Siria. La polizia spara sui manifestanti: almeno 6 morti
Almeno altri sei manifestanti sono stati uccisi nell'assalto che le forze dell'ordine
siriane hanno compiuto in nottata - poco dopo la mezzanotte - alla moschea al Omari
di Daraa, città 120 km a sud di Damasco ed epicentro delle proteste anti-regime che
da sei giorni stanno infiammando il sud della Siria. Mentre sono annunciate nuove
manifestazioni, vengono rilasciate su cauzione le sei attiviste siriane arrestate
mercoledì scorso, durante un sit-in senza precedenti a Damasco. Il servizio di Fausta
Speranza:
I mezzi di
informazione del regime puntano il dito da giorni contro “infiltrati”, “provocatori”
e “stranieri”, accusati di fomentare gli incidenti di Daraa il cui bilancio, finora,
oscilla tra i 10 e i 12 morti. La tv di Stato prosegue nel fornire la versione ufficiale
di quanto accaduto: parla di “elementi mascherati da alti ufficiali che hanno dato
istruzioni false alla cittadinanza” e di “un gruppo armato forestiero che continua
a tentare di aizzare i manifestanti contro lo Stato”. Fonti locali denunciano anche
“decine di feriti”, sottolineando che tra i morti c'è Ali Ghassab al-Mahmid, un medico
di una importante famiglia di Deraa, che aveva raggiunto la moschea situata nella
città vecchia per prestare soccorso alle vittime dell'assalto. Intanto, mentre decine
di persone sono state arrestate in varie zone del Paese, la protesta per chiedere
libertà, la fine della tirannia e leggi speciali si sta allargando ad altre città
vicine, come Jassem o Nawa. E oggi l’opposizione annuncia quello che definisce “il
venerdì della gloria”: l'appuntamento è per il prossimo venerdì per una manifestazione
di massa anti-regime in Siria, per invocare “liberta”' e “compiere la rivoluzione”.
Così si legge sui volantini diffusi oggi su Internet da attivisti e dissidenti siriani.
Stato
di emergenza in Yemen: forse divieti per sit-in e manifestazioni Il parlamento
yemenita ha approvato l'attuazione dello stato di emergenza nel Paese dove proseguono
da settimane le contestazioni al presidente, Ali Abdallah Saleh. A favore dello stato
di emergenza, proclamato il 18 marzo dopo la morte di 52 persone uccise durante un
attacco sui manifestanti, attribuito alle forze del regime, hanno votato in totale
164 deputati su 165 presenti. Il parlamento conta 301 membri. Non è dato di sapere
al momento se l'attuazione dello stato di emergenza significhi il divieto di manifestazioni
e sit-in, iniziati il 21 febbraio scorso nella Piazza dell'Università, a Sanaa, con
i manifestanti che chiedono le dimissioni di Saleh, al potere da 32 anni.
Abbreviato
il coprifuoco nella capitale del Bahrein, ma resta la tensione Il Bahrein si
avvia verso una situazione "stabile e sicura", affermano le autorità militari, ma
si "è in una fase ancora molto pericolosa", avverte dal canto suo il ministro degli
Esteri. Il coprifuoco imposto durante i disordini della settimana scorsa è stato abbreviato
dalle 10 di sera alle 4 di mattina, hanno annunciato i militari, a testimonianza delle
migliorate condizioni nella capitale Manama. La Federazione generale dei sindacati
ha revocato intanto lo sciopero ed oggi i bahreiniti sono tornati al lavoro "per risollevare
l'economia severamente colpita dalle ultime settimane di disordini". Una decisione
avallata da sei partiti dell'opposizione, compreso al Wafeq, il più importante partito
sciita in parlamento con 18 deputati su 40. La situazione in Bahrein, tuttavia, "è
ancora in una fase molto pericolosa", ha dichiarato il ministro degli Esteri, Khaled
Bin Ahmad Al Khalifa, in visita ad Ankara, alla televisione turca. In Bahrein, governato
da una famiglia reale sunnita, circa il 70% della popolazione è di religione sciita
e denuncia discriminazioni.
Bomba a Gerusalemme: oltre 20 feriti L'incubo
del terrorismo è tornato oggi a Gerusalemme quando una forte esplosione si è verificata
alla fermata dell'autobus di linea 74, nei pressi del centro dei congressi 'Palazzo
della Nazione'. Secondo i servizi di emergenza nella deflagrazione non si sono avuti
morti. I feriti sono circa 25, quattro dei quali versano in condizioni gravi. In
un primo momento era sembrato che l'esplosione fosse stata provocata da un kamikaze.
