2011-03-17 11:18:15

La costruzione di una nuova chiesa a Port-au-Prince, segnale di speranza per Haiti


A oltre un anno di distanza dal terremoto che provocò 230.000 morti e 300.000 feriti, oltre un milione di persone vivono ancora in condizioni oltremodo difficili nelle tendopoli allestite nel sud di Haiti e nella capitale Port-au-Prince. Nella morsa dell’emergenza, alla difficile situazione sociale si aggiunge anche l’epidemia di colera. Nella drammatica situazione la comunità ecclesiale, attraverso sacerdoti, religiosi e religiose, gruppi laicali di ispirazione cristiana continuano a offrire un prezioso servizio, ponendosi quale punto di riferimento per la popolazione. Il violento sisma insieme con la quasi totalità delle abitazioni ha raso al suolo ospedali e anche numerosi luoghi di culto. In particolare per un quartiere della capitale haitiana, noto come Delmas 33 – riferisce L’Osservatore Romano - la costruzione di una chiesa sta diventando una priorità. L’idea, nata subito dopo il sisma, si sta, anche se con lentezza, concretizzando grazie alla raccolta di fondi. Sino a ora i fedeli della comunità parrocchiale di San Francesco si sono riuniti sotto una tenda per la celebrazione della Messa domenicale. Una spinta determinante al progetto di costruzione della nuova chiesa è giunta da monsignor Pierre Andrew Pierre, presidente dell'Università di Notre Dame di Haiti, il quale, ora, vive con i genitori nel quartiere Delmas 33, dove ha preso la residenza nella canonica della cattedrale di Nostra Signora dell'Assunta distrutta dal terremoto. «Sono venuto qui come rifugiato», ha detto monsignor Pierre, scampato «miracolosamente» alla morte insieme con i genitori. «È confortante — ha evidenziato — che pur tra difficoltà di ogni genere, personali e sociali, si pensi a un luogo di preghiera per l’incontro con Dio. È questo un segno d’una maturità di fede e di una profondità di vita che testimoniano il vero volto della rinascita di un popolo. I sopravvissuti al sisma di Haiti cominciano a ricostruire le loro vite». Intanto, continua il programma di ricostruzione, attraverso prefabbricati, nelle periferie delle città più colpite di Haiti. Il progetto è portato avanti dal Catholic relief services e finanziato dalla US Agency for international Development. Di recente padre Massimo Joaquim Cipriano, responsabile delle missioni dei camilliani ad Haiti, ha avviato a Jeremie, dove opera insieme con altri tre volontari, un progetto per la costruzione del nuovo ospedale della missione. «Occorre continuare a lavorare per il futuro — sottolinea — anche in una situazione così disperata. Da questi germi di cambiamento e di bene può nascere un futuro migliore per questo Paese così duramente provato».







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