Etiopia. Il vescovo di Nekempte: motivi politici dietro le violenze interreligiose
Dietro alle violenze dei giorni scorsi tra cristiani e musulmani nell’Etiopia sud-occidentale
ci sono estremisti che cercano di “usare la religione per destabilizzare la pace e
i conseguenti conflitti a fini politici”. È quanto afferma all’agenzia Cns mons. Theodorus
van Ruijven, vescovo di Nekempte. Nell’intervista il presule di origine olandese conferma
che i rapporti interreligiosi tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana
nella zona stanno peggiorando in modo preoccupante, grazie all’istigazione di alcuni
predicatori islamici provenienti anche dalla vicina Somalia. Gli scontri, scoppiati
il 2 marzo scorso con l’accusa da parte di un musulmano ad alcuni cristiani di aver
dissacrato una copia del Corano, hanno causato almeno un morto e una dozzina di feriti,
l’incendio di diverse chiese e scuole protestanti e ortodosse e altri danni materiali.
Finora essi non hanno coinvolto la piccola comunità cattolica locale (appena l’1%
della popolazione), nei cui confronti - ha detto mons. van Ruijven - i musulmani hanno
sinora avuto “un atteggiamento diverso”. Secondo il presule, anche l’atteggiamento
di alcuni gruppi protestanti locali ha contribuito ad alimentare il clima di scontro
con la comunità musulmana. Chiarezza su quanto accaduto è stata chiesta dal pastore
Wakseyoum Idosa, presidente della Chiesa evangelica etiopica il quale ha dichiarato
che i leader cristiani stanno lavorando insieme al Consiglio Supremo Islamico etiopico
per ripristinare la pace nella regione. I leader musulmani locali hanno promesso,
da parte loro, di aiutare la ricostruzione degli edifici distrutti, mentre il Primo
Ministro Meles Zanawi si è impegnato a compiere “passi concreti” per prevenire futuri
disordini. (L.Z.)