Giappone. Sale l'allarme nucleare: corsa contro il tempo
In Giappone resta critica la situazione nell’impianto nucleare di Fukushima. E' stato
alzato il livello d’allarme alla centrale da 4 a 6, lo riferisce l’Agenzia Internazionale
per l’Energia Atomica. Intanto a una settimana dal terremoto, il bilancio delle vittime
sale ad almeno 16.000 tra morti e dispersi e si teme che la conta finale possa superare
le 20.000 vittime. Il servizio è di Marco Guerra:
Continua
la corsa contro il tempo per mettere in sicurezza i rettori della centrale nucleare
di Fukushima. I tecnici hanno lavorato per tutta la giornata per ripristinare almeno
parzialmente la fornitura diretta di energia elettrica alla centrale al fine di accelerare
le operazioni di raffreddamento dei reattori surriscaldati. Secondo l’ultimo bollettino,
per domani mattina la corrente potrebbe di nuovo alimentare i reattori 1, 2 e 4. Si
lavora anche per alzare il livello dell'acqua nelle vasche dove vengono conservate
le barre di combustibile nucleare, mentre si affaccia l'ipotesi di chiudere i reattori
in un sarcofago di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto a Cernobyl nel 1986.
E accanto agli idranti e agli elicotteri, per raffreddare i reattori, viene impiegato
ora anche un generatore diesel. Tutti gli forzi però non hanno al momento portato
ai risultati sperati. Tant’è che oggi il governo ha alzato il livello d'allarme alla
centrale nucleare di Fukushima da 4 a 5 su una scala di sette punti. Una boccata di
ossigeno arriva dal vento che soffiando verso il Pacifico sembra non rappresenti
un pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo. Il presidente americano Obama ha
affermato che non ci sono pericoli neanche per la costa occidentale degli Usa, dove
450 esperti nucleari militari sono pronti ad aiutare quelli giapponesi, se
necessario. Intanto prendono sempre più forma i confini della tragedia. Il numero
delle vittime confermate, per l’esattezza 6.539, ha superato quello delle vittime
del sisma di Kobe del 1995. E sono in tutto almeno 400 i chilometri quadrati di terreno
inondati dallo tsunami. Parlando delle devastazioni oggi il premier ha assicurato
che il Paese sara ricostruito dalle rovine come dopo la seconda guerra mondiale. Ma
per conoscere la situazione sul terreno a una settimana dalla tragedia la parola al
collega Stefano Vecchia:
R. - Alle 14.46 il Giappone,
nell’ufficialità, si è fermato: è stato ricordato questo momento tragico, quando il
terremoto di 9° ha colpito la parte nordorientale del Paese. Un Paese che, in questi
giorni, è in chiare difficoltà: da un lato, le conseguenze del terremoto e dello tsunami
che si fanno sentire pesantemente in termini di devastazione, in termini di carenza
di servizi, in scarsità di prodotti di prima necessità e di carburante; e, dall’altro,
la paura evidentemente delle radiazioni che si sprigionano dagli impianti di Fukushima.
La popolazione continua, in qualche modo, a dare credito, a dare fiducia alle autorità
e ai tecnici, ma certamente fatica sempre di più in quanto poi le difficoltà materiali
- anche in questo caso - crescono. Ultima questione, direi, quella degli sfollati:
ce ne sono quasi 400 mila in oltre 2.500 posti di accoglienza. Una situazione veramente
difficile: scarseggia il cibo, non hanno riscaldamento e in molti casi manca anche
il gas per cucinare. Si sta pensando ora di spostarne un certo numero in aree più
protette, più sicure, non interessate dal cataclisma.
D. - Il Giappone
non ha chiesto aiuti esterni e la comunicazione è stata finora molto frammentata.
C’è stato un tentativo di coprire la reale portata di questa tragedia?
R.
- Le dimensioni della tragedia senza precedenti e allo stesso tempo ancora realmente
poco definite, perché ci sono delle zone ancora praticamente isolate. Certamente una
tragedia di questa vastità non ha colpito mai nessun Paese e quindi è chiaro che tra
le pieghe si possono celare anche giochi politici, si possono celare mezze verità…
E’ una situazione caotica, ripeto. La chiarezza si avrà soltanto fra qualche mese,
quando lo sgombero di tutte queste immense macerie - che è iniziato oggi - nelle zone
colpite dallo tsunami finirà. (mg)
La situazione umanitaria in Giappone
continua ad essere molto difficile: terremoto e tsunami, oltre ai morti, hanno causato
decine di migliaia di sfollati e tantissimi feriti. Alessandro Guarasci ha
raccolto in proposito la testimonianza di padre Sawata Tojonari, vice-superiore
provinciale dei Paolini in Giappone, raggiunto telefonicamente a Tokyo:
R. – Il governo
non riesce a controllare e ad organizzare tutti gli aiuti. Molti comuni non accettano
tutti questi aiuti …
D. – Ma quantomeno, arrivano informazioni dal
governo?
R. – Il governo non ci informa molto di questo, perché la situazione
generale delle zone colpite dal terremoto non è ancora sicura: non tutti possono raggiungerle.
Noi stessi sappiamo soltanto quello che il governo ci dice.
D. – Negli
ospedali stanno continuando ad arrivare molte persone?
R. – Gli ospedali
dicono che mancano assolutamente le persone, i dottori e così via. Quindi la situazione
non è ancora migliorata di molto.
D. – Dalle zone vicino alla centrale
di Fukushima, in questo momento le persone stanno venendo via?
R. –
Dato che la situazione sta peggiorando, sembra che le misure cautelative riguardo
alle radiazioni diventeranno più severe. E il governo dice che alcuni sono contaminati
ma che non c’è da preoccuparsi. Però noi non sappiamo nulla di più preciso, perché
dobbiamo credere soltanto a quello che dice il governo. E anche noi ci preoccupiamo
molto! (gf)