2011-03-13 14:46:22

Libia: le truppe di Gheddafi riconquistano Brega. Lega Araba: sì alla no-fly zone


La città di Brega è stata "ripulita" dalle “bande di criminali armati”: così la Tv ufficiale libica ha annunciato questa mattina la presa da parte delle truppe fedeli a Muammar Gheddafi della città della Libia orientale, sede di un importante terminal petrolifero. Le operazioni sono state condotte dalle forze armate e dalle tribù locali che hanno respinto gli insorti settanta chilometri più a nord, a soli duecentocinquanta chilometri dalla capitale ribelle Bengasi. intanto la Lega Araba ha dato il via libera ad una no-fly zone nel Paese. Michele Raviart ha fatto il punto della situazione libica con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana.RealAudioMP3

R. – L’unica cosa che si può dare per scontata, per certa, di quanto avviene sul terreno libico, è che la rivolta ha perso parte dello slancio iniziale, mentre invece territorio e postazioni sono state riguadagnate dalle truppe leali a Gheddafi. Molto più di questo non si può dire. Si può semmai considerare un altro fatto, e cioè che la sorte della Libia e del potere libico, in questo momento, è assai più nelle mani delle trattative diplomatiche che si svolgono fuori della Libia che non nelle mani di chi combatte e magari muore sul terreno.

D. – Anche la Lega Araba ha auspicato l’instaurazione di una no-fly zone. E’ possibile questa soluzione?

R. – Io credo che la soluzione sia possibile, ma che dipenda dagli interessi delle super-potenze, degli organismi internazionali, che, in questo momento, per usare un’espressione brutta e un po’ funerea, sono accalcati attorno al capezzale del regime di Gheddafi. Certamente il pronunciamento della Lega Araba significa che Gheddafi non ha più sponde, è politicamente morto. Per quanto riguarda la no-fly zone, io credo che nel momento in cui la Lega Araba, ma anche la Russia, la Cina, gli Usa soprattutto, che hanno avanzato una forte ipoteca di influenza strategica sul Maghreb, quando questi gruppi di interesse si saranno messi d’accordo e avranno capito cosa significherà un cambio di regime a Tripoli per il mercato del petrolio, dell’energia, per l’influenza geo-strategica, a quel punto la no-fly zone sarà una questione che si risolverà in pochissimo tempo, una questione tecnicamente e militarmente irrisoria.

D. – E l’Europa cosa può fare in questo momento?

R. – Io credo che l’Europa possa soprattutto assistere, guardare, osservare, sperare e rimpiangere i troppi vecchi timori sulle orde di profughi, sui fondi sovrani che si sarebbero ritirati. E’ stato chiaro da subito che Gheddafi sarebbe stato mollato da tutti i suoi amici di ieri e che per la Libia, ma comunque per tutto il Maghreb, si è aperta una stagione nuova. In questa stagione nuova l’Europa non ha creduto, ha creduto solo quasi esclusivamente nei propri timori e adesso paga, sconta questa situazione, perché le decisioni, le iniziative più significative vengono prese da altri, e le frasi bellicose di Sarkozy, poi peraltro ritirate, i pronunciamenti di Van Rompuy, di Barroso negli ultimi giorni sono sembrati soprattutto il tentativo di chi è stato staccato dal gruppo di testa e cerca disperatamente di rimontare.

D. – In queste ore la città di Brega è stata ripresa dalle truppe del regime...

R. – Non è tecnicamente incredibile che le truppe lealiste di Gheddafi, che hanno sicuramente più armi, più mezzi e più soldi da spendere anche in arsenali, possano recuperare parte anche significativa del terreno perduto. Ma ripeto: il dato è che Gheddafi è politicamente morto e questa è la sua agonia, un’agonia che certo lui può prolungare di molto, renderla molto più difficile e sanguinosa per tutti, ma sempre tale rimane. (ap)







All the contents on this site are copyrighted ©.