2011-03-23 15:11:16

Siria. La polizia spara sui manifestanti: almeno 6 morti


Almeno altri sei manifestanti sono stati uccisi nell'assalto che le forze dell'ordine siriane hanno compiuto in nottata - poco dopo la mezzanotte - alla moschea al Omari di Daraa, città 120 km a sud di Damasco ed epicentro delle proteste anti-regime che da sei giorni stanno infiammando il sud della Siria. Mentre sono annunciate nuove manifestazioni, vengono rilasciate su cauzione le sei attiviste siriane arrestate mercoledì scorso, durante un sit-in senza precedenti a Damasco. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

I mezzi di informazione del regime puntano il dito da giorni contro “infiltrati”, “provocatori” e “stranieri”, accusati di fomentare gli incidenti di Daraa il cui bilancio, finora, oscilla tra i 10 e i 12 morti. La tv di Stato prosegue nel fornire la versione ufficiale di quanto accaduto: parla di “elementi mascherati da alti ufficiali che hanno dato istruzioni false alla cittadinanza” e di “un gruppo armato forestiero che continua a tentare di aizzare i manifestanti contro lo Stato”. Fonti locali denunciano anche “decine di feriti”, sottolineando che tra i morti c'è Ali Ghassab al-Mahmid, un medico di una importante famiglia di Deraa, che aveva raggiunto la moschea situata nella città vecchia per prestare soccorso alle vittime dell'assalto. Intanto, mentre decine di persone sono state arrestate in varie zone del Paese, la protesta per chiedere libertà, la fine della tirannia e leggi speciali si sta allargando ad altre città vicine, come Jassem o Nawa. E oggi l’opposizione annuncia quello che definisce “il venerdì della gloria”: l'appuntamento è per il prossimo venerdì per una manifestazione di massa anti-regime in Siria, per invocare “liberta”' e “compiere la rivoluzione”. Così si legge sui volantini diffusi oggi su Internet da attivisti e dissidenti siriani.

Stato di emergenza in Yemen: forse divieti per sit-in e manifestazioni
Il parlamento yemenita ha approvato l'attuazione dello stato di emergenza nel Paese dove proseguono da settimane le contestazioni al presidente, Ali Abdallah Saleh. A favore dello stato di emergenza, proclamato il 18 marzo dopo la morte di 52 persone uccise durante un attacco sui manifestanti, attribuito alle forze del regime, hanno votato in totale 164 deputati su 165 presenti. Il parlamento conta 301 membri. Non è dato di sapere al momento se l'attuazione dello stato di emergenza significhi il divieto di manifestazioni e sit-in, iniziati il 21 febbraio scorso nella Piazza dell'Università, a Sanaa, con i manifestanti che chiedono le dimissioni di Saleh, al potere da 32 anni.

Abbreviato il coprifuoco nella capitale del Bahrein, ma resta la tensione
Il Bahrein si avvia verso una situazione "stabile e sicura", affermano le autorità militari, ma si "è in una fase ancora molto pericolosa", avverte dal canto suo il ministro degli Esteri. Il coprifuoco imposto durante i disordini della settimana scorsa è stato abbreviato dalle 10 di sera alle 4 di mattina, hanno annunciato i militari, a testimonianza delle migliorate condizioni nella capitale Manama. La Federazione generale dei sindacati ha revocato intanto lo sciopero ed oggi i bahreiniti sono tornati al lavoro "per risollevare l'economia severamente colpita dalle ultime settimane di disordini". Una decisione avallata da sei partiti dell'opposizione, compreso al Wafeq, il più importante partito sciita in parlamento con 18 deputati su 40. La situazione in Bahrein, tuttavia, "è ancora in una fase molto pericolosa", ha dichiarato il ministro degli Esteri, Khaled Bin Ahmad Al Khalifa, in visita ad Ankara, alla televisione turca. In Bahrein, governato da una famiglia reale sunnita, circa il 70% della popolazione è di religione sciita e denuncia discriminazioni.

Bomba a Gerusalemme: oltre 20 feriti
L'incubo del terrorismo è tornato oggi a Gerusalemme quando una forte esplosione si è
verificata alla fermata dell'autobus di linea 74, nei pressi del centro dei congressi 'Palazzo della Nazione'. Secondo i servizi di emergenza nella deflagrazione non si sono avuti morti. I feriti sono circa 25, quattro dei quali versano in condizioni gravi. In un primo momento era sembrato che l'esplosione fosse stata provocata da un kamikaze. Ma in seguito artificieri hanno stabilito che è stata provocata da un ordigno che si trovava in una borsa alla fermata dell'autobus. La zona dell'incidente è stata isolata e ispezioni vengono condotte adesso alle ricerca di altri ordigni che potrebbero trovarsi ancora nella zona. La paternità dell'attentato non è stata ancora rivendicata.

