Libia: prosegue l'avanzata degli insorti verso ovest. Oggi la Nato prende il comando
della missione
In Libia prosegue la controffensiva degli insorti sostenuta dai raid aerei della coalizione
internazionale. Ieri i ribelli hanno riconquistato Ajdabiya e Brega e nelle ultime
ore sono entrati anche nel terminal petrolifero di Ras Lanuf. Intanto un esponente
del regime di Gheddafi ha chiesto il blocco immediato dei raid aerei, mentre le potenze
occidentali lavorano per mettere a punto una soluzione diplomatica da presentare al
vertice della coalizione martedì a Londra. Il punto nel servizio di Marco Guerra:
Le principali
città della Cirenaica sono tornate sotto il controllo degli insorti che avanzano verso
ovest con il determinate sostegno degli aerei della coalizione che hanno messo completamente
fuori uso l’aviazione di tripoli. Brega e Ajdabiya sono saldamente nelle mani degli
antigovernativi che, in mattinata, hanno conquistato anche il terminal petrolifero
di Ras Lanuf per poi arrivare fino alla cittadina Bin Jawad sulla per Sirte,
città natale del rais, dove stanno ripiegando le forze fedeli a Gheddafi, incalzate
dai bombardamenti dal cielo. Ora l'obiettivo dei ribelli è raggiungere Misurata, terza
città del Paese assediata dai governativi fin dal 19 febbraio e considerata la porta
per raggiungere Tripoli. Alla luce dell’avanzata degli insorti, ieri Obama ha detto
che la missione sta avendo successo e che è stata evitata una “catastrofe umanitaria”.
Da Tripoli, invece, un portavoce del governo chiede di bloccare immediatamente i bombardamenti
e di “convocare una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu”. L’esponente
del regime parla anche di attacchi “illegali” e di “numerose vittime militari e civili”.
Intanto, oggi a Bruxelles la Nato definisce le regole di ingaggio per il passaggio
del comando della missione dalla Coalizione dei volenterosi all'Alleanza Atlantica.
Martedì a Londra sarà poi la volta della riunione del vertice dei ministri degli Esteri
della Coalizione. Al tavolo sarà presentato il piano diplomatico italo-tedesco, che
prevede il cessate il fuoco, un corridoio umanitario permanente, il coinvolgimento
dei gruppi tribali e della Lega Araba e un eventuale esilio per Gheddafi.
Oggi
il Papa ha lanciato un nuovo appello a tutta la comunità internazionale per l’immediato
avvio di un dialogo che sospenda l’uso delle armi. E sono diversi i Paesi europei
che puntano sulla carta diplomatica. Per un’analisi sullo stato delle trattative Marco
Guerra ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. – Tutti
a parole dicono di puntare sulle trattative, tutti sostengono di avere un piano per
un’azione diplomatica ma bisogna anche essere molto chiari e realisti, considerata
la personalità di Gheddafi e considerati i mezzi, non solo militari, di cui il rais
ancora dispone. La trattativa diplomatica, sostanzialmente, al momento consiste nell’intervenire
militarmente fino a convincerlo appunto a intraprendere una trattativa diplomatica.
Fino alle ultime ore Gheddafi non aveva dato alcun segnale di voler trattare.
D.
– Senza un intervento sul terreno non si rischia una guerra civile di lunga durata
che possa portare alla divisione tra Tripolitania controllata dal rais e la Cirenaica
in mano agli insorti?
R. – Sicuramente il rischio c’è e non sarei proprio
fermo nell’escludere l’ipotesi che qualcuno voglia proprio praticare quella strada
lì, cioè quella di una sostanziale divisione del Paese, “de lege”, come peraltro
è avvenuto di recente anche in Sudan. Nel Sudan del sud è nato uno Stato autonomo
ed è - come sarebbe anche la Cirenaica - un piccolo Stato ricco di risorse petrolifere.
E’ una prospettiva che potrebbe anche interessare molti.
D. – Che strategia
stanno adottando i ribelli? Sono mossi da piani e intenti condivisi o fanno affidamento
solo sull’appoggio dell’Occidente?
R. - In generale per tutto quello
che sta accadendo in questi Paesi del Maghreb e in Medio Oriente è molto difficile
anche solo concepire un’idea unica unitaria di questi fronti di rivolta. Sappiamo
che c’è qualche ex uomo di Gheddafi e per il resto non sappiamo quasi nulla. Tutto
sommato è una fase ancora embrionale di queste rivolte. In tutto il Medio Oriente
assistiamo ad una sollevazione dal basso che è ancora lontana dal passare da una dimensione
orizzontale, che è appunto quella della sollevazione di popolo, con qualche capopopolo
qua e là, ad una dimensione verticale, cioè una dimensione in cui si crea una struttura
di governo. Anche per questo l’Europa avrebbe dovuto cercare di star dentro gli avvenimenti
non di tenersene così alla larga per settimane. (bf)