2011-03-31 15:20:43

Al via i trasferimenti da Lampedusa: diminuisce il numero degli immigrati nell'isola


Sono 3.731 gli immigrati presenti attualmente a Lampedusa, dopo i trasferimenti avvenuti da questa mattina con le prime navi e con due ponti aerei. Lo fa sapere il sindaco dell’isola De Rubeis, secondo il quale il premier Berlusconi realizzerà il 60-70% degli impegni presi ieri. Stamani il presidente del Consiglio ha detto che Tunisi non sta rispettando gli accordi con l’Italia per la gestione del fenomeno migratorio. Intanto cresce la preoccupazione per la sorte di alcuni migranti che secondo testimoni sarebbero finiti in mare dopo un naufragio. Inoltre il governo tunisino ha dato la notizia di un altro naufragio avvenuto a largo delle coste di Kerkennah in cui dodici persone sono annegate. Il servizio è di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

E’ ancora giallo sugli undici migranti che, secondo sette profughi soccorsi ieri nelle acque di Lampedusa, sarebbero annegati nel canale di Sicilia, tra loro ci sarebbe anche un bambino. Intanto diminuisce il numero dei migranti sull’isola grazie ai primi trasferimenti navali e ai ponti aerei, annunciati ieri dal premier Berlusconi. Sulla situazione nell’isola, il parroco della chiesa di San Gerlando, don Stefano Nastasi.

R. – Tra la gente c’è un po’ più di tranquillità. E’ chiaro che è stato un elenco di promesse, quello che il presidente del Consiglio ha fatto ieri. Staremo a vedere da qui al prossimi giorni quali di queste promesse saranno mantenute. Riguardo al trasferimento dei migranti, qualcosa si va muovendo: di questo ci rendiamo conto direttamente. Di sicuro questo aiuta a far scemare la tensione all’interno della comunità – anche tra i tunisini …

D. – Ma oggi qual è la situazione, esattamente?

R. – Il numero è diminuito: questo noi già l’abbiamo notato, perché in giro ci sono meno ragazzi della Tunisia. Per quanto ne sappiamo noi, qui, ne son partiti già duemila. Quindi, questa folla di giovani che si trovava a girovagare per il paese va diminuendo. Questo ci aiuta anche ad intervenire meglio, per quanto ci è possibile, nei bisogni primari dei ragazzi rimasti.

D. – Ieri, tra l’altro, l’Oms insieme al ministero della Salute, hanno diffuso l’allarme per possibili malattie infettive …

R. – Per quello che noi conosciamo qui, a livello locale dalle Asl, allo stato attuale c’è il rischio ma non vi sono contagi.

D. – Nelle ultime ore, tra l’altro, c’è stato anche un botta e risposta tra il ministro degli Esteri Frattini e l’Unione Europea su chi sia responsabile della situazione a Lampedusa...

R. – Noi prendiamo atto sicuramente di una gestione fallimentare dell’emergenza a Lampedusa; prendiamo atto di una mancanza di una politica sull’immigrazione a livello europeo. Più di questo, non possiamo dire. Per il resto, penso che al di là delle chiacchiere e degli scontri, serva un impegno fattivo del nostro governo, come anche serve a livello europeo di agire al più presto perché di sicuro si tratta di una problematica che non finisce così. Nei mesi prossimi gli sbarchi continueranno ed è opportuno che l’Europa prenda atto di questo, seriamente porti avanti una politica che allo stato attuale, non c’è.

D. – Come parroco dell’isola, c’è un appello che vuole levare dai nostri microfoni?

R. – L’appello è quello di incarnare la Parola di San Paolo, cioè “portate gli uni i pesi degli altri”. E’ un appello a sopportare insieme a noi questo peso, a non lasciarci soli. (gf)

Oggi l’Unione Europea fa sapere che si sta lavorando per attivare la solidarietà e ridistribuire i rifugiati che arrivano dal Nord Africa. L’Ue precisa anche che la “vasta maggioranza delle persone che arrivano a Lampedusa” è tunisina ed è composta “potenzialmente da migranti economici”, “solo il 15-20% ha la tendenza a chiedere asilo”. Intanto, in seguito all’accordo di ieri tra Governo e Regioni sulla distribuzione dei profughi nel territorio nazionale, la Calabria si dice pronta ad accogliere 1800 migranti, mentre il Veneto fa sapere che aprirà le porte solo ai rifugiati provenienti da zone di guerra. Tensione a Manduria in Puglia: la tendopoli allestita per l’emergenza rischia il collasso e per questo si sono dimessi prima il sottosegretario all’interno Mantovano, poi il sindaco del centro in provincia di Taranto.







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