Siria: il governo si è dimesso. I sostenitori di Assad in piazza
In Siria dopo giorni di scontri e proteste si è dimesso il governo. Il presidente
Bashar al Assad ha accettato le dimissioni e domani parlerà ai deputati dell’Assemblea
del popolo, il parlamento siriano, per annunciare riforme. Intanto oggi a manifestare
sono stati i sostenitori del capo di stato. Il servizio di Debora Donnini.
Restano,
tuttavia, le incognite sulle ripercussioni che l’instabilità siriana potrebbe avere
a livello regionale. Sentiamo Maria Grazia Enardu, esperta di questioni mediorientali,
intervistata da Stefano Leszczynski:
R. – La Siria
è, nel suo piccolo, una potenza regionale, o una base di stabilità regionale; naturalmente,
parlo della Siria degli Assad, che è governata non solo da una famiglia, ma soprattutto
da una minoranza alawita di tipo sciita. Se salta l’equilibrio della Siria così com’è
- non importa se buono o cattivo - salta tutto l’assetto regionale, perché le priorità
primarie della Siria sono il Golan - quindi, i già complicatissimi rapporti con Israele
- e il Libano, che la Siria, in un modo o nell’altro, ha sempre cercato di controllare.
Oltre questo, poi, ci sono i complessi rapporti tra Siria e Iran, da cui Damasco sicuramente
riceve soldi e aiuto, e poi tutto l’assetto della regione: infatti, con una Siria
diversa, sia pure “più democratica”, le monarchie come la Giordania e la stessa Arabia
Saudita subirebbero maggiori tensioni interne.
D. – Secondo lei, possono
bastare queste piccole riforme che vengono promesse per placare il desiderio di libertà
del popolo siriano?
R. – Temo di no, sia perché il popolo siriano è
uno dei popoli più colti, più istruiti, anche più laici - sono sunniti in grande maggioranza
- del Medio Oriente; sia perché tutto questo viene da una dinastia alawita che, con
una minoranza del 10 per cento, controlla il Paese da oltre 40 anni. Quindi, i sunniti
e le altre minoranze della Siria non si accontenteranno di movimenti di facciata.
D.
– Il cambio di governo potrebbe portare nuovamente la stabilità e quindi dare una
nuova aura di rispettabilità alla Siria a livello internazionale, soprattutto nei
suoi rapporti con l’Occidente?
R. - Non lo so, perché in questo momento
qualunque mutamento sarà misurato nei suoi effetti, e i suoi effetti non possono essere
di lungo periodo perché Assad così com’è, al potere non può durare. Quindi, da questo
momento in poi la Siria sarà osservata speciale da parte di tutti, il che aumenterà
le pressioni interne.
D. – Una Siria con una linea politica diversa
da quella degli Assad che effetti potrebbe avere sul Libano? In particolare, che cosa
potrebbe succedere in Libano se la Siria smettesse di sostenere, ad esempio, Hezbollah?
R.
– La Siria ha da sempre, storicamente, un fortissimo interesse sul Libano; quindi
un cambiamento di governo non dovrebbe alterare questa causa di fondo. (bf)