La Misericordia di Dio fa nuove tutte le cose: così il Papa alla Penitenzieria Apostolica
“Non trascurate di dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza
nel confessionale”: è un luogo in cui si può assistere “a veri e propri miracoli di
conversione”. E’ il nuovo invito rivolto da Benedetto XVI ai sacerdoti nel suo discorso
ai partecipanti al corso promosso in questi giorni a Roma dalla Penitenzieria Apostolica.
Il servizio di Sergio Centofanti.
La missione
sacerdotale è “un punto di osservazione unico e privilegiato, dal quale, quotidianamente,
è dato di contemplare lo splendore della Misericordia divina”: il Papa invita a guardare
al confessionale come “reale ‘luogo’ di santificazione”: qui si può “contemplare l’azione
di Dio misericordioso nella storia, toccare con mano gli effetti salvifici della Croce
e della Risurrezione di Cristo, in ogni tempo e per ogni uomo”:
“Non
raramente siamo posti davanti a veri e propri drammi esistenziali e spirituali, che
non trovano risposta nelle parole degli uomini, ma sono abbracciati ed assunti dall’Amore
divino, che perdona e trasforma: ‘Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come la neve’ (Is 1,18). Conoscere e, in certo modo, visitare
l’abisso del cuore umano, anche negli aspetti oscuri, se da un lato mette alla prova
l’umanità e la fede dello stesso sacerdote, dall’altro alimenta in lui la certezza
che l’ultima parola sul male dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia,
capace di far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5)”.
La confessione
sacramentale educa la fede sia del ministro che del penitente. I sacerdoti possono
ricevere dai fedeli “profonde lezioni di umiltà e di fede”, per la “loro vita spirituale,
la serietà con cui conducono l’esame di coscienza, per la trasparenza nel riconoscere
il proprio peccato e per la docilità verso l’insegnamento della Chiesa e le indicazioni
del confessore”, nonostante la “povertà della sua persona”.
“Mai,
unicamente in forza della nostra umanità, potremmo ascoltare le confessioni dei fratelli!
Se essi si accostano a noi, è solo perché siamo sacerdoti, configurati a Cristo Sommo
ed Eterno Sacerdote, e resi capaci di agire nel suo Nome e nella sua Persona, di rendere
realmente presente Dio che perdona, rinnova e trasforma”.
In “un’epoca
di relativismo” e di crisi della Confessione, la pratica di questo Sacramento – afferma
il Papa – aiuta inoltre i fedeli ad una sempre maggiore consapevolezza di sé:
“L’esame
di coscienza ha un importante valore pedagogico: esso educa a guardare con sincerità
alla propria esistenza, a confrontarla con la verità del Vangelo e a valutarla con
parametri non soltanto umani, ma mutuati dalla divina Rivelazione. Il confronto con
i Comandamenti, con le Beatitudini e, soprattutto, con il Precetto dell’amore, costituisce
la prima grande ‘scuola penitenziale’. Nel nostro tempo caratterizzato dal rumore,
dalla distrazione e dalla solitudine, il colloquio del penitente con il confessore
può rappresentare una delle poche, se non l’unica occasione per essere ascoltati davvero
e in profondità”.
Benedetto XVI invita i sacerdoti a non trascurate
l’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale nella fiducia che “la
Grazia divina può trasformare la vita”:
“Non dimentichiamo quante
conversioni e quante esistenze realmente sante sono iniziate in un confessionale!
L’accoglienza della penitenza e l’ascolto delle parole ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’
rappresentano, infine, una vera scuola di amore e di speranza, che guida alla piena
confidenza nel Dio Amore rivelato in Gesù Cristo, alla responsabilità e all’impegno
della continua conversione”.