Costa d’Avorio: opinioni a confronto in un Paese che soffre
Settecentomila, forse un milione di sfollati, e quasi 500 civili rimasti uccisi nelle
violenze tra opposte fazioni. E’ questa la drammatica attualità, aggiornata dai dati
forniti dall’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, della Costa D’Avorio, un
Paese che sta soffrendo di fronte alle continue violenze tra i fedeli del presidente
uscente, Laurent Gbagbo, e quello eletto, Alassane Ouattara. E proprio ieri gli Stati
Uniti, per voce del capo della Casa Bianca, Obama, hanno riconosciuto ufficialmente
la vittoria di Ouattara. Per capire meglio che cosa sta succedendo nel Paese africano
abbiamo messo a confronto le opinioni, raccolte da Giancarlo La Vella di due
ivoriani di opposto orientamento politico. Gatto Silve, del partito di Laurent
Gbagbo:
R. – Volendo
si sarebbe anche potuti arrivare ad un accordo se il problema fosse stato lasciato
nelle mani dei due dirigenti ma adesso non si può più, perché ci sono troppi interessi
dietro questa situazione. Per cui anche se c’è la volontà da entrambi le parti sarebbe
molto difficile trovare una soluzione pacifica in questo momento.
D.
- Qual è il suo giudizio sull’andamento del voto che avrebbe dato la vittoria a Ouattara?
R.
- Io non ho mai visto un Paese civile dove si va alle elezioni e una parte è armata
e l’altra parte no e dove si impedisce ai militanti dell’altro candidato di andare
a votare. Non so se queste si possano chiamare elezioni. In base ai documenti che
abbiamo, Alassane Ouattara non ha vinto le elezioni.
D. - Secondo lei,
a questo punto, la soluzione di un governo di unità nazionale sarebbe quella più giusta?
R.
– E’ stato il primo messaggio che ha lasciato Laurent Gbagbo, che è stato rifiutato
da Alassane Ouattara, che rifiuta sempre di collaborare e di accettare di fare un
governo di unità nazionale.
D. – Di che cosa ha bisogno secondo lei
oggi la Costa d’Avorio? Un Paese che sta soffrendo …
R. – La Costa D’Avorio
ha bisogno prima di tutto che gli ivoriani stessi possano risolvere il problema e
che la smettano di manipolare la popolazione perché dopo la schiavitù c’è stato il
colonialismo, adesso la popolazione viene manipolata e ci sono troppi interessi: facendo
così si porta sempre la popolazione a soffrire. Ci sono persone che muoiono, persone
che sono malate e che non possono più curarsi e prima di tutto bisogna risolvere questi
problemi.
Cisse Seydou, rappresentante in Italia del partito di
Ouattara:
R. – Il presidente
eletto ha sempre proposto il dialogo per risolvere la crisi politica. Però constatiamo,
purtroppo, che il presidente uscente non ha recepito la nostra proposta della formazione
di un governo di unità nazionale e, quindi, oggi, la situazione è drammatica: vengono
uccisi i cittadini con armi da guerra anche in presenza dei Caschi Blu e questo è
davvero doloroso per tutti gli ivoriani.
D. – L’entourage di Laurent
Gbagbo rimprovera al presidente Ouattara, comunque, di aver vinto in modo non chiaro...
R.
– Bisogna dire una cosa chiara: ci sono stati gli osservatori dell’Unione Europea,
gli osservatori della sede Onu, gli osservatori dell’Unione Africana, le Ong, la società
civile, e tutti quanti hanno constatato che le elezioni si sono svolte correttamente.
Dopo il primo turno delle elezioni, il presidente uscente ha mandato 1500 soldati
per controllare il secondo turno. Anche loro hanno fatto un rapporto, un resoconto,
dicendo che praticamente le elezioni si sono svolte senza incidenti. Quindi, il presidente
uscente deve prendere atto che ha perso queste elezioni e tirare le conseguenze.
D.
– Che cosa le manca in questo momento: lei non si trova là?
R. – In
questo momento mi manca la pace, perché senza la pace non si può avere uno sviluppo
economico e sociale. Il primo cibo che vogliono oggi gli ivoriani è il ritorno della
pace nel nostro Paese.(ap)