Benedetto XVI all'udienza generale parla della Quaresima: il digiuno è l'astinenza
dal male, l'elemosina la scelta di fare il bene
Preghiera e conversione del cuore, con i segni penitenziali del digiuno e dell’elemosina
a dare sostanza al cammino che il cristiano comincia nel Mercoledì delle Ceneri sulle
orme di Cristo che si avvia verso Gerusalemme, al compimento della sua missione terrena.
Su questi concetti Benedetto XVI ha incentrato la catechesi dell’udienza generale
di oggi, dedicata alla Quaresima. “La Chiesa – ha affermato tra l’altro il Papa -
sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio,
e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui
e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera
più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio”. Di seguito,
il testo integrale della catechesi pronunciato da Benedetto XVI:
Cari fratelli
e sorelle,
Oggi, segnati dall’austero simbolo delle Ceneri, entriamo
nel Tempo di Quaresima, iniziando un itinerario spirituale che ci prepara a celebrare
degnamente i misteri pasquali. La cenere benedetta imposta sul nostro capo è un segno
che ci ricorda la nostra condizione di creature, ci invita alla penitenza e ad intensificare
l’impegno di conversione per seguire sempre di più il Signore.
La Quaresima
è un cammino, è accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del
suo mistero di passione, morte e risurrezione; ci ricorda che la vita cristiana è
una “via” da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella
persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire. Gesù, infatti,
ci dice: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Ci dice, cioè, che per giungere con Lui alla
luce e alla gioia della risurrezione, alla vittoria della vita, dell’amore, del bene,
anche noi dobbiamo prendere la croce di ogni giorno, come ci esorta una bella pagina
dell’Imitazione di Cristo: “Prendi, dunque, la tua croce e segui Cristo; così entrerai
nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed
è morto per te, affinché anche tu portassi la tua croce e desiderassi di essere anche
tu crocifisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli
sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagno anche nella gloria” (L.
2, c. 12, n. 2). Nella Santa Messa della Prima Domenica di Quaresima pregheremo: “O
Dio nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della
nostra conversione, concedi ai tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero
di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita” (Colletta). E’ un’invocazione
che rivolgiamo a Dio perché sappiamo che solo Lui può convertire il nostro cuore.
Ed è soprattutto nella Liturgia, nella partecipazione ai santi misteri, che noi siamo
condotti a percorrere questo cammino con il Signore; è un metterci alla scuola di
Gesù, ripercorrere gli eventi che ci hanno portato la salvezza, ma non come una semplice
commemorazione, un ricordo di fatti passati. Nelle azioni liturgiche, Cristo si rende
presente attraverso l’opera dello Spirito Santo, quegli avvenimenti salvifici diventano
attuali. C’è una parola-chiave che ricorre spesso nella Liturgia per indicare questo:
la parola “oggi”; ed essa va intesa in senso originario e concreto, non metaforico.
Oggi Dio rivela la sua legge e a noi è dato di scegliere oggi tra il bene e
il male, tra la vita e la morte (cfr Dt 30,19); oggi “il Regno di Dio è vicino. Convertitevi
e credete al Vangelo” (Mc 1,15); oggi il Cristo è morto sul Calvario ed è risuscitato
dai morti; è salito al cielo e siede alla destra del Padre; oggi ci è dato lo Spirito
Santo; oggi è il tempo favorevole. Partecipare alla Liturgia significa allora immergere
la propria vita nel mistero di Cristo, la sua permanente presenza, percorrere un cammino
in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita.
