Il Papa riceve i vescovi indiani in visita ad Limina. Il cardinale Gracias: la Chiesa
ha fiducia nonostante le violenze anticristiane
Il Papa ha ricevuto, stamani, un primo gruppo di vescovi della Conferenza episcopale
indiana in visita ad Limina. I cristiani dell’immenso Paese asiatico rappresentano
il 2,3 per cento della popolazione pari a 25 milioni di fedeli, di cui oltre 18 sono
cattolici. La Chiesa locale è particolarmente impegnata nel campo dell’educazione
e nell’assistenza ai poveri, specie dei dalit. Purtroppo, nonostante la disponibilità
al dialogo interreligioso, la minoranza cattolica è spesso oggetto di discriminazioni
e atti di violenza, come successo in modo eclatante nello Stato dell’Orissa, nel 2008.
Proprio da qui, muove la riflessione del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo
di Bombay e presidente della Conferenza episcopale indiana, intervistato da Robin
Gomes, del nostro programma indiano:
R. - In Orissa,
, all well knew... Tutti sanno delle violenze nell’Orissa tre anni fa, purtroppo
il governo locale e la polizia hanno assistito passivamente agli attacchi contro i
cristiani costretti a fuggire nelle foreste per sottrarsi alle aggressioni. Qualcosa
di simile è successo nel Karnataka. Il risultato è che gli aggressori pensano di farla
franca, perché la polizia e il governo sembrano volgere lo sguardo da un’altra parte
e questo dà un messaggio sbagliato. Questo è ingiusto e ci stiamo battendo per cambiare
le cose, ma il governo centrale è stato poco reattivo alle nostre richieste. Ho comunque
una grande fiducia nella maggioranza della comunità indù, nei fedeli della comunità
musulmana e di altre religioni. Penso che alcuni politici abbiano strumentalizzato
la religione e l’abbiano usata come un mezzo per ottenere voti. Il risultato è che
il tessuto laico del nostro Paese è stato messo in pericolo, ma sono sicuro che la
gente non permetterà che il principio della laicità sia gettato via.
D.
Un’accusa diffusa dei fondamentalisti indù è quella delle conversioni forzate. La
Chiesa indiana come sta cercando di correggere questa percezione?
R.
- The Catholic Church doesn't beleive... Lo abbiamo ripetuto più volte:
la Chiesa cattolica non crede nelle conversioni forzate, perché una conversione forzata
non avrebbe senso. Non sarebbe una vera conversione, perché questa è una disposizione
del cuore e qualsiasi cosa una persona sia costretta a fare, per quello che ci riguarda,
sarebbe tecnicamente nulla. Noi non abbiamo alcuna fretta di battezzare nessuno. Quindi
questa è un’accusa del tutto ingiusta e falsa, almeno per quanto riguarda la Chiesa
cattolica.
D. Il dialogo interreligioso è un campo delicato di lavoro
per la Chiesa. Come gestite questi rapporti con la maggioranza indù e con i musulmani?
R.
- We've got very good relationship... Abbiamo relazioni molto buone con
i vertici di queste comunità religiose e anche con la base, ma dobbiamo andare oltre,
perché ci sono persone che non sono propense al dialogo. Per le celebrazioni del 25.mo
anniversario della visita di Giovanni Paolo II in India, abbiamo organizzato un incontro
presieduto dall’l’Inviato Speciale del Papa, cardinale Murphy O’Connor, al quale hanno
partecipato leader indù, musulmani e cristiani che hanno parlato di morale e dell’influenza
della religione sulla società. È stato un incontro positivo e un passo avanti nel
dialogo interreligioso: tutti erano molto commossi e colpiti. Stiamo facendo progressi,
stiamo incoraggiando la nostra gente ad avere un dialogo di vita e un dialogo delle
opere, anche se resta ancora molto da fare da parte nostra, come da parte degli altri
esponenti religiosi.
D. Cosa può offrire la Chiesa in India alla Chiesa
universale?
R. - I Think that India ... Penso che l’India
e la Chiesa indiana possano offrire molto al mondo a cominciare dalla profonda religiosità
del popolo indiano. L’India è un Paese che sta facendo grandi progressi economici
e nonostante questo la religione resta un elemento importante. Noi indiani possiamo
dire al mondo che persone di diverse religioni possono vivere insieme in pace, nell’amore,
nell’armonia e nella comprensione reciproca, tutti alla ricerca di Dio. Siamo una
grande famiglia: i miei vicini erano musulmani e indù. Possiamo dimostrare come persone
di diverse religioni possono vivere insieme.