Al Consiglio di sicurezza dell’Onu bozza di risoluzione per una "no-fly zone" in Libia
La comunità internazionale sta vagliando se adottare una qualche decisione sull’intervento
in Libia. In particolare il Consiglio di sicurezza dell’Onu esaminerà una bozza di
risoluzione per un'eventuale istituzione di una "no-fly zone". Quali i motivi di questa
attesa? Francesca Baronio lo ha chiesto a Marina Ottaway, analista della
Carnegie di Washington, esperta di Medio Oriente, Africa e movimenti islamisti:
R. - Perché
nessuno vuole affrontare un’altra guerra in un Paese arabo. C’è molta simpatia per
la posizione dei ribelli, ma l’idea di mandare ancora sia aerei sia, soprattutto,
una forza terrestre, in questo momento viene rifiutata da tutti. C’è un desiderio
di un intervento umanitario, ma non credo che l’idea prevalga per il Dipartimento
di Stato e la Casa Bianca e, a giudicare da quello che sta succedendo, direi senz’altro
non in Europa.
D. - In cosa, la rivolta libica si differenzia da quella
tunisina e da quella egiziana?
R. - E’ partita nello stesso modo: la
folla nelle strade delle città che chiede i suoi diritti … Purtroppo, siccome una
parte delle truppe di Gheddafi sono passate dalla parte dell’opposizione si è trasformata
in una guerra: neanche una guerriglia, ma proprio una guerra con i carri armati, con
gli armamenti pesanti. E in questa guerra, i ribelli perdono senz’altro, perché Gheddafi
è armato molto meglio e ha forze molto maggiori.
D. - Che tipo di previsioni
si possono fare? Che cosa può succedere, che scenari ci dobbiamo aspettare?
R.
- Ci sono due scenari, secondo me: uno è che Gheddafi poco alla volta riesca a riconquistare
Bengasi e l’altro è che il Paese si divida in due parti. Non so se ora Gheddafi abbia
ancora abbastanza truppe e abbia un esercito che resti abbastanza unito per riuscire
a rioccupare Bengasi. Bengasi non è uno di quei paesini sulla costa che sono stati
recentemente riconquistati da Gheddafi, e non so se di fronte a un attacco molto importante,
quello che resta dell’esercito di Gheddafi rimarrà unito o se ci potranno essere altre
unità a passare dalla parte dei ribelli.
D. - Qual è il ruolo dell’Italia?
R.
- Il ruolo dell’Italia è stato importante in passato, nel senso che l’Italia negli
ultimi anni ha avuto una relazione più stretta con Gheddafi. A questo punto l’Italia
da sola non può fare niente: non è l’Italia che può intervenire, né dalla parte di
Gheddafi, né dalla parte dei ribelli. Direi che a questo punto la questione è diventata
troppo ampia perché un solo Paese possa avere un’influenza importante. Può darsi che,
come rappresaglia contro l’Europa, Gheddafi decida di facilitare il transito di africani
attraverso la Libia verso l’Europa: questo non è impossibile. Direi che l’emigrazione
dalla Tunisia resterà quella che era prima, perché la situazione economica non migliora
da un momento all’altro, e a breve scadenza continuerà a peggiorare perché ci vorrà
un po’ prima che ricominci il turismo verso la Tunisia. (bf)