2011-03-22 15:52:30

Nella tragedia giapponese la commovente solidarietà dei giovani


“In questa tragedia, uno degli aspetti più commoventi è lo slancio di solidarietà che manifestano i giovani giapponesi”: è quanto spiega il Salesiano giapponese padre Yasutaka Muramatsu, Segretario provinciale dell’Ispettoria salesiana intitolata a San Francesco Saverio. Padre Muramatsu, che si dedica alla pastorale giovanile e segue gruppi di giovani, racconta all'agenzia Fides che “i giovani, cristiani e non cristiani, si sono mobilitati, vorrebbero recarsi subito nelle aree colpite, per mettere a servizio delle vittime le loro energie e il loro entusiasmo, per aiutare, dare un sorriso, restituire un po’ di speranza. E’ davvero commovente vedere come bruciano d’amore verso il prossimo. E’ una lezione per tutti noi educatori”. I Salesiani giapponesi – circa 120 missionari in 13 case – si sono attivati con una raccolta di fondi da devolvere alla Caritas Giappone e alla diocesi di Sendai, che ha riportato i danni maggiori dopo lo tsunami. Presenti nell’arcipelago nipponico dal 1927, i religiosi hanno già vissuto la difficile fase della ricostruzione post bellica, constatando gli effetti nefasti delle radiazioni atomiche, dopo Hiroshima e Nagasaki: “Oggi la maggiore preoccupazione è la centrale nucleare di Fukushima che non è ancora sicura. Le notizie che circolano sono contrastanti e la gente ha paura di non sapere tutta la verità”, nota padre Muramatsu. Tuttavia i Salesiani continueranno la loro missione impegnandosi nelle scuole, nella pastorale giovanile, nell’evangelizzazione tramite la stampa, “restando vicini, in tutti i modi e condividendo la sorte del popolo giapponese, provato dalla tragedia”, nota il sacerdote. I religiosi continuano a organizzare anche veglie di preghiera per le vittime e nei prossimi giorni si incontreranno per un meeting in cui fare il punto della situazione e delineare forme di impegno concreto. Resta tuttavia molto difficile muoversi, dati i pochi mezzi di trasporto funzionanti, “così abbiamo imparato a restare in contatto tramite i mezzi di comunicazione come l’e-mail, il web, i social network, che diventano strumenti per alimentare la comunione” conclude il sacerdote. (R.P.)







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