Si consuma nel silenzio dei media il dramma della Costa d’Avorio
Prosegue lo stallo politico in Costa d’Avorio, che continua a provocare violenze tra
le opposte fazioni. Oggi, sostenitori del presidente Ouattara, riconosciuto a livello
internazionale come il vero vincitore delle ultime elezioni nel Paese, hanno invaso
alcuni centri controllati dalle truppe fedeli al rivale Gbagbo, che non vuole lasciare
il potere. Non sono noti altri dettagli, tuttavia, si teme che l’episodio renda ancora
più grave il bilancio delle vittime dall’inizio della crisi a novembre. Le forze dell'Onu,
intanto, hanno accusato le milizie di Gbagbo di aver ucciso una decina di civili innocenti
ad Abjdian. Federico Piana ne ha parlato con Véronique Viriglio, giornalista
dell’agenzia Misna:
R. – Parliamo
di oltre 460 morti negli ultimi mesi, anche se questo è un numero difficile da valutare
perché ci sono più fronti da esaminare: dove la gente si sposta, ci sono state anche
notizie poi smentite di fosse comuni; dunque, dal punto di vista dei numeri è difficile,
come è difficile anche capire quanti siano i rifugiati e quanti gli sfollati: è più
facile valutare gli sfollati, perché sono quelli che escono dal Paese e quindi vengono
censiti nei Paesi vicini.
D. – Se ne sta occupando la comunità internazionale,
oppure non si sta facendo nulla?
R. – Da subito la comunità internazionale
si è schierata a favore di Ouattara, tant’è vero che il signor Ouattara con il suo
governo è sotto stretta protezione dei Caschi blu nel suo quartier generale. Invece,
per quanto riguarda l’intervento a favore delle popolazioni, questo è piuttosto limitato
e discreto, anche perché i Caschi blu sono resi bersaglio in quanto forza di occupazione.
Se passiamo poi a livelli più alti, a livello del Consiglio di Sicurezza, l’Onu si
è detta più volte preoccupata per il degenerare di questa situazione, ha condannato
le violenze, le violazioni dei diritti umani ma per ora una risoluzione che contenga
provvedimenti concreti non si è vista.
D. – Per quale motivo questa
crisi non passa sui media italiani, ma credo nemmeno su quelli europei? Perché non
riesce a ‘sfondare’? Perché non ci interessa quello che sta soffrendo la Costa d’Avorio,
che vive una situazione drammatica?
R. – Gli ivoriani hanno detto: ‘forse
abbiamo scelto il momento sbagliato, visto che siamo stati oscurati immediatamente
da quello che è accaduto, ad incominciare dalla Tunisia, poi l’Egitto e ora la Libia’.
Questa primavera araba, questo vento di cambiamento evidentemente ha avuto il sopravvento
nella cronaca e nell’interesse dei media e nell’interesse dei politici, su quello
che sta accadendo in Costa d’Avorio: una crisi che, tutto sommato, è altrettanto grave
eppure è diventata una crisi silenziosa, relegata in secondo piano. Infatti, molti
africani hanno detto: ‘qui si applicano due pesi e due misure’; c’è l’interesse per
la Libia, perché lì c’è il petrolio, per le risorse minerarie; forse un interesse
della Francia a riposizionarsi sullo scacchiere mediorientale. E poi, c’è la Costa
d’Avorio, dove c’è una popolazione più indifesa, dove ci sono meno interessi concreti;
sì, certo, il cacao è importante però in questo momento la Costa d’Avorio non fa notizia,
o comunque molto di meno. Forse sui media francesi, per ovvi motivi, se ne parla un
po’ di più. (gf)