Il Papa ai Comuni italiani: la Chiesa collabora con le istituzioni locali per essere
vicina ai bisogni della gente
Comune e parrocchia alleati nel creare una convivenza giusta e solidale nelle città.
È’ l’indicazione che Benedetto XVI ha dato ai rappresentanti dell’Anci, l’Associazione
nazionale dei Comuni italiani, ricevuti in udienza. Il Papa ha parlato del tema della
sussidiarietà e del bisogno di favorire l’integrazione degli immigrati nei tessuti
urbani. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Comuni
nel senso di “comunità fraterne”. Un problema non facile in contesti dove le etnie
che convivono sono sempre di più. Ma è questa la sfida di chi amministra un territorio
nell’epoca della globalizzazione, secondo Benedetto XVI. Fin dall’inizio del discorso
rivolto alla folta delegazione dell’Anci, circa 250 persone, il Papa ha offerto un’indicazione
pratica per favorire la concordia civile:
“Parrocchia e comune siano
ad un tempo artefici di un modus vivendi giusto e solidale, pur
in mezzo a tutte le tensioni e sofferenze della vita moderna. La molteplicità dei
soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione con l’unità della Nazione, che
è richiamata dal 150.mo anniversario che si sta celebrando”.
Nell’Italia
che riflette sulla sua storia patria, l’attualità parla di una fisionomia sociale
in rapido cambiamento. Molti sindaci di Comuni italiani devono gestire la complessa
integrazione degli immigrati. In altre parole, trovare il giusto equilibrio tra le
esigenze della cittadinanza e le spinte della globalizzazione. Di fronte a questa
realtà, ha osservato il Papa…
“…bisogna saper coniugare solidarietà
e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga
conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui
trae origine la nazione italiana”.
Sussidiarietà e solidarietà.
Benedetto XVI si è soffermato su questi due principi cari alla Dottrina sociale della
Chiesa. Principi, ha ribadito, che favoriscono l’“armonica compresenza” del valore
dell’unità e di quello della pluralità. La sussidiarietà, ha ricordato il Papa, si
esprime in quei servizi di “utilità sociale” che un organismo non statale offre a
chi ha bisogno di sostegno. Servizi come quelli svolti, ad esempio, da parrocchie,
oratori, istituti e case religiose di educazione e assistenza. Auspicando per essi
“apprezzamento e sostegno, anche in termini finanziari”, il Pontefice ha riaffermato,
sulla base della Caritas in veritate:
“Il principio di sussidiarietà
va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché
se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto
vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia
il portatore di bisogno”.
Benedetto XVI ha poi affrontato il nodo
della libertà religiosa. Ribadendo che “la Chiesa non domanda privilegi”, ma solo
“di poter svolgere liberamente la sua missione” – come purtroppo non accade in altri
Paesi in cui “le minoranze cristiane sono spesso vittime di discriminazioni e di persecuzioni
– il Papa ha concluso:
“Desidero esprimere il mio apprezzamento per
la mozione del 3 febbraio 2011, approvata all’unanimità dal vostro Consiglio Nazionale,
con l’invito a sensibilizzare i Comuni aderenti all’Associazione nei confronti di
tali fenomeni e riaffermando, allo stesso tempo, ‘il carattere innegabile della libertà
religiosa quale fondamento della libera e pacifica convivenza tra i popoli’”.