Nelle
domeniche di Quaresima, in modo del tutto particolare in quest’anno del ciclo A, siamo
introdotti a vivere un itinerario battesimale, quasi a ripercorrere il cammino dei
catecumeni, di coloro che si preparano a ricevere il Battesimo, per ravvivare in noi
questo dono e far in modo che la nostra vita recuperi le esigenze e gli impegni di
questo Sacramento, che è alla base della nostra vita cristiana. Nel Messaggio che
ho inviato per questa Quaresima, ho voluto richiamare il nesso particolare che lega
il Tempo quaresimale e il Battesimo. Da sempre la Chiesa associa la Veglia Pasquale
alla celebrazione del Battesimo: in esso si realizza quel grande mistero per cui l’uomo,
morto al peccato, è reso partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo
Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Le Letture che ascolteremo
nelle prossime domeniche e alle quali vi invito a prestare speciale attenzione, sono
riprese proprio dalla tradizione antica, che accompagnava il catecumeno nella scoperta
del Battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera in questo Sacramento,
una stupenda catechesi battesimale rivolta a ciascuno di noi. La Prima Domenica, chiamata
Domenica della tentazione, perché presenta le tentazioni di Gesù nel deserto, ci invita
a rinnovare la nostra decisione definitiva per Dio e ad affrontare con coraggio la
lotta che ci attende per rimanergli fedeli. La Seconda Domenica è detta di Abramo
e della Trasfigurazione. Il Battesimo è il sacramento della fede e della figliolanza
divina; come Abramo, padre dei credenti, anche noi siamo invitati a partire, ad uscire
dalla nostra terra, a lasciare le sicurezze che ci siano costruite, per riporre la
nostra fiducia in Dio; la meta si intravede nella trasfigurazione di Cristo, il Figlio
amato, nel quale anche noi diventiamo “figli di Dio”. Nelle Domeniche successive viene
presentato il Battesimo nelle immagini dell’acqua, della luce e della vita. La Terza
ci fa incontrare la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). Come Israele nell’Esodo, anche noi
nel Battesimo abbiamo ricevuto l’acqua che salva; Gesù, come dice alla Samaritana,
ha un’acqua di vita, che estingue ogni sete; quest’acqua è il suo stesso Spirito.
La Chiesa in questa Domenica celebra il primo scrutinio dei catecumeni e durante la
settimana consegna loro il Simbolo, la professione della fede: il Credo. La Quarta
Domenica ci fa riflettere sull’esperienza del “Cieco nato” (cfr Gv 9,1-41). Nel Battesimo
veniamo liberati dalle tenebre del male e riceviamo la luce di Cristo per vivere da
figli della luce. Nel cammino dei catecumeni si celebra il secondo scrutinio. Infine,
la Quinta Domenica ci presenta la risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-45). Nel Battesimo
noi siamo passati dalla morte alla vita e siamo resi capaci di piacere a Dio, di far
morire l’uomo vecchio per vivere dello Spirito del Risorto. Per i catecumeni, si celebra
il terzo scrutinio e durate la settimana viene consegnata loro l’orazione del Signore:
il Padre nostro. Questo itinerario che siamo invitati a percorre
anche noi è caratterizzato, nella tradizione della Chiesa, da alcune pratiche: il
digiuno, l’elemosina e la preghiera. Il digiuno significa l’astinenza dal cibo, ma
comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Tutto questo però non
è ancora la realtà piena del digiuno: è il segno esterno - il digiuno - di una realtà
interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere
del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio.
Il
digiuno, nella tradizione, è legato poi strettamente all’elemosina. San Leone Magno
insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: “Quanto ciascun cristiano è tenuto
a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione,
perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza
non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni,
poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il
nome unico di ‘misericordia’ abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle
opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri
con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei
beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima” (Discorso
6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286). San Gregorio Magno ricordava, nella sua Regola
Pastorale, che il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto
dalla carità, da ogni gesto di generosità, che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto
di una nostra privazione (cfr 19,10-11).
La Quaresima, inoltre, è un
tempo privilegiato per la preghiera. Sant’Agostino dice che il digiuno e l’elemosina
sono “le due ali della preghiera”, che le permettono di prendere più facilmente il
suo slancio e di giungere sino a Dio. Egli afferma: “In tal modo la nostra preghiera,
fatta in umiltà e carità, nel digiuno e nell’elemosina, nella temperanza e nel perdono
delle offese, dando cose buone e non restituendo quelle cattive, allontanandosi dal
male e facendo il bene, cerca la pace e la consegue. Con le ali di queste virtù la
nostra preghiera vola sicura e più facilmente viene portata fino al cielo, dove Cristo
nostra pace ci ha preceduto” (Sermone 206, 3 sulla Quaresima: PL 38,1042). La Chiesa
sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio,
e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui
e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera
più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio. San Giovanni
Crisostomo esorta: “Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della
preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le
sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e
delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra
ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così
prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli
ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza” (Omelia 6 sulla
Preghiera: PG 64,466). Cari amici, in questo
cammino quaresimale siamo attenti a cogliere l’invito di Cristo a seguirlo in modo
più deciso e coerente, rinnovando la grazia e gli impegni del nostro Battesimo, per
abbandonare l’uomo vecchio che è in noi e rivestirci di Cristo, per giungere rinnovati
alla Pasqua e poter dire con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal
2,20). Buon cammino quaresimale a tutti!