Giappone: 180 volontari a Fukushima per evitare la catastrofe nucleare
In Giappone cresce l’allarme legato all’emergenza nucleare. Il governo sta valutando
la possibilità di smantellare i reattori dell’impianto di Fukushima per riuscire a
contenere la fuoriuscita di radioattività. Tra gli operai che, tra elevatissimi rischi
per la salute, stanno cercando di mettere in sicurezza la centrale ci sono anche alcuni
cristiani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Anche alcuni
cristiani stanno lavorando nei pressi della centrale di Fukushima danneggiata dal
terremoto. Fanno parte della squadra di 180 operai volontari che stanno mettendo a
repentaglio la loro stessa vita per salvare la popolazione giapponese ed evitare la
catastrofe nucleare. E’ quanto ha riferito alla’agenzia Fides mons. Martin Tetsuo
Hiraga, vescovo di Sendai, città nella zona più colpita dal maremoto e dal terremoto.
Nel territorio della diocesi, dove si trova la provincia di Fukushima, è sempre più
alto l’allarme per l’emergenza nucleare. Il fumo riapparso oggi in un edificio
dell’impianto fa crescere l’apprensione. Ma le squadre di lavoro, divise in
gruppi di 50 operai, non intendono rinunciare. A guidarli in queste delicatissime
operazioni sono la solidarietà, la dedizione al prossimo, lo spirito di abnegazione.
Lavorano nei pressi dell’impianto, nonostante le forti preoccupazioni per gli alti
livelli di radioattività. I volontari cristiani stanno svolgendo questo compito “nella
piena consapevolezza di donare la loro vita per il prossimo, nella fede e nella preghiera”.
Hanno affidato “la loro vita nelle mani di Dio” e ai fedeli di tutto il mondo hanno
chiesto di pregare per il buon esito del loro lavoro. Proprio per coloro che sono
già stati definiti “gli eroi cristiani di Fukushima” è stata organizzata nei giorni
scorsi, a Singapore, una veglia di preghiera dalla comunità cristiana evangelica.
Sono
dunque elevati i rischi per chi si trova nei pressi della centrale di Fukushima. Non
lontano dall’impianto sono state riscontrate, nel terreno, tracce di plutonio, sostanza
altamente tossica che può provocare tumori e immunodeficienze. A 300 metri dalla centrale,
il tasso di iodio radioattivo nel mare è inoltre 3.355 volte superiore al limite di
legge. Sui rischi per la popolazione locale, si sofferma al microfono di Amedeo
Lomonaco il vice presidente dell’Associazione italiana di medicina nucleare, prof.
Massimo Salvatori:
R. – I
rischi eventuali si riferiscono solo alla popolazione locale. In questo caso lo iodio
può essere assorbito dal pesce, da organismi viventi marini e quindi, teoricamente,
potrebbe poi passare da questi all’uomo. Ovviamente, bisogna tener presente che lo
iodio, dopo otto giorni, si dimezza. E quindi questo tenderebbe a farlo sparire in
tempi relativamente brevi. Ovviamente, vanno prese precauzioni di ordine alimentare,
che i giapponesi prenderanno.
D. – C’è un rischio anche per l’ambiente,
oppure la vastità dell’Oceano, le forti correnti possono diluire questi alti livelli
di radiazione?
R. Sia le caratteristiche fisiche del radionuclide sia
la dispersione in ambiente fanno sì che le ripercussioni sulla salute siano molto
minori. Qui siamo di fronte ad un evento assolutamente controllabile e controllato.
D.
– Non è solo il mare ad essere minacciato: sono state trovate, infatti, tracce di
plutonio nel terreno proprio vicino all’impianto di Fukushima. Quali sono in questo
caso i rischi per la salute?
R. – Con il plutonio le cose già sarebbero
nettamente diverse. Al momento, la situazione non sembra drammatica. Certo, dovesse
esplodere il reattore, la cosa sarebbe ben diversa: con il plutonio il problema sarebbe
il polmone, per lo iodio, la tiroide. Dipenderebbe dai meccanismi di accumulo di questi
radionuclidi a livello dei vari organi di bersaglio.
D. – Dunque, effetti
drammatici che potrebbero poi portare anche all’insorgere di gravi malattie che si
manifesterebbero anche tra diversi anni …
R. – Questo è un argomento
assolutamente controverso, e dipende essenzialmente dalla quantità di materiale radioattivo
immesso nell’ambiente. Ad esempio, 25 anni dopo Chernobyl, quello che è certo è che
sono aumentati i tumori della tiroide nei bambini e negli adolescenti. Però, oltre
ai tumori della tiroide in età pediatrica, non c’è una dimostrazione statisticamente
significativa di aumento di tumori nella popolazione circostante Chernobyl. Quindi,
per quanto riguarda Fukushima, l’entità della dispersione in ambiente per ora è tale
che, in futuro, non dovrebbe creare problemi del genere.
D. – Allontanandosi
dal Giappone, l’emergenza fortunatamente diventa sempre meno grave. Ci sono comunque
anche dei rischi per l’Europa?
R. – Direi assolutamente no! I dati,
attualmente disponibili, dicono che le quantità misurabili sono veramente infinitesimali.
Qualche anno fa non saremmo nemmeno stati in grado di misurarli. Anche dal Ministero
della Salute arrivano parole chiare ad indicare che attualmente non c’è alcun motivo
di preoccupazione.
D. – E non c’è neanche alcun motivo di assumere ioduro
di potassio o altri farmaci contro il rischio di radioattività…
R. –
Assolutamente no! Non c’è bisogno assolutamente di assumere un farmaco che invece
potrebbe provocare danni senza offrire alcun beneficio. Quindi, assolutamente astenersi
dall’assumere questi prodotti perché non c’è indicazione e potrebbero essere dannosi.
(gf)