2011-03-19 15:37:42

La protesta araba scuote anche la Siria


Le proteste antigovernative raggiungono anche la Siria. Almeno 4 persone sono morte e altre decine sono rimaste ferite in scontri tra polizia e manifestanti ieri sera a Deraa, nel sud del Paese, dove migliaia di cittadini sono scesi in piazza in quello che è stato battezzato il “venerdì della dignità”. Da Washington è arrivata la dura condanna della Casa Bianca per ogni atto di violenza contro i civili, critiche anche dall’Onu che definisce la repressione "inaccettabile". Intanto, un’imponente manifestazione organizzata tramite Facebook è prevista oggi ad Homs, a nord di Damasco.

Yemen
E’ sempre alta tensione nello Yemen. Dopo gli scontri di ieri nella capitale Sana'a, costati la vita ad almeno 52 persone, in mattinata la polizia ha sparato di nuovo sui manifestanti ad Aden, nel sud del Paese. Un primo bilancio parla di 4 feriti. Intanto anche oggi, decine di migliaia di persone sono scese in piazza del Cambiamento nella capitale per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, da 32 anni al potere. Dura la condanna della comunità internazionale, a partire da quella del presidente Usa, Obama, del responsabile della politica estera Ue, Catherine Ashton e del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.

Sciiti in piazza in Iraq e in Iran contro la rivolta in Bahrein
Diverse migliaia di sciiti iracheni sono tornati a manifestare stamani nel sud dell'Iraq contro la repressione delle proteste sciite nel Bahrein e l’invio di truppe saudite a Manama, mentre da ieri il parlamento di Baghdad ha sospeso per dieci giorni i lavori in segno di dissenso contro l’uso della forza da parte delle autorità nell’arcipelago del Golfo. Manifestazione anche in Iran dove centinaia di manifestanti hanno preso d’assalto il consolato saudita di Mashhad, chiedendo la fine della repressione in Baherin.

Egitto: seggi aperti per referendum sulle riforme costituzionali
Seggi aperti da questa mattina in Egitto per il referendum sulle riforme costituzionali che dovrebbero consentire entro sei mesi le prime elezioni libere dopo la cacciata di Hosni Mubarak, avvenuta l'11 febbraio. I 45 milioni di aventi diritto dovranno esprimersi tra l’altro sulla limitazione del numero di mandati presidenziali, sull’allentamento delle restrizioni per candidarsi, sul rafforzamento del controllo della magistratura sulle elezioni e sull’abolizione del potere presidenziale di ordinare processi militari contro i civili. Contrari alcuni esponenti dell’opposizione come Mohammed El Baradei che chiede una Costituzione completamente nuova prima di andare alle urne.







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