Il Rapporto del Comitato media e minori: troppi programmi inadatti anche in fascia
pomeridiana
“Nel mondo della comunicazione sta avvenendo un vero e proprio tsunami che travolge
i giovani. Bisogna reagire e difendere i minori da violenza e imbarbarimento culturale”.
Così il prof. Giuseppe De Rita, presidente del Censis, commenta i dati emersi dal
Rapporto del Comitato media e minori, presentato in questi giorni a Roma. Il documento
evidenzia, a fronte di una crescente offerta televisiva, anche un aumento esponenziale
delle violazioni del Codice di autoregolamentazione che tutela i minori. Sotto accusa
soprattutto film e telefilm, ma anche i programmi di intrattenimento e i cartoni animati
destinati a un pubblico adulto. L’incontro è stato anche occasione per ribadire alle
emittenti la necessità di un orientamento comune verso la tutela dei più piccoli.
Cecilia Seppia ne ha parlato con il presidente del comitato Media e Minori,
Franco Mugerli:
R. - Noi
lavoriamo essenzialmente su segnalazioni. L’anno scorso ne sono arrivate 320, quindi
quasi una al giorno. Naturalmente, noi sappiamo che ci sono molte più variazioni all’interno
della programmazione ma, soprattutto, vorremmo essere aiutati anche a dare una sollecitazione
alle emittenti perché possano sempre produrre programmi buoni. Quando viene fatta
una buona televisione aumentano gli ascolti e se c’è da discutere se deve venire prima
il diritto dell’impresa o il diritto del minore, la stessa convenzione delle Nazioni
Unite dice che deve venire prima l’interesse del minore.
R. - Oltre
ai film e ai telefilm, gran parte delle violazioni accertate riguardano i programmi
di infotainment che, tra l’altro, monopolizzano la fascia pomeridiana dei palinsesti
sia delle tv private che di quelle pubbliche. Vogliamo spiegare di cosa si tratta?
R.
– Sì. Dopo i film, la maggiore classificazione dei contenuti che vengono proposti
in televisione riguarda proprio l’infotainment, cioè programmi di intrattenimento
dove l’attualità e la cronaca diventano oggetto di dibattito e anche di spettacolo.
Vengono proposte, anche con modalità che non sono assolutamente pertinenti, tematiche
che non si addicono proprio ai minori, e sotto questo aspetto c’è da fare una profonda
riflessione anche da parte di chi produce questo tipo di televisione.
R.
- Da un lato, allora, le sanzioni alle emittenti come elemento giuridico per limitare
le violazioni del codice e, dall’altro, l’importanza di recuperare il ruolo educativo
che la tv sembra aver dimenticato, ma che non può essere nemmeno solo prerogativa
della televisione…
R. – Certo, da un lato occorre che le istituzioni
svolgano sempre un lavoro di attenzione, anche coinvolgendo l’attenzione dei genitori
e degli operatori, ma al contempo è fondamentale sviluppare un’opera di educazione
all’interno delle scuole, all’interno delle reti sociali. Davanti a un’offerta sempre
più variegata della televisione e dei mezzi di comunicazione è fondamentale che il
minore non sia lasciato a se stesso, ma sia accompagnato a educarsi, a trovare quello
che veramente può aiutarlo nella sua crescita.
D. - Il Comitato media
e minori ha fatto anche delle proposte concrete?
R. – Certo. Davanti
a fatti di cronaca importanti, come quelli che purtroppo hanno visto protagonisti
i minori, abbiamo sollecitato proprio una maggiore attenzione da parte di chi fa televisione
perché un dramma non può essere proposto in maniera così disgustosa: bisogna fare
in modo che venga accompagnato con quella discrezione che è fondamentale perché tutti,
a cominciare dai minori stessi, vengano aiutati a guardarlo e anche e a giudicarlo.
(bf)