2011-03-29 15:35:09

Si consuma nel silenzio dei media il dramma della Costa d’Avorio


Prosegue lo stallo politico in Costa d’Avorio, che continua a provocare violenze tra le opposte fazioni. Oggi, sostenitori del presidente Ouattara, riconosciuto a livello internazionale come il vero vincitore delle ultime elezioni nel Paese, hanno invaso alcuni centri controllati dalle truppe fedeli al rivale Gbagbo, che non vuole lasciare il potere. Non sono noti altri dettagli, tuttavia, si teme che l’episodio renda ancora più grave il bilancio delle vittime dall’inizio della crisi a novembre. Le forze dell'Onu, intanto, hanno accusato le milizie di Gbagbo di aver ucciso una decina di civili innocenti ad Abjdian. Federico Piana ne ha parlato con Véronique Viriglio, giornalista dell’agenzia Misna:RealAudioMP3

R. – Parliamo di oltre 460 morti negli ultimi mesi, anche se questo è un numero difficile da valutare perché ci sono più fronti da esaminare: dove la gente si sposta, ci sono state anche notizie poi smentite di fosse comuni; dunque, dal punto di vista dei numeri è difficile, come è difficile anche capire quanti siano i rifugiati e quanti gli sfollati: è più facile valutare gli sfollati, perché sono quelli che escono dal Paese e quindi vengono censiti nei Paesi vicini.

D. – Se ne sta occupando la comunità internazionale, oppure non si sta facendo nulla?

R. – Da subito la comunità internazionale si è schierata a favore di Ouattara, tant’è vero che il signor Ouattara con il suo governo è sotto stretta protezione dei Caschi blu nel suo quartier generale. Invece, per quanto riguarda l’intervento a favore delle popolazioni, questo è piuttosto limitato e discreto, anche perché i Caschi blu sono resi bersaglio in quanto forza di occupazione. Se passiamo poi a livelli più alti, a livello del Consiglio di Sicurezza, l’Onu si è detta più volte preoccupata per il degenerare di questa situazione, ha condannato le violenze, le violazioni dei diritti umani ma per ora una risoluzione che contenga provvedimenti concreti non si è vista.

D. – Per quale motivo questa crisi non passa sui media italiani, ma credo nemmeno su quelli europei? Perché non riesce a ‘sfondare’? Perché non ci interessa quello che sta soffrendo la Costa d’Avorio, che vive una situazione drammatica?

R. – Gli ivoriani hanno detto: ‘forse abbiamo scelto il momento sbagliato, visto che siamo stati oscurati immediatamente da quello che è accaduto, ad incominciare dalla Tunisia, poi l’Egitto e ora la Libia’. Questa primavera araba, questo vento di cambiamento evidentemente ha avuto il sopravvento nella cronaca e nell’interesse dei media e nell’interesse dei politici, su quello che sta accadendo in Costa d’Avorio: una crisi che, tutto sommato, è altrettanto grave eppure è diventata una crisi silenziosa, relegata in secondo piano. Infatti, molti africani hanno detto: ‘qui si applicano due pesi e due misure’; c’è l’interesse per la Libia, perché lì c’è il petrolio, per le risorse minerarie; forse un interesse della Francia a riposizionarsi sullo scacchiere mediorientale. E poi, c’è la Costa d’Avorio, dove c’è una popolazione più indifesa, dove ci sono meno interessi concreti; sì, certo, il cacao è importante però in questo momento la Costa d’Avorio non fa notizia, o comunque molto di meno. Forse sui media francesi, per ovvi motivi, se ne parla un po’ di più. (gf)







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