Libano. Il neo-patriarca Béchara Raï: il Paese non sia monopolizzato da
nessuno
“La nostra terra non è per un gruppo, per un partito o una comunità soltanto, non
deve essere monopolizzato da nessuno, poiché essere monopolizzati da un gruppo è un’umiliazione
per tutti”: è quanto affermato dal neo patriarca della Chiesa maronita, mons. Béchara
Boutros Raï, nel corso della cerimonia del suo insediamento svoltasi, nei giorni scorsi,
nella sede patriarcale di Bkerké. “La grandezza della gloria del Libano – ha aggiunto
il patriarca, riportato dall’agenzia Sir – sta nella diversità delle sue famiglie
spirituali e nella loro ricchezza. Non parlo di diversità delle sue confessioni poiché
queste sono state sporcate da colori politici che ne hanno macchiato la santità, la
purezza di fede e la spiritualità della loro religione”. Parlando delle più alte cariche
istituzionali del Libano, mons. Raï ha ribadito la necessità di “lavorare insieme
ai Paesi del Medio Oriente, ai loro leader, per preservare e rafforzare le nostre
relazioni solidali con il mondo arabo, per stabilire un dialogo completo e sincero
con i nostri fratelli musulmani e per costruire un futuro nella vita in comune e in
cooperazione”. Per il patriarca maronita, infatti, “un unico destino lega cristiani
e musulmani in Libano e nei Paesi della regione, con un patrimonio comune. Per questo,
accompagniamo con ansia le proteste in atto nei Paesi arabi, ci rammarichiamo per
le vittime e i feriti e preghiamo per la stabilità e la pace”. Il patriarca maronita
ha poi affermato di voler proseguire quanto fatto dai suoi “predecessori in questi
1600 anni, ricercando il miglioramento e la realizzazione delle decisioni assunte
dai Sinodi e dalle varie istituzioni sociali e scolastiche ecclesiali in Libano, in
Medio Oriente e nel mondo”. Al centro del suo programma, riferisce ancora l’agenzia
Sir, mons. Béchara Raï ha messo i giovani, “1.300.000 studenti che frequentano scuole
ed università e che rappresentano il nostro futuro e la speranza della nostra Chiesa
e della nostra patria”. Con loro, anche “le famiglie, cellule fondamentali della società
e chiese domestiche”. “La nostra forza – ha concluso – sta anche nei nostri vescovi
e nei nostri sacerdoti, religiosi e religiose, nelle vocazioni alla vita consacrata
e al sacerdozio”. (A.G.)