Nuovi raid sulla Libia. Contrasti nella coalizione sul comando unico della missione
Terza notte di raid aerei della coalizione internazionale sulla Libia. Colpite Tripoli,
Sabah e Sirte, città natale di Gheddafi, che di tutta risposta schiera centinaia di
scudi umani intorno agli obiettivi sensibili, mentre continua a martellare Misurata,
tornata sotto il controllo dei lealisti. Molte le vittime per le ritorsioni del regime.
Sentiamo Amina Belkassem:
Intanto i
Capi delle Diplomazie dei Ventisette, riuniti ieri a Bruxelles per il Consiglio degli
Esteri, hanno deciso di aumentare le sanzioni contro il regime libico: il congelamento
di beni e visti sarà esteso a 11 persone, che vanno ad aggiungersi alle 27 già previste,
e altre nove entità finanziarie saranno sottoposte a misure restrittive. Se i Ministri
degli Esteri si sono, però, dimostrati compatti sull’inasprimento delle sanzioni,
è sulla guida delle operazioni in Libia che le divergenze sono invece nette. Laura
Serassio:
Ma quali effetti
potrà avere sul proseguimento della missione “Odissea all’alba” la mancanza per il
momento di un unico comando? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Paolo Mastrolilli,
esperto di politica estera del quotidiano La Stampa, raggiunto telefonicamente a Trapani:
Dall’Iran
intanto giungono le reazioni dell’ayatollah Ali Khamenei. La guida spirituale della
Rivoluzione Islamica condanna Gheddafi per “come continua a trattare il suo popolo”,
dichiara in un discorso televisivo. Ma pesanti accuse sono rivolte anche all’Occidente
e contro l’intervento militare in Libia “mirato – sottolinea – solo al petrolio”.
Emergenza
Libia in primo piano, ovviamente, anche in Italia, dove ieri si è tenuto un Consiglio
dei Ministri straordinario, e dove non mancano le divisioni politiche sulla partecipazione
italiana alle operazioni militari. Giampiero Guadagni:
Ancora nessuna
notizia del rimorchiatore italiano “Asso Ventidue”, sequestrato da uomini armati due
giorni fa nel porto di Tripoli, a bordo del quale vi sono 8 italiani. Secondo le ultime
dichiarazioni, non vi sarebbero state richieste di riscatto e non si conoscono i motivi
del sequestro. Il mezzo, vigilato da un sistema satellitare, è ancora nelle acque
libiche ma resta ignota la rotta.