Considerando anche il criterio per cui i livelli di contaminazione possono cambiare in funzione di nuovi rilasci di sostanze nell’ambiente da parte della centrale, o per modificazione delle condizioni climatiche. Ciò, evidentemente, muta l’andamento e quindi, anche, la necessità di evacuare o comunque di porre dei rimedi in aree diverse rispetto a quelle del giorno prima. (ma)







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