Ma in seguito artificieri hanno stabilito che è stata provocata da un ordigno che
si trovava in una borsa alla fermata dell'autobus. La zona dell'incidente è stata
isolata e ispezioni vengono condotte adesso alle ricerca di altri ordigni che potrebbero
trovarsi ancora nella zona. La paternità dell'attentato non è stata ancora rivendicata.
Funerali
di massa a Gaza per le vittime degli attacchi israeliani di ieri Funerali di
massa sono stati indetti oggi a Gaza per le otto vittime degli attacchi israeliani
di ieri, fra cui figurano quattro civili e altrettanti miliziani della Jihad islamica.
Sono stati uccisi la scorsa notte mentre erano impegnati a lanciare razzi Grad contro
Israele. Intanto nella mattinata un razzo Grad sparato da Gaza è esploso a Beer Sheva,
dove una persona è rimasta ferita. Nella città (200 mila abitanti), le scuole restano
oggi chiuse mentre i rifugi pubblici sono stati aperti. I funerali si svolgeranno
nella moschea Omari, la principale di Gaza. Guardando ad Israele, il livello di allerta
è stato elevato dalle autorità militari israeliane in ampie zone del Neghev dopo una
serie di attacchi giunti dalla striscia di Gaza, in ritorsione all’uccisione ieri
di almeno nove palestinesi, fra cui quattro civili. Israele ha espresso rammarico
per la morte di questi ultimi dovuta, secondo fonti militari, ad un difetto tecnico
di un colpo di mortaio.
Elezioni municipali fissate ad aprile in Arabia
Saudita: subivano rinvii da due anni Sono state fissate per il 23 aprile prossimo
le elezioni municipali in Arabia Saudita. Lo riferisce la Bbc. Si tratta della seconda
consultazione elettorale nella storia del regno, dopo le municipali del 2005. Queste
seconde elezioni erano state rinviate per due anni. Le donne non potranno votare.
Giappone:
ancora scosse e allarme radioattività nell'acqua e nei cibi Non accenna a diminuire
l’allarme nucleare nel Giappone devastato dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo
scorso. Fumo nero è uscito stamani dalla centrale di Fukushima ma nella popolazione
è tornata la paura per le continue forti scosse di assestamento. Il servizio di Francesca
Smacchia:
La centrale
di Fukushima continua a destare preoccupazione. Stamani, del fumo nero si è
alzato dal reattore numero 3. La fumata è andata poi progressivamente diminuendo,
ma i tecnici al lavoro nella zona sono stati comunque allontanati. A peggiorare la
situazione, una scossa di assestamento di magnitudo 4,7 registrata nei pressi della
centrale, che comunque non ha provocato ulteriori danni. E sale di giorno in giorno
il numero delle vittime e di quanti mancano ancora all’appello: oltre 22 mila tra
morti e dispersi e decine di migliaia gli sfollati dalla costa verso l’interno. La
sfida del Giappone resta quella di stabilizzare la centrale nucleare di Fukushima,
i sistemi di raffreddamento saranno rimessi in funzione ''nei prossimi'' giorni,
rende noto l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Il rischio legato all'arrivo
delle radiazioni dal Giappone "e' zero", perché "nessuna nube tossica sta raggiungendo
l'Italia", ha assicurato il ministro della Salute italiano, Ferruccio Fazio. Intanto,
sono state annunciate nuove restrizioni sul cibo per l'allarme contaminazione radioattiva.
Il premier Kan ha chiesto alla prefettura di Ibaraki di sospendere la distribuzione
di latte e prezzemolo. Quindi, ha invitato i giapponesi a non consumare alcuni vegetali
provenienti da Fukushima e gli Stati Uniti hanno vietato l'importazione di
alcuni prodotti alimentari. E sale anche la radioattività nell’acqua di Tokyo, particolarmente
pericolosa perché eccede i limiti legali fissati per il consumo destinato ai bambini.
Intanto, il governo nipponico stima i danni del terremoto e dello tsunami tra
i 185 e i 308 miliardi di dollari. La Borsa di Tokyo chiude a -1,65%.
Visita
del presidente Obama in Salvador Nell’ultima tappa del suo primo viaggio in
America Latina, oscurato dalle crisi in Libia e Giappone, Barack Obama è arrivato
in Salvador con un’agenda incentrata sulla sicurezza regionale, la lotta alla povertà,
il narcotraffico e l’immigrazione. Come riferisce l’agenzia Misna, nell’incontro privato
con il presidente del Salvador Mauricio Funes, l’immigrazione è stata la questione
più discussa: il Salvador ha uno dei più alti tassi di emigrazione verso gli Stati
Uniti di tutta l’America Centrale, con 2,8 milioni di cittadini che vivono e lavorano
in territorio statunitense inviando rimesse per 3,5 miliardi di dollari l’anno. Accogliendo
le attese delle autorità locali, Obama ha annunciato che il Salvador sarà uno dei
quattro Paesi che insieme agli Usa costituiranno un nuovo piano di assistenza tecnica
ed economica denominato "Patto per la crescita" volto anche a frenare l’emigrazione.
