Berlusconi a Lampedusa: in 48-60 ore, lo sgombero completo dei migranti
Lampedusa ritornerà agli isolani in poco più di due giorni. Lo ha promesso il premier
italiano Silvio Berlusconi appena arrivato sull’isola siciliana, nel giorno in cui
approdano anche le 6 navi che porteranno altrove gli oltre 6 mila tunisini sbarcati
in questi giorni. A ribadire invece che Lampedusa è una frontiera d’Europa e che il
problema migratorio non è solo italiano è il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, che auspica soluzioni condivise. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.
Entro 48-60
ore Lampedusa tornerà agli isolani. Così, il premier Berlusconi, arrivato sull’isola
siciliana per fare il punto della situazione e portare risposte concrete alla popolazione
che in queste settimane ha accolto un flusso di migranti che oggi conta 6200 presenze
tunisine. Dal palco allestito davanti al Municipio, il premier ha ribadito che verrà
chiesto all’Ue la creazione di una zona franca, che è allo studio una moratoria fiscale
per i lampedusani, che saranno stanziati fondi straordinari. Ha confermato, da subito,
un pieno impegno per la pulizia dell'isola, che una nave stazionerà per trasferire
i nuovi arrivati e che Lampedusa sarà candidata per il Nobel per la pace. Di fronte
al molo nuovo, invece, centinaia di migranti attendono di essere imbarcati su una
delle cinque navi civili, più la militare San Marco che faranno rotta, tra l’altro,
verso la Puglia, la Sicilia, la Calabria. Lampedusa, che non ha mai smesso di assistere
i migranti nonostante le contestazioni contro i piani di decongestionamento finora
inefficaci, spera adesso di far ripartire la macchina del turismo, primo pilastro
della sua economia. In questo scenario giunge l’eco delle parole del presidente della
Repubblica Napolitano che, dagli Stati Uniti, auspica che l’Europa affronti in maniera
coesa la questione immigrazione anche a fronte della complessa situazione libica.
Ma come sta intervenendo l’Europa? Christopher Hein, direttore
del Consiglio Italiano per i Rifugiati.
R. – L’Unione europea
e anche la Commissione europea potrebbero essere un po’ più incisivi. I commissari
Malmström e Füle hanno fatto una visita in Egitto e andranno anche in Tunisia … Però
bisogna regolare la situazione degli arrivi nel Mediterraneo, arrivi prima dalla Tunisia
e da sabato scorso si registrano anche direttamente dalla Libia. Si parla già di un
numero elevato di eritrei, somali e subsahariani. Bisogna regolare la situazione a
livello comunitario coinvolgendo gli altri Paesi.
D. – Da un lato, si
sottolinea la necessità di un intervento economico da parte dell’Unione europea, dall’altro
si sottolinea la necessità di inquadrare bene lo status di chi arriva. Quale potrebbe
essere una proposta concreta su queste due linee?
R. – Bisognerebbe
attivare la direttiva comunitaria 2001 sulla protezione temporanea nei confronti di
tutti quelli che in questo periodo arrivano dal Nordafrica, senza fare necessariamente
distinzione tra tunisini, libici e rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana;
attivare il meccanismo della protezione temporanea che garantisce per un anno, a tutti
quelli che arrivano, un permesso di soggiorno o in Francia o in Italia e negli altri
Paesi dell’Unione e che automaticamente sbloccherebbe anche fondi comunitari. In questo
momento non è possibile lasciare i tunisini irregolari, come clandestini - sia da
noi, sia in Francia - e minacciare espulsioni di massa che, comunque, non sono fattibili
perché l’accordo di riammissione tra l’Italia e la Tunisia prevede un tetto massimo
di otto persone al giorno.
D. – Il Nordafrica e parte del Medio Oriente
stanno vivendo un vento di rinnovamento. Qual è, secondo lei, la sfida dell’Europa
di fronte a questa realtà?
R. – Dobbiamo pensare in modo strategico,
a lungo termine, e quindi rafforzare finalmente i rapporti tra l’Unione Europea e
il mondo arabo e il Mediterraneo del Sud. (bf)