India: la Chiesa si oppone fermamente alle discriminazioni contro i dalit
Continuano a essere oggetto di pesanti discriminazioni, i dalit, in India, e la loro
conversione dall’induismo a un’altra religione, quale il cristianesimo, non è che
un ulteriore motivo di persecuzione. Le autorità centrale indiane, infatti, riferisce
l'agenzia AsiaNews, sono contrarie all’inclusione di cristiani e musulmani nell’elenco
delle “Scheduled Castes”, una lista che permette a chi vi è incluso di difendere i
propri diritti. La Chiesa cattolica locale si oppone fermamente a questa presa di
posizione del governo: “La discriminazione non è qualcosa legato alla fede – ha detto
padre Cosmon Arokiaraj, segretario esecutivo della Commissione episcopale che si occupa
dell’elenco e in generale dei gruppi sociali più svantaggiati – l’arretratezza causata
da discriminazioni storiche e i suoi svantaggi sono le ragioni per una difesa delle
classi più colpite e la Costituzione stabilisce che tutte le classi arretrate di cittadini,
vittime degli effetti della discriminazione, senza differenza di fede o di religione,
ricevano gli stessi benefici”. Intanto la Suprema Corte, in una sentenza, non ha incluso
i dalit cristiani e musulmani nell’elenco delle “Scheduled Castes”, decisione contro
la quale si è sollevata la Commissione nazionale per le minoranze. “Sta al governo
riparare a tutto questo – ha concluso padre Arokiaraj – se non lo fa, non è diverso
dalle forze religioso-nazionaliste indù”. (R.B.)