Alta tensione tra israeliani e palestinesi. Il custode di Terra Santa: quando la politica
tace, parla la violenza
L'aviazione israeliana ha compiuto stamattina un raid (il quarto dalla nottata) contro
la Striscia di Gaza, l'enclave palestinese controllata dagli integralisti di Hamas.
E’ stata presa di mira, nel nord della Striscia, una postazione di miliziani che “si
preparava a lanciare un altro razzo” contro Israele. E il lancio di razzi infatti
continua: uno in tarda mattinata ha colpito la città israeliana di Ashdot. L'Unione
Europea si è detta preoccupata per l'escalation delle violenze nella Striscia di Gaza
e ha condannato con forza l'attentato ieri a Gerusalemme. L’attacco che ieri è costato
la vita di una turista britannica e il ferimento di una quarantina di persone viene
commentato oggi sulla stampa israeliana con il timore di un ritorno agli anni bui
del terrorismo che insanguinò le città di Israele. Fausta Speranza ne ha parlato
con padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:
R. – O si
va avanti o si va indietro. Io mi auguro non sia un ritornare indietro e cioè un riaprire
una strategia del terrore, come abbiamo visto negli anni recenti, e spero che resti
un episodio isolato. E’ vero, comunque, che c’è una sorta di deterioramento, innanzitutto
nelle relazioni politiche e poi di conseguenza anche in tutto il resto.
D.
– Ma secondo lei, padre, perché?
R. – Innanzitutto, i leader politici
sembrano paralizzati: hanno, dal mio punto di vista, paura o, comunque, non hanno
la forza di prendere grandi decisioni, perché ci vuole coraggio da ambo le parti,
e questo crea un clima di sempre maggiore sfiducia, con accuse reciproche, che creano
poi una situazione, non dico di imbarbarimento, ma di deterioramento. Abbiamo visto
recentemente la strage di Itamar, abbiamo visto un deteriorarsi della situazione anche
nella Striscia di Gaza, bombardamenti e anche attacchi da Gaza: cose che purtroppo
abbiamo già visto nel passato e che sembrano acuirsi di nuovo in questo momento. Speriamo
sia una parentesi e non un ritorno indietro appunto.
D. – La Striscia
di Gaza è una questione e poi c’è la questione degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania.
Quanto pesa questa vicenda così difficile per Nethanyau e per Israele?
R.
– Pesa, pesa su tutto. Penso che sia la questione dirimente, che le autorità politiche,
da ambo le parti, soprattutto d’Israele, devono prendere in mano prima o poi. Probabilmente
non ci sono le condizioni; non so, non voglio entrare in questioni squisitamente politiche.
E’ un fatto, comunque, che finché la politica è ferma, purtroppo, entrano altri linguaggi
che sono quelli della violenza e della sfiducia. (ap)