Il ruolo dei laici nel Vaticano II. Una riflessione sul decreto conciliare “Apostolicam
Actuositatem”
L’apostolato dei laici “derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai
venir meno nella Chiesa”: è uno dei passaggi iniziali del decreto conciliare sull’apostolato
dei laici, Apostolicam Actuositatem, pubblicato nel novembre del 1965. Ascoltiamo
in proposito il commento del gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, nella 20.ma
puntata della nostra rubrica dedicata ai documenti del Vaticano II:
Qual’è il
ruolo dei laici nella Chiesa? Il teologo Yves Congar diceva con sarcasmo che questi
devono andare in chiesa, ascoltare, e mettere mano al portafoglio. Per contrastare
tale mentalità il Concilio Vaticano II ha rivoluzionato la maniera di intendere il
laicato e ha dato un’efficace spinta all’apostolato dei laici. Questo apostolato,
infatti, “non può mai venir meno nella Chiesa” (n. 1) – leggiamo nel decreto Apostolicam
Actuositatem.
Il Concilio dice chiaramente che “i laici derivano
il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo” (n. 3).
Non si tratta, dunque, di un “favore” concesso ai laici dai preti. Purtroppo, il rinnovamento
conciliare della missione dei laici nella Chiesa non sempre viene compreso correttamente.
In alcune situazioni i laici hanno cercato di prendere il posto del clero all’interno
della Chiesa invece di occupare responsabilmente i posti loro propri nel mondo.
Il
ruolo dei laici nella Chiesa non consiste nella loro “clericalizzazione”, così come
il rinnovamento dei sacerdoti non consiste nella loro “laicizzazione”. La vera uguaglianza
fra tutti i fedeli nella dignità e nel loro agire non significa la confusione delle
condizioni e dei compiti propri di ciascuno. Il Concilio afferma, infatti:
“I laici devono assumere il rinnovamento dell’ordine temporale come compito proprio,
e in esso […] operare direttamente e in modo concreto” (n. 7).
Uno dei
punti deboli del rinnovamento conciliare sembra però essere la definizione, di tipo
negativo, del laico nella Chiesa. Nella Lumen gentium leggiamo: “Col nome di
laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri dell’ordine sacro e
dello stato religioso” (n. 31). Eppure, più importante dall’affermazione che laico
non è prete, né religioso, mi sembra la domanda: chi è un laico?