Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della prima Domenica di Quaresima
In questa prima Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il passo evangelico
in cui Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo
per tre volte. Gesù gli risponde:
«Vàttene, satana! Sta scritto infatti:
“Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Su questo
brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Dopo le ceneri,
di mercoledì scorso, altro classico passaggio della Quaresima è la scena delle tre
tentazioni: esse sono un invito che il diavolo fa a Gesù nel deserto a far un uso
manipolatore della propria identità di “Figlio di Dio”. Usare capricciosamente la
potenza di Dio per soddisfare la fame, buttarsi dal Tempio per fare spettacolo e lasciare
tutti a bocca aperta, desiderare di dominare il mondo intero e per questo adorare
Satana. Ma la potenza di Dio, che il Figlio possiede, è donata per amare e servire,
non per spettacolo o arroganza o idolatria. In sostanza si tratta del rischio di strumentalizzare
Dio, per autogratificazione. Forse come cristiani e come chiesa non sono queste le
nostre tentazioni. Ma certamente non mancano illusioni e miraggi: come l‘efficientismo
fanatico, l’ambizione della fama, l’individualismo libertario. E tutto questo diviene
come alternativa a Dio, surrogato della sua immagine e della sua presenza. Come per
Gesù, anche noi possiamo trovare nella Parola la