Funerali di massa a Gaza per le vittime degli attacchi israeliani di ieri
Funerali di massa sono stati indetti oggi a Gaza per le otto vittime degli attacchi israeliani di ieri, fra cui figurano quattro civili e altrettanti miliziani della Jihad islamica. Sono stati uccisi la scorsa notte mentre erano impegnati a lanciare razzi Grad contro Israele. Intanto nella mattinata un razzo Grad sparato da Gaza è esploso a Beer Sheva, dove una persona è rimasta ferita. Nella città (200 mila abitanti), le scuole restano oggi chiuse mentre i rifugi pubblici sono stati aperti. I funerali si svolgeranno nella moschea Omari, la principale di Gaza. Guardando ad Israele, il livello di allerta è stato elevato dalle autorità militari israeliane in ampie zone del Neghev dopo una serie di attacchi giunti dalla striscia di Gaza, in ritorsione all’uccisione ieri di almeno nove palestinesi, fra cui quattro civili. Israele ha espresso rammarico per la morte di questi ultimi dovuta, secondo fonti militari, ad un difetto tecnico di un colpo di mortaio.

Elezioni municipali fissate ad aprile in Arabia Saudita: subivano rinvii da due anni
Sono state fissate per il 23 aprile prossimo le elezioni municipali in Arabia Saudita. Lo riferisce la Bbc. Si tratta della seconda consultazione elettorale nella storia del regno, dopo le municipali del 2005. Queste seconde elezioni erano state rinviate per due anni. Le donne non potranno votare.

Giappone: ancora scosse e allarme radioattività nell'acqua e nei cibi
Non accenna a diminuire l’allarme nucleare nel Giappone devastato dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo scorso. Fumo nero è uscito stamani dalla centrale di Fukushima ma nella popolazione è tornata la paura per le continue forti scosse di assestamento. Il servizio di Francesca Smacchia:RealAudioMP3

La centrale di Fukushima continua a destare preoccupazione. Stamani, del fumo nero si è alzato dal reattore numero 3. La fumata è andata poi progressivamente diminuendo, ma i tecnici al lavoro nella zona sono stati comunque allontanati. A peggiorare la situazione, una scossa di assestamento di magnitudo 4,7 registrata nei pressi della centrale, che comunque non ha provocato ulteriori danni. E sale di giorno in giorno il numero delle vittime e di quanti mancano ancora all’appello: oltre 22 mila tra morti e dispersi e decine di migliaia gli sfollati dalla costa verso l’interno. La sfida del Giappone resta quella di stabilizzare la centrale nucleare di Fukushima, i sistemi di raffreddamento saranno rimessi in funzione ''nei prossimi'' giorni, rende noto l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Il rischio legato all'arrivo delle radiazioni dal Giappone "e' zero", perché "nessuna nube tossica sta raggiungendo l'Italia", ha assicurato il ministro della Salute italiano, Ferruccio Fazio. Intanto, sono state annunciate nuove restrizioni sul cibo per l'allarme contaminazione radioattiva. Il premier Kan ha chiesto alla prefettura di Ibaraki di sospendere la distribuzione di latte e prezzemolo. Quindi, ha invitato i giapponesi a non consumare alcuni vegetali provenienti da Fukushima e gli Stati Uniti hanno vietato l'importazione di alcuni prodotti alimentari. E sale anche la radioattività nell’acqua di Tokyo, particolarmente pericolosa perché eccede i limiti legali fissati per il consumo destinato ai bambini. Intanto, il governo nipponico stima i danni del terremoto e dello tsunami tra i 185 e i 308 miliardi di dollari. La Borsa di Tokyo chiude a -1,65%.

Visita del presidente Obama in Salvador
Nell’ultima tappa del suo primo viaggio in America Latina, oscurato dalle crisi in Libia e Giappone, Barack Obama è arrivato in Salvador con un’agenda incentrata sulla sicurezza regionale, la lotta alla povertà, il narcotraffico e l’immigrazione. Come riferisce l’agenzia Misna, nell’incontro privato con il presidente del Salvador Mauricio Funes, l’immigrazione è stata la questione più discussa: il Salvador ha uno dei più alti tassi di emigrazione verso gli Stati Uniti di tutta l’America Centrale, con 2,8 milioni di cittadini che vivono e lavorano in territorio statunitense inviando rimesse per 3,5 miliardi di dollari l’anno. Accogliendo le attese delle autorità locali, Obama ha annunciato che il Salvador sarà uno dei quattro Paesi che insieme agli Usa costituiranno un nuovo piano di assistenza tecnica ed economica denominato "Patto per la crescita" volto anche a frenare l’emigrazione. Anticipando il programma, Obama si è inoltre recato insieme al collega Mauricio Funes sulla tomba dell’arcivescovo di San Salvador, monsignor Óscar Romero, assassinato il 24 marzo 1980. Ad accompagnarli, anche l’attuale arcivescovo della capitale, monsignor José Luis Escobar Alas.

