Il nunzio in Giappone: la solidarietà di Benedetto XVI attraverso Cor Unum
Dopo l'onda della devastazione, l'onda della solidarietà. Tra i soccorritori nelle
aree devastate dal sisma giapponese vi sono anche i volontari della Caritas, impegnati
nel portare aiuto alla popolazione colpita dal terremoto e, soprattutto, dal successivo
tsunami. E' quanto sottolinea al microfono di Luca Collodi il nunzio apostolico
in Giappone, mons. Alberto Bottari de Castello:
R. – La Caritas
si è subito messa in moto, ed ha assicurato il servizio 24 ore su 24: sono lì, già
da stamattina. Sono stati loro a ricevere il messaggio di partecipazione, di affetto
e di benedizione del Santo Padre inviato a firma del cardinale Bertone: l’hanno tradotto
immediatamente in giapponese e diffuso a tutte le diocesi e dove sarà possibile sarà
letto domani nelle chiese. Sempre domani, sarà iniziata una colletta, soprattutto
a Tokyo. Per quanto riguarda il resto del Paese, si dovranno riunire con il presidente
della Conferenza episcopale, che è a Osaka, per decidere il da farsi. Prima di tutto,
dovranno farsi un quadro della situazione e dei danni. Lo tsunami è arrivato fino
ad Okinawa e da lì non abbiamo ancora notizie sulle conseguenze.
D.
– Lei come ha vissuto e come sta vivendo questo momento, sul piano umano?
R.
– Direi che ci rendiamo conto un po’ alla volta di ciò che è successo, perché i primi
momenti sono stati di vera paura: paura che ti toglie la capacità di pensare - corri
qua e là, vedi tutto intorno a te cadere, non ti senti la terra sotto ai piedi, i
mobili si muovono, non sai nemmeno cosa fare… Certo, guardiamo agli altri che hanno
subito danni peggiori: vedere le case sradicate via, i treni di cui ancora non si
riesce ad avere notizia, sentire la sofferenza umana ad un livello così terribile…
Noi siamo i primi ad interessarci, naturalmente, assieme ai vescovi e anche La Caritas
lavora molto bene. Io ho già ricevuto una telefonata da Cor Unum in cui mi
si informava che a nome del Santo Padre, il dicastero ha già messo a disposizione
150 mila dollari che metteremo a disposizione. Sono piccole cose davanti alla gravità
della situazione, ma è sempre qualcosa di importante: è un segno che viene dal Santo
Padre e che ci riconsola un po’, ci rincuora. (gf)
La scossa di terremoto,
di magnitudo 8,9 della scala Richter, è stata impressionante anche a centinaia di
chilometri dall'epicentro. E’ quanto sottolinea il padre francescano Claudio Gianesin,
da 38 anni missionario in Giappone, raggiunto telefonicamente nel Paese asiatico da
Antonella Palermo:
R. - Ero
nell’ufficio parrocchiale. Inizialmente mi sembrava mi girasse la testa, perché l’edificio
ha iniziato a muoversi. Sembrava fossimo noi a star male, ad avere qualcosa che non
andasse, poi invece la scossa aumentava sempre di più, finché ci siamo resi conto
che si trattava di un terremoto. Poi è arrivato lo tsunami che ha letteralmente travolto
tutto, case, treni, camion, auto, come fossero fuscelli.
D. - La Chiesa
si sta già operando per venire in soccorso...
R. - Sì. Anche il vescovo
della mia diocesi - mi trovo nella diocesi di Saitama - ha fatto un appello e domani
ci sarà una colletta, per mandare aiuti. C’è stato un appello anche da parte dei frati.
Adesso i generi di prima necessità iniziano a mancare dai negozi.
D.
- E’ noto l’atteggiamento di forte auto-controllo a cui è educato questo popolo...
R.
- Sì. A Tokyo, ieri, subito dopo il terremoto, le persone tornavano a casa a piedi,
senza un senso d’isterismo. Sono rimasto veramente stupito dalla dignità con cui hanno
affrontato questa situazione. (vv)