L'arcivescovo di Dublino: cristiani controcorrente per il bene dell'Irlanda
Una presenza cristiana rinnovata e sempre più fedele al Vangelo, che sappia confrontarsi
con una società pluralista, ma rispettosa della storia e delle tradizioni del popolo
irlandese. È l’auspicio formulato dall’arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda,
Diarmuid Martin, intervenuto martedì sul rapporto tra Chiesa e Stato al Mater Dei
Institute of Education. Lo riferisce L’Osservatore Romano. Incontro programmato da
tempo, ma che di fatto è avvenuto a pochi giorni dall’insediamento del nuovo Governo.
Circostanza — ha tenuto a precisare il presule — che non incide minimamente con le
considerazioni sul rapporto tra la comunità ecclesiale, le istituzioni civili, la
società irlandese. «Come la Chiesa non è composta solo da vescovi, così anche le istituzioni
e lo Stato sono qualcosa di più dei partiti di Governo e della politica», ha chiosato
il presule, che ha spaziato a tutto campo, passando in rassegna i grandi temi del
Paese, dalla crisi economica alle generali debolezze nella gestioni dei servizi pubblici.
Soffermandosi anche sulle difficoltà registrate all’interno della Chiesa, come il
calo dei praticanti e, non ultimo, il tema del noto scandalo legato ai casi di abusi
su minori. In particolare, ha sottolineato come il «rinnovamento della Chiesa esige
un rinnovamento delle strutture», ma da sola tale operazione sarebbe «inutile». Infatti,
ha rilevato, «la Chiesa non è soltanto una realtà sociologica, che può essere rinnovata
solo mediante l’applicazione di modelli sociologici di consultazione e il cambiamento
della classe dirigente». La Chiesa «è la comunità dei battezzati, che vivono come
veri discepoli di Gesù Cristo». In questo senso, i «grandi riformatori della Chiesa
sono i santi». E gli «strumenti per la riforma della Chiesa sono quelli che figurano
nel programma tradizionale per la Quaresima: preghiera, penitenza e opere di carità».
E tra le maggiori insidie per la comunità cristiana, il presule individua il rischio
di preferire la comodità del «politically correct», del facile «conformismo», piuttosto
che scegliere la strada stretta del Vangelo. «La Chiesa deve sempre avere la libertà
di prendere posizioni che sono culturalmente impopolari». Poiché «la novità del messaggio
del Vangelo trascende ogni cultura». C’è spazio anche per una sottolineatura di quanto
di buono la Chiesa ha fatto e continua a fare per la società irlandese. «La Chiesa
non è in via di estinzione». E nel corso degli anni essa «non è stata mai assente»,
soprattutto facendosi prossima ai settori più bisognosi della società. Quanto al prospettato
più ampio pluralismo in tema di gestione del sistema dell’istruzione, il presule ha
salutato con «grande favore» l’annuncio del ministero della Pubblica istruzione di
un National Forum on School Patronage. Ma ha precisato: «Mentre non è irragionevole
supporre che il desiderio di istruzione specificamente cattolica sia minore rispetto
al passato, questo non significa che l’educazione cattolica sia di per sé una cosa
del passato». Va dunque difeso il diritto di scelta dei genitori, come pure lo Stato
ha il dovere di tutelare il matrimonio, quale «bene fondamentale per la società».