2011-03-31 14:54:55

Alla Nato il comando delle operazioni in Libia. Il ministro degli Esteri di Gheddafi fugge a Londra


La Nato da stamattina ha il comando delle operazioni in Libia. La guerra continua: il vicario apostolico di Tripoli fa sapere che nei raid della coalizione sulla capitale sono morti almeno 40 civili, mentre un portavoce dei ribelli afferma che i bombardamenti delle artiglierie lealiste contro Misurata hanno causato almeno 20 vittime. In un clima di forte tensione, gli insorti sono stazionati a 40 km dalla città petrolifera di Brega mentre un portavoce del governo assicura che Gheddafi e i suoi figli sono in Libia e sono determinati a restarci ''fino alla fine''. Ieri il leader libico ha perso il ministro degli Esteri, fuggito a Londra. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

I giorni del regime libico ''sono contati'' dopo la defezione del ministro degli Esteri: questo è il commento dell'ex ministro libico dell'immigrazione Ali Errishi, intervistato da media francesi. Certamente ieri sera ha colpito l’annuncio che era volato in Inghilterra Mussa Koussa, da sempre fedele servitore del Colonnello, di cui era consigliere e stretto collaboratore. Di giorni contati ha parlato in questi giorni anche il presidente degli Stati Uniti che in una telefonata a Napolitano, ha ringraziato l’Italia per ''l'appoggio costante alle operazioni della coalizione in Libia sotto il comando Nato''. A Washington sono tutti d’accordo a definire la defezione di ieri molto importante. Resta acceso, invece, tra Casa Bianca, Dipartimento di Stato e Pentagono il dibattito sull’ipotesi di fornire armi ai ribelli libici. Ma su questo si fa sentire il segretario generale della Nato: Rasmussen si oppone all'idea di armare i ribelli libici, sottolineando che l'Alleanza atlantica interviene militarmente ''per proteggere il popolo della Libia'', non per fornirlo di munizioni. E c’è da dire che con i ribelli apre un dialogo diretto il ministro degli Esteri italiano: Frattini ha annunciato che incontrerà lunedì prossimo a Roma il rappresentante per la politica estera del Consiglio nazionale transitorio libico. Frattini fa sapere che presto l’Unione Africana potrebbe chiedere a Gheddafi di farsi da parte.

Per quanto riguarda la situazione sul terreno, sembra che nonostante le operazioni della coalizione internazionale i ribelli non riescano ad avanzare. Stefano Leszczynski ha chiesto come mai questo accade a Eric Salerno, esperto di Medio Oriente e inviato del quotidiano Il Messaggero:RealAudioMP3

R. – Intanto, se vogliono rispettare il mandato delle Nazioni Unite i caccia alleati devono tener presente che non possono mettere in pericolo la popolazione civile che sta sotto Gheddafi. Quindi, i bombardamenti da quella parte sono vietati. Il mandato consente di difendere non gli insorti, ma la popolazione civile.

D. – Questo è il conflitto visibile, poi c’è un conflitto invisibile che si svolge in Libia, al quale partecipano i sistemi di intelligence dei principali Paesi della coalizione. Insomma, Stati Uniti e Gran Bretagna sicuramente hanno del personale che è operativo in Libia...

R. – In teoria, non sono combattenti, sono persone che stanno lì sul terreno per due motivi principali: uno, per cercare di contattare gente che potrebbe aiutare le operazioni dei ribelli in questi casi oppure anche trovare le persone che possono e che vogliono lasciare, abbandonare Gheddafi; due, stanno lavorando per aiutare anche le operazioni aeronautiche, segnalando postazioni che andrebbero colpite.

D. – Gli americani cercano di fare anche una mappatura di quelli che sono i gruppi dell’opposizione. Questo va letto pure in collegamento con il pericolo di infiltrazioni terroristiche e quindi con la decisione se mandare o meno armi più efficaci ai ribelli?

R. – Io direi di sì, perché gli americani l’hanno ripetuto anche in questi ultimi giorni, anche a livello di servizi di sicurezza al Congresso, alle Commissioni varie del Congresso: hanno ripetuto che ancora non si fidano dei ribelli o, comunque, non si fidano di tutti e non sanno esattamente cosa rappresentino e chi ci sia in mezzo a loro. Bisogna ricordare che il maggior numero di persone venute dal Nord Africa per combattere contro la coalizione in Iraq provenivano dalla Libia.

D. – Il vero colpo di scena è stata la defezione del fedelissimo di Gheddafi, il ministro degli Esteri Moussa Koussa...

R. – Io credo che la sua defezione sia importantissima, perché è sicuramente l’uomo che sa più di tutti quello che sta succedendo nel Paese e che ha i contatti con le alte sfere, non soltanto di casa Gheddafi, ma anche delle forze armate a lui fedeli. (ap)







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