Presentato a Milano il nuovo Antifonale ambrosiano
E' stato presentato ieri pomeriggio a Milano, nella Chiesa di Santa Maria Annunciata
in Camposanto, il nuovo Antifonale ambrosiano. Ce ne parla Fabio Brenna:
Un contributo
alla riscoperta dell’antico canto ambrosiano: è il nuovo Antifonale ambrosiano, presentato
70 anni dopo l’ultima pubblicazione voluta dal cardinale Schuster. Si tratta di 140
brani, che fanno parte dell’autentico repertorio ambrosiano; la musica occidentale-europea
più antica che sia ancora oggi eseguita, come ci conferma Alberto Rusconi,
fra i curatori dell’opera:
“Tanti pezzi possono essere ricondotti in
maniera abbastanza agevole al IV, al V, al VI secolo. Dal punto di vista musicale,
oltre ad un linguaggio musicale proprio e diverso dal canto gregoriano, ha la particolarità
di avere alcuni pezzi molto semplici, estremamente semplici, elementari, costruiti
su poche note ed altri, invece, fioriti di infiniti melismi e vocalizzi. Passa fra
questi due estremi. Il gregoriano è più equilibrato”.
Il nuovo Antifonale
si rivolge soprattutto alle Scholae, adeguatamente preparate, anche se non esclude
la partecipazione attiva dell’assemblea nel corso delle varie celebrazioni liturgiche.
Un canto, quello ambrosiano, che è “esegesi della Parola”, e ne spiega musicalmente
i significati più profondi, proponendosi come opportunità di approfondimento per i
compositori d’oggi. Un canto perfettamente a suo agio, anche nel rito moderno:
“Non
dobbiamo, però, pensare - attenzione! - che il canto ambrosiano, come molti canti
gregoriani, sia incompatibile con la partecipazione dell’assemblea. Partecipazione
dell’assemblea non vuol dire che tutti devono cantare tutto: vuol dire che ci sono
dei pezzi che sono adatti, che hanno un carattere più meditativo e quindi anche più
complessi esecutivamente, che possono essere canti dalla Schola, dal coro, dalla Schola
cantorum; tanti altri sono però cantabilissimi dall’assemblea, come tutto l’ordinario
della Messa, ma anche moltissimi canti possono ridiventare patrimonio non già delle
sole Scholae cantorum, ma anche dell’assemblea che canta”. (mg)