2011-03-31 14:55:52

Afghanistan: a Kabul la prima conferenza nazionale della società civile


La società civile afgana vuole avere un ruolo di protagonista nella fase di pacificazione e di ricostruzione del Paese: è questa la base di partenza della prima conferenza nazionale della società civile afgana, avviata ieri a Kabul e che si concluderà domani. Organizzazioni sociali, enti che operano per i diritti umani, per la difesa e la promozione della donna, associazioni del mondo dei mass media, della cultura, dei lavoratori, intendono far sentire la loro voce collettiva e presentare proposte concrete nella fase “di transizione” che l’Afghanistan attraversa. La strategia, notano le organizzazioni in una nota inviata all'agenzia Fides, è ancora una volta centrata sulla sicurezza, sul rafforzamento della polizia e delle forze armate per stabilizzare il Paese. Pur trattandosi di un obiettivo importante, “sarebbe un errore non accompagnarlo in modo deciso con il rafforzamento delle organizzazioni della società civile che sono la spina dorsale del processo di pacificazione e ricostruzione del Paese”. La conferenza è stata sostenuta da “Afgana”, una rete di Ong, realtà associative, sindacali, culturali italiane nata nel 2007, e sostenuta dal Ministero degli Esteri italiano, per sollecitare maggiore attenzione alla società afgana e contribuire al rafforzamento delle sue organizzazioni. Hamidullah Zazai, direttore di “Mediothek Afghanistan”, che ha introdotto i lavori a nome del coordinamento delle organizzazioni della società civile ha dichiarato che “questa prima conferenza rappresenta una tappa importante per l’Afghanistan e segna una svolta in quanto la società civile parla ad una sola voce e invia un messaggio chiaro alle istituzioni”, dichiarandosi “pronta ad assumersi responsabilità ed essere soggetto attivo, promuovendo le istanze del bene comune e le esigenze di giustizia, pari opportunità, rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona”. Intervenendo in assemblea, Shahla Farid, dell’ Afghan Women Network, ha sollecitato l’inserimento delle donne nei processi decisionali del governo, segnalando la difficile condizione femminile, che vede le donne private dei diritti fondamentali, ridotte in condizioni di subalternità nella società. La conferenza invita il governo a riconoscere “il positivo ruolo che la società civile può svolgere per il bene del Paese, per poter lavorare insieme, e non in continua contrapposizione, sfruttando il suo potenziale di mobilitazione della gente”. (R.P.)







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