Libia: Conferenza internazionale di Londra avvia un gruppo di contatto politico
nel Paese. Ancora scontri a Misurata: oltre 150 le vittime
In Libia non cessa la violenza. Almeno due esplosioni sono state udite a Tripoli nei
pressi della residenza di Muammar Gheddafi. L'artiglieria del rais ha respinto i ribelli
verso Ben Jawad, un centinaio di chilometri a est di Sirte. Drammatico il bilancio
di nove giorni di combattimenti a Misurata, mentre il generale canadese Charles Bouchard
ha confermato che la Nato “assumerà” presto il comando di tutte le operazioni in Libia.
Massimiliano Menichetti
E
a Londra la conferenza internazionale ha ufficialmente dato vita ad un gruppo di contatto
politico sulla Libia. La prossima riunione si svolgerà in Qatar. Gli sforzi continueranno,
si è stabilito, finché non sarà attuata la risoluzione Onu 1973. Così il Foreing Office.
Sagida Sayed
Alla Conferenza
internazionale di Londra prende parte anche la Santa Sede, rappresentata dal nunzio
apostolico in Gran Bretagna, mons. Antonio Mennini, che in questa intervista
di Alessandro Gisotti invoca la realizzazione di una “road map” per la Libia:
R. - L’aspettativa
principale credo sia quella che sia i Paesi della “coalizione” sia gli altri Paesi,
che sono stati invitati insieme a noi, possano davvero facilitare il raggiungimento
di quell’obiettivo indicato dal Santo Padre domenica scorsa. Un obiettivo ribadito
anche da altre istanze, come la Conferenza Episcopale Italiana: che si giunga, il
più velocemente possibile, alla fine degli scontri armati per poter cominciare a pensare
ad una “road map” che ristabilisca non solo la pace in Libia ma che significhi anche
la ripresa di una vita normale e civile per tutta la popolazione libica, senza eccezioni
né di appartenenze ideologiche, politiche né tantomeno religiose ed etniche.
D.
- Il Papa ha ricordato proprio questo: la priorità è la persona umana, la difesa dei
civili innocenti…
R. - Sì. Date le dichiarazioni dei dirigenti delle
organizzazioni che fanno capo a questi Paesi, credo che ci sia quest’intento, cioè
la difesa delle persone vittime di soprusi, ingiustizie, attacchi e violenze. Credo
inoltre che sarà molto importante stabilire anche un programma finalizzato non soltanto
a definire gli aiuti più immediati, materiali, ma proprio ad un processo concreto,
costituito da tappe, anche da eventi politici, per ristabilire davvero uno stato delle
cose che sia basato sulla giustizia e sulla pace. In tal senso, credo che sappiamo
bene che non c’è pace senza perdono ed in questa dimensione immagino che la Chiesa
cattolica in Libia potrà giocare un ruolo molto importante ed imprescindibile.
D.
- La voce super partes della Chiesa e della Santa Sede, con la sua significativa presenza
alla Conferenza, è anche un elemento in più, che può aiutare…
R. - Penso
proprio di sì. Credo che le parole del Santo Padre e l’azione della Santa Sede stiano
anche a significare l’aiuto a riscoprire tutte quelle che sono le aspirazioni più
profonde e genuine dell’intera famiglia umana. Famiglia che, in un modo o nell’altro,
vive nell’ansia di una ricomposizione dell’unità di cui, noi credenti - e soprattutto
noi cattolici - crediamo essere la Chiesa, - come dice il Concilio Vaticano II - il
simbolo, il Sacramento di questa ricomposizione di tutte le famiglie dell’intera umanità.
(vv)