Anticipando il programma, Obama si è inoltre recato insieme al collega Mauricio Funes
sulla tomba dell’arcivescovo di San Salvador, monsignor Óscar Romero, assassinato
il 24 marzo 1980. Ad accompagnarli, anche l’attuale arcivescovo della capitale, monsignor
José Luis Escobar Alas.
Italia, moratoria di un anno sul nucleare Il
Consiglio dei ministri italiano ha deciso una moratoria di 12 mesi sul nucleare e
un periodo di 24 mesi per l'elaborazione della strategia nucleare. Sono questi i tempi
che, a quanto si apprende da fonti governative, la squadra di governo ha indicato
per l'iter del ritorno all'atomo. Nel provvedimento correttivo al decreto 31 sulla
localizzazione dei siti, la strategia era infatti prevista originariamente a distanza
di tre mesi dall'approvazione del provvedimento. Ora, con l'approvazione della moratoria
di un anno, il termine per la definizione del piano programmatico è invece spostato
ulteriormente in avanti a 24 mesi da oggi. Inoltre, il Consiglio dei ministri ha varato
un decreto per il reintegro dei fondi destinati alla Cultura.
Omicidio volontario
l'accusa della Commissione egiziana contro Mubarak Per l’ex presidente dell’Egitto,
Hosni Mubarak, la Commissione egiziana che indaga sull'ondata di violenze avvenute
durante le manifestazioni di protesta contro il regime, ha chiesto l'incriminazione
con l'accusa di omicidio volontario. Nel corso della rivolta, iniziata il 25 gennaio
scorso, a seguito della quale Mubarak ha rassegnato le dimissioni l'11 febbraio, sono
rimaste uccise oltre 300 persone, mentre migliaia sono state ferite dagli attacchi
delle forze di sicurezza. Anche l’ex ministro dell'Interno del regime al-Adli è accusato
di aver dato l'ordine di aprire il fuoco sulla folla dei manifestanti. Intanto, anche
provvedimenti economici contro Mubarak: l'ex presidente egiziano non avrà più accesso
a un conto segreto intestato sotto falso nome alla Biblioteca Alessandrina presso
la Banca Nazionale d'Egitto, sul quale risultano depositati 145 milioni di dollari
di doni esteri offerti alla stessa istituzione. Lo ha deciso ieri il tribunale penale
del Cairo. Sempre ieri l'Unione Europea ha deciso di congelare i beni dell'ex presidente
egiziano, Mubarak, e di 18 persone del suo entourage, inclusi parenti stretti,
dichiarati “responsabili di appropriazione indebita di fondi dello Stato egiziano”.
Riapre
dopo 55 giorni la Borsa in Egitto La Borsa egiziana ha riaperto questa mattina
dopo una pausa di 55 giorni per la rivoluzione anti-Mubarak, ed è stata subito costretta
a sospendere le contrattazione per circa mezz'ora. Lo ha riferito alla televisione
di Stato il responsabile per le contrattazioni Ahmhd Shumman, spiegando che le quotazioni
sono scese in apertura di circa il 10%, in seguito ad una serie di operazioni a raffica
di vendita di azioni.
Attentati nel nordovest del Pakistan Due attentati
esplosivi hanno ucciso una persona e ferito altre 11 nel nordovest del Pakistan. Gli
attacchi sono coincisi con la Festa della Repubblica che si celebra oggi in tutto
il Pakistan. Il primo incidente è avvenuto alla periferia di Peshawar, quando un uomo
a bordo di un carretto trainato da un mulo è morto in seguito all'esplosione di una
mina. Nel distretto tribale di Hangu, una bomba azionata a distanza ha invece colpito
un veicolo della polizia ferendo nove agenti e due passanti.
L’Onu proroga
la missione in Afghanistan Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato
oggi all'unanimità la risoluzione 1974, che proroga il mandato della missione politica
delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) fino al 23 marzo 2012, con l'obiettivo
di “rafforzare la sovranità e la leadership” di Kabul. La risoluzione - un documento
molto dettagliato di dodici pagine - chiede, tra l'altro, il pieno rispetto dei diritti
umani in Afghanistan e “prende atto in maniera positiva della crescita di media liberi”
nel Paese. Zahir Tanin, ambasciatore di Kabul al Palazzo di Vetro, ha espresso soddisfazione
per il voto che segna, a suo parere, “l'inizio di una transizione che è già cominciata
e che durerà quattro anni”. In questo periodo, secondo il delegato, l'Onu dovrà fare
di tutto per essere “più trasparente, più incisiva, più coerente”. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 82