Giappone: 22 mila vittime. L'Oms: grave la contaminazione radioattiva nel cibo
In Giappone, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme: grave la contaminazione
radioattiva di cibo. Intanto, nella centrale nucleare di Fukushima, i tecnici sono
riusciti ad allacciare la corrente a tutti e sei i reattori, ma poco fa si è verificata
una nuova situazione di emergenza. Intanto sale il bilancio delle vittime: circa 22
mila tra morti e dispersi e la Banca mondiale fa i conti del disastro: 165 miliardi
di euro. Il servizio di Cecilia Seppia:
Prima il
terremoto, poi lo tsunami, quindi l’incubo nucleare, adesso in Giappone è allarme
cibo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha definito grave la contaminazione
radioattiva degli alimenti nel Paese affermando che la zona interessata è molto più
estesa dei 20-30 Km intorno a Fukushima. Il governo nipponico corre ai ripari imponendo
lo stop alla vendita di latte e vegetali in altre quattro prefetture ma non basta
a rassicurare la popolazione. Intanto nella centrale, i tecnici sono riusciti a riallacciare
la corrente a tutti e 6 i reattori ma oggi si è verificata un nuova emergenza: una
densa colonna di fumo è fuoriuscita dal reattore 3 che ora sembra stabilizzato; poi
è toccato al due, ancora bersagliato dagli idranti dei vigili del fuoco e questo ha
spinto la Tepco a far evacuare tutto il personale per l’altissimo livello di radiazioni.
Sull’ente di gestione dell’impianto però è sempre bufera. E ora emerge anche che la
società lo scorso 28 febbraio, in un rapporto all’Agenzia per la sicurezza nucleare
spiegò di aver omesso alcune verifiche alla centrale di Fukushima. Il premier giapponese,
Naoto Kan, è tornato a rassicurare la gente parlando di progressi lenti ma costanti,
poi ha aggiunto che è venuto il momento di prepararsi alla ricostruzione. Intanto
la conta delle vittime resta drammatica, circa 22 mila tra morti e dispersi e la
banca mondiale tira le somme del disastro: 165 miliardi di euro, il 4 per cento del
Pil. I settori più colpiti sono commercio e finanza.
Dunque ora a preoccupare
la popolazione giapponese e tutta la comunità internazionale è la contaminazione
del cibo e dell’acqua. Per un aggiornamento Cecilia Seppia ha raggiunto telefonicamente
ad Osaka, il collega Stefano Vecchia.
R. - Le notizie
più recenti sono che il governo, in effetti, ha a questo punto proibito l’uscita di
prodotti alimentari da quattro prefetture - le quattro maggiormente interessate dalle
radiazioni - e ha alzato, però, anche la soglia di attenzione in altre prefetture
vicine e nella stessa Tokyo, dove nei negozi sono stati trovati prodotti contaminati,
con un vario livello di contaminazione.
D. – Quindi il governo ha imposto
lo stop alla vendita degli alimenti. Quali informazioni si hanno sui controlli sulle
persone e sulle campagne sanitarie?
R. – I controlli si stanno facendo
un po’ random e non a tappeto, anche se nelle zone maggiormente interessate sono intensi,
anche da questo punto di vista. Nella stessa Tokyo non ci sono controlli sulle persone,
o almeno non sono apparenti. Però si cerca di controllare gli ambienti ed, in questo
caso, anche gli alimenti.
D. - La Banca mondiale fa un po’ i conti,
tira le somme del disastro, e dice che questa catastrofe potrebbe costare al Giappone
165 miliardi di euro, ovvero il 4% del Pil...
R. - Sarà un bilancio
gravissimo. Addirittura qui le previsioni parlano di oltre 220 miliardi di dollari.
Di fatto, però, è un bilancio difficile da stilare, data la situazione ancora in evoluzione:
si temono, ad esempio, altre forti scosse, un altro forte sisma che era previsto e
non è ancora arrivato… La situazione è assolutamente incerta e anche i reattori pongono
una sorta di ipoteca sulla ricostruzione, in questo momento. Onestamente, però, da
qui, quello che si vede è che la gente non è preoccupata tanto di questo: è preoccupata,
da un lato, del pericolo delle radiazioni, dall’altro di un nuovo terremoto ed anche
in qualche modo, di riavviare una sua normalità. Quindi, da un lato ripristinare al
più presto le linee elettriche, le comunicazioni, la distribuzione di carburante,
che, ad esempio, scarseggia anche a Tokyo, e, dall’altro, dare un alloggio, una sistemazione
decorosa a tutti gli sfollati, perché a loro volta possano almeno individuare un nuovo
futuro. (ma)