Terzo anniversario della morte di Chiara Lubich. Il cardinale Antonelli: ha reso la
santità a portata di tutti. Pubblicata la biografia ufficiale
Il 14 marzo di tre anni fa, si spegneva a Rocca di Papa, in provincia di Roma, la
fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich. A ricordarne la figura è stato
ieri sera il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la
famiglia. Nella Messa di ringraziamento presieduta nella Basilica romana dei Santi
XII Apostoli, assieme a due vescovi e a una ventina di sacerdoti e di fronte a una
folta comunità romana dei focolari, il porporato ha ricordato i pilastri della spiritualità
di Chiara Lubich: l’impegno a vivere la Parola di Dio e a compiere la Sua volontà,
ma anche la meta della santità collettiva e la ricerca del dialogo con tutti. Ma in
che modo il carisma dell’unità di Chiara Lubich dà forma al dialogo dei Focolari?
Claudia Di Lorenzi lo ha chiesto a Roberto Catalano, incaricato per
il Movimento dei Focolari per il dialogo interreligioso, per molti anni in India:
R. - Il carisma
di Chiara Lubich è il carisma della comunione e dell’unità e quindi come tale non
può non essere ideologico. Infatti, il fine specifico del Movimento è proprio quello
del dialogo a 360 gradi all’interno della Chiesa cattolica: il dialogo ecumenico,
il dialogo con fedi di altre religioni, il dialogo con persone di buone volontà senza
un riferimento religioso.
D. – Quanto è difficile tradurre nella pratica
quello che a livello teorico si può individuare come punto d’incontro?
R.
– Non è semplice, anzitutto perché l’idea di Dio che abbiamo noi cristiani non è l’idea
di Dio che hanno i musulmani, non è l’idea di Dio che hanno le persone di altre fedi.
Si tratta, fondamentalmente, di sapere che non sappiamo, e che dunque dobbiamo metterci
in un atteggiamento di ascolto, di apprendimento, cosa che non è mai facile. Se lo
si fa, emergono però dei momenti di scambio nei quali ci rendiamo conto che sono molte
le cose che si hanno in comune e molte le cose diverse. E la diversità non viene confusa,
anzi aiuta a mantenere quello che siamo e, allo stesso tempo, a metterci in contatto
e in comunione.
D. – Quali sono i frutti più importanti del dialogo?
R.
– Innanzitutto, si sperimenta una profonda unione interiore con Dio e, in secondo
luogo, ci si incontra come fratelli e sorelle: si fa l’esperienza per cui è possibile
vivere come una famiglia all’interno dell’umanità, non perché qualcuno ce lo ha detto,
ma perché lo abbiamo sperimentato. Ci sono poi tanti altri aspetti molto concreti.
Per esempio, l’accettare il diverso per quello che è, con il conseguente crollo dei
pregiudizi, e poi il collaborare: magari non crediamo nella stessa cosa, magari non
pensiamo la stessa cosa, ma possiamo lavorare per delle finalità comuni.
D.
– Come si concilia il fatto che noi cristiani crediamo che esista una sola verità
con le tante religioni?
R. – Che la verità è una è un fatto, ma non
è unica. La verità una vuol dire che è una verità che è vera per tutti gli uomini,
a qualsiasi religione essi appartengano. Una verità unica è una verità che esclude
alcuni. Il cristianesimo ha un Dio che è trinitario: non è un Dio unico, è un Dio
uno, è molto diverso. Si tratta di partire da questa coscienza: la verità è una e
rivelata pienamente in Gesù, ma questo non vuol dire che gli altri non hanno accesso
a questa verità e che gli altri non possano conoscere questa verità, sia perché questa
verità è già presente nelle altre religioni in qualche modo e in modi diversificati,
e anche perché la rivelazione della verità una in Gesù è per tutto il genere umano.
(ap)
E questa sera, sempre a Roma, la figura della fondatrice del Movimento
dei Focolari sarà ricordata in un incontro dal titolo “Chiara Lubich, una donna in
dialogo. Spunti di dialogo interreligioso e con il mondo della cultura contemporanea”,
con la partecipazione di esperti del mondo cattolico, ebraico e islamico. Intanto,
in occasione del terzo anniversario della scomparsa, l’editrice Città nuova ne pubblica
la prima biografia ufficiale. Il titolo è “PortarTi il mondo tra le braccia. Vita
di Chiara Lubich” e raccoglie le testimonianze di chi l’ha conosciuta insieme ad ampio
materiale inedito. L’autore è Armando Torno, editorialista del Corriere della
sera. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:
R. – Il titolo
“PortarTi il mondo tra le braccia” è una frase che riassume meglio di ogni altra quello
che è stato il suo ideale di vita e, ovviamente, la sua visione del cristianesimo.
D.
- Lei non ha mai incontrato o conosciuto personalmente Chiara Lubich, lo fa attraverso
una biografia. Che esperienza ne ha tratto?
R. - Non l’ho mai conosciuta
personalmente, tuttavia mi sono reso conto che l’ideale di Chiara Lubich anticipava
gli ideali del Concilio, anticipava quello che il Concilio Vaticano II ha fatto. Poi,
ovviamente, c’è un ideale di vita cristiano: “Tutti siano uno”, una sua frase che
ritorna. Io l’ho conosciuta attraverso queste pagine: una figura che non si lascia
catturare facilmente, però estremamente affascinante, estremamente rivoluzionaria
e più moderna, forse, delle figure che stanno all’interno della Chiesa, con tanto
silenzio ma anche con tanta dedizione.
D. - Dal suo punto di vista,
in che cosa consiste questa modernità?
R. - Chiara ha sfidato alcune
proposte della modernità e forse le ha vinte in maniera diversa rispetto alle mille
soluzioni politiche che si sono avvicendate, prospettate nel Novecento. Il grande
tema economico, che ha fatto versare fiumi di lacrime e oceani di inchiostro, Chiara
l’aveva risolto semplicemente attraverso il cristianesimo, in una comunità. Inoltre,
Chiara è riuscita a essere particolarmente moderna per un dialogo senza frontiere
e senza preclusioni, ma vissuto in nome di un amore verso tutti e verso tutto, prendendo
ciò che ognuno ha di buono. Direi che questo principio alla base del movimento di
Chiara sia – tra gli aspetti che lei ci ha lasciato – quello da attualizzare costantemente.
Io aggiungo anche che Chiara si è aperta a tutti rimanendo fissa al suo Gesù, a quel
Cristo che per lei è il punto di partenza di ogni cosa. Ma a ben guardare – e tra
l’altro lo prova anche il libro del Papa, appena uscito – la figura di Cristo resta
sempre attualissima e stimolante. Poi, sono gli uomini, le istituzioni, le circostanze
che l’hanno letto e poi “costretto” in una qualche angolazione. Ma Cristo è la persona
più scandalosamente aperta che si possa incontrare. Ecco, Chiara è stata una persona
scandalosamente aperta in una società che aveva ancora delle chiusure.
D.
- E’ un libro che tutti potranno leggere, secondo lei?
R. - Assolutamente
sì. La vita di Chiara è una vita lineare, una vita fatta di cose semplici, di un amore
integrale, quasi arrendevole nei confronti del Vangelo. Tutte le ideologie sono fallite,
la politica è in crisi, l’economia non ha dato grandi garanzie: su quali valori dobbiamo
puntare? A mio giudizio, l’unica scommessa da fare è puntare tutto su Cristo: non
esistono altre vie per le grandi soluzioni del mondo moderno. (bf)