2011-03-18 20:07:46

Gheddafi: "cessate il fuoco immediato". I ribelli: "Un bluff". Gli Stati Uniti non dispiegheranno truppe di terra


In primo piano la Libia: ad un giorno dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che ha aperto alla No Fly Zone, passo indietro del regime: il leader Gheddafi ha infatti annunciato un cessate il fuoco immediato e la contestuale sospensione di ogni operazione militare contro gli insorti. Ma secondo questi ultimi si tratterebbe di un bluff. Scettici anche gli Stati Uniti. Domani a Parigi vertice di Ue, Lega Araba e Unione Africana, alla presenza del segretario Onu Ban Ki Moon, per definire il piano di intervento. "A Gheddafi è stato dato un ampio avvertimento - ha detto il presidente Usa Obama - Gli Usa non dispiegheranno truppe di Terra". Il capo della Casa Bianca ha spiegato che ci sarà un'azione militare se Gheddafi non rispetterà la risoluzione dell'Onu. Secondo Obama il Colonnello ha perso ormai credibilità. Il servizio è di Amina Belkassem RealAudioMP3

In Libia gli stranieri stanno lasciando il Paese. Sacerdoti e religiosi hanno invece deciso di restare al fianco della popolazione. Si vivono, in particolare, ore di grande apprensione a Bengasi. Ma anche a Tripoli la tensione resta alta. Amedeo Lomonaco ha raggiunto telefonicamente nella capitale libica il giornalista freelance Cristiano Tinazzi:RealAudioMP3

R. - Tutti sono in attesa dell’arrivo dei bombardieri: tra l’altro, l’ambasciata italiana ha dato l’ordine di evacuare il personale ed anche per noi giornalisti è abbastanza difficile. Siamo in mezzo ai due fuochi ed è difficile valutare anche le reazioni della popolazione, se e quando ci saranno questi bombardamenti, che ormai son dati per certi. La situazione è abbastanza irreale. Adesso siamo bloccati in hotel, per questioni di sicurezza: oggi è venerdì, quindi giornata di preghiera, e non si sa come potrebbe reagire la gente nei nostri confronti. E’ chiaro che i Paesi che hanno contribuito ad avallare questa decisione delle Nazioni Unite saranno considerati responsabili e quindi responsabili anche gli organi di stampa e i cittadini stessi.

D. - Dunque, appare scontato l’attacco da parte delle truppe governative fedeli al leader Gheddafi sulla città di Bengasi, dove ci sono ancora gli insorti. A questo punto diventa anche cruciale capire se quest’attacco ci sarà e se sarà, in qualche modo, arginato da un intervento da parte dell’Onu…

R. - E’ chiaro che è una corsa contro il tempo. Questo tipo d’intervento è stato inutile, perché è arrivato tardi: ormai le forze fedeli a Gheddafi sono alle porte di Bengasi e se riusciranno a prendere Tobruk, Bengasi sarà chiusa in un sacco, isolata dal confine egiziano e in quel caso l’intervento militare, da parte appunto della Comunità internazionale, potrà colpire solo l’aviazione libica. Quello che è chiaro è che c’è una corsa contro il tempo da entrambe le parti.

D. - In questa corsa contro il tempo, come appare il governo di Tripoli?

R. - L’impressione che si ha in Tripolitania è che sia abbastanza saldo, che non ci siano crepe all’interno della struttura militare politica. E’ chiaro che adesso la pressione internazionale dovrà portare ad una via d’uscita da questo empasse: ma Gheddafi, comunque, in queste situazioni è sempre imprevedibile.

D. - Gheddafi, appunto, è sempre imprevedibile. Sono temibili concretamente le minacce libiche di attacchi nel Mediterraneo, in caso di un’azione militare in Libia da parte delle Nazioni Unite?

R. - E’ difficile valutarlo. Le forze armate libiche sono abbastanza antiquate. Sappiamo che hanno dei sommergibili che, però, non sono di ultima generazione, e quindi, difficilmente potranno portare a segno delle azioni militari, anche se, appunto, la minaccia di colpire obiettivi civili, allarga il campo di azione delle forze di Gheddafi. Quindi, c’è questa paura, ma non si capisce come e quando potrà venire concretizzata. (ma)

La risoluzione delle Nazioni Unite è stata dunque approvata con margini d’intervento più ampi della sola imposizione di una “no-fly zone”. A Stefano Silvestri, presidente dello Istituto Affari Internazionali Stefano Leszczynski ha chiesto se si stia per aprire un nuovo fronte militare per l’Occidente:RealAudioMP3

R. - Siamo ancora in una fase un po’ confusa, a mio avviso, però certamente questo significa un aumento di una certa tensione e probabilmente anche una possibilità di arrivare ad un congelamento della guerra civile.

D. - Si è aspettato fino all’ultimo prima di intervenire: c’è una strategia dietro tutto questo?

R. - Secondo me molto poco; secondo me non c’era una volontà vera di intervento: Gheddafi ha talmente forzato la mano nella situazione che, alla fine, l’intervento è diventato inevitabile. Molto probabilmente la preferenza generale sarebbe stata di tipo diplomatico, ma che con Gheddafi si è rivelata assolutamente impossibile.

D. - A questo punto da parte di molti Paesi occidentali resta la preoccupazione forte di quello che sarà il futuro delle relazioni economiche e commerciali con la Libia…

R. - Sì e d’altra parte questo riguarda, poi, in particolare l’Italia, che aveva delle ottime relazioni con il governo libico e soprattutto grossi interessi economici a cominciare da quelli legati ai contratti petroliferi e non solo per l’estrazione, ma anche per l’esportazione. Devo dire che, dal momento in cui ci eravamo allineati alla mozione sulle sanzioni approvata dal Consiglio di sicurezza, tutto questo doveva venire chiaramente ridiscusso e ripensato. A questo punto probabilmente sarebbe quasi meglio se dovessimo trattare con un governo post-Gheddafi.

D. - Chi ha esercitato maggiori pressioni in favore dei ribelli è stata la Francia: come mai?

R. - Calcoliamo che la Libia aveva più volte ostacolato anche la politica francese in Africa e c’è probabilmente il tentativo di Sarkozy di riproporre una politica mediterranea, dopo il fallimento sostanziale dell’Unione per il Mediterraneo. La Francia ha bisogno di una politica mediterranea e questo è un po’ un tentativo di dimostrare la continuità del suo interesse, io credo.

D. - In ogni caso, tutti gli Stati che hanno deciso di sostenere in campo dei rivoltosi, dei ribelli, hanno preteso il “cappello” della Risoluzione delle Nazioni Unite…

R. - Diciamo che andiamo verso una situazione, che potrebbe essere anche piuttosto lunga, di conflitto politico-diplomatico oltre che militare. (mg)







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