Italia, moratoria di un anno sul nucleare
Il Consiglio dei ministri italiano ha deciso una moratoria di 12 mesi sul nucleare e un periodo di 24 mesi per l'elaborazione della strategia nucleare. Sono questi i tempi che, a quanto si apprende da fonti governative, la squadra di governo ha indicato per l'iter del ritorno all'atomo. Nel provvedimento correttivo al decreto 31 sulla localizzazione dei siti, la strategia era infatti prevista originariamente a distanza di tre mesi dall'approvazione del provvedimento. Ora, con l'approvazione della moratoria di un anno, il termine per la definizione del piano programmatico è invece spostato ulteriormente in avanti a 24 mesi da oggi. Inoltre, il Consiglio dei ministri ha varato un decreto per il reintegro dei fondi destinati alla Cultura.

Omicidio volontario l'accusa della Commissione egiziana contro Mubarak
Per l’ex presidente dell’Egitto, Hosni Mubarak, la Commissione egiziana che indaga sull'ondata di violenze avvenute durante le manifestazioni di protesta contro il regime, ha chiesto l'incriminazione con l'accusa di omicidio volontario. Nel corso della rivolta, iniziata il 25 gennaio scorso, a seguito della quale Mubarak ha rassegnato le dimissioni l'11 febbraio, sono rimaste uccise oltre 300 persone, mentre migliaia sono state ferite dagli attacchi delle forze di sicurezza. Anche l’ex ministro dell'Interno del regime al-Adli è accusato di aver dato l'ordine di aprire il fuoco sulla folla dei manifestanti. Intanto, anche provvedimenti economici contro Mubarak: l'ex presidente egiziano non avrà più accesso a un conto segreto intestato sotto falso nome alla Biblioteca Alessandrina presso la Banca Nazionale d'Egitto, sul quale risultano depositati 145 milioni di dollari di doni esteri offerti alla stessa istituzione. Lo ha deciso ieri il tribunale penale del Cairo. Sempre ieri l'Unione Europea ha deciso di congelare i beni dell'ex presidente egiziano, Mubarak, e di 18 persone del suo entourage, inclusi parenti stretti, dichiarati “responsabili di appropriazione indebita di fondi dello Stato egiziano”.

Riapre dopo 55 giorni la Borsa in Egitto
La Borsa egiziana ha riaperto questa mattina dopo una pausa di 55 giorni per la rivoluzione anti-Mubarak, ed è stata subito costretta a sospendere le contrattazione per circa mezz'ora. Lo ha riferito alla televisione di Stato il responsabile per le contrattazioni Ahmhd Shumman, spiegando che le quotazioni sono scese in apertura di circa il 10%, in seguito ad una serie di operazioni a raffica di vendita di azioni.

Attentati nel nordovest del Pakistan
Due attentati esplosivi hanno ucciso una persona e ferito altre 11 nel nordovest del Pakistan. Gli attacchi sono coincisi con la Festa della Repubblica che si celebra oggi in tutto il Pakistan. Il primo incidente è avvenuto alla periferia di Peshawar, quando un uomo a bordo di un carretto trainato da un mulo è morto in seguito all'esplosione di una mina. Nel distretto tribale di Hangu, una bomba azionata a distanza ha invece colpito un veicolo della polizia ferendo nove agenti e due passanti.

L’Onu proroga la missione in Afghanistan
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato oggi all'unanimità la risoluzione 1974, che proroga il mandato della missione politica delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) fino al 23 marzo 2012, con l'obiettivo di “rafforzare la sovranità e la leadership” di Kabul. La risoluzione - un documento molto dettagliato di dodici pagine - chiede, tra l'altro, il pieno rispetto dei diritti umani in Afghanistan e “prende atto in maniera positiva della crescita di media liberi” nel Paese. Zahir Tanin, ambasciatore di Kabul al Palazzo di Vetro, ha espresso soddisfazione per il voto che segna, a suo parere, “l'inizio di una transizione che è già cominciata e che durerà quattro anni”. In questo periodo, secondo il delegato, l'Onu dovrà fare di tutto per essere “più trasparente, più incisiva, più coerente”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 82







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