Afghanistan: a Kabul la prima conferenza nazionale della società civile
La società civile afgana vuole avere un ruolo di protagonista nella fase di pacificazione
e di ricostruzione del Paese: è questa la base di partenza della prima conferenza
nazionale della società civile afgana, avviata ieri a Kabul e che si concluderà domani.
Organizzazioni sociali, enti che operano per i diritti umani, per la difesa e la promozione
della donna, associazioni del mondo dei mass media, della cultura, dei lavoratori,
intendono far sentire la loro voce collettiva e presentare proposte concrete nella
fase “di transizione” che l’Afghanistan attraversa. La strategia, notano le organizzazioni
in una nota inviata all'agenzia Fides, è ancora una volta centrata sulla sicurezza,
sul rafforzamento della polizia e delle forze armate per stabilizzare il Paese. Pur
trattandosi di un obiettivo importante, “sarebbe un errore non accompagnarlo in modo
deciso con il rafforzamento delle organizzazioni della società civile che sono la
spina dorsale del processo di pacificazione e ricostruzione del Paese”. La conferenza
è stata sostenuta da “Afgana”, una rete di Ong, realtà associative, sindacali, culturali
italiane nata nel 2007, e sostenuta dal Ministero degli Esteri italiano, per sollecitare
maggiore attenzione alla società afgana e contribuire al rafforzamento delle sue organizzazioni.
Hamidullah Zazai, direttore di “Mediothek Afghanistan”, che ha introdotto i lavori
a nome del coordinamento delle organizzazioni della società civile ha dichiarato che
“questa prima conferenza rappresenta una tappa importante per l’Afghanistan e segna
una svolta in quanto la società civile parla ad una sola voce e invia un messaggio
chiaro alle istituzioni”, dichiarandosi “pronta ad assumersi responsabilità ed essere
soggetto attivo, promuovendo le istanze del bene comune e le esigenze di giustizia,
pari opportunità, rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona”. Intervenendo
in assemblea, Shahla Farid, dell’ Afghan Women Network, ha sollecitato l’inserimento
delle donne nei processi decisionali del governo, segnalando la difficile condizione
femminile, che vede le donne private dei diritti fondamentali, ridotte in condizioni
di subalternità nella società. La conferenza invita il governo a riconoscere “il positivo
ruolo che la società civile può svolgere per il bene del Paese, per poter lavorare
insieme, e non in continua contrapposizione, sfruttando il suo potenziale di mobilitazione
della gente”. (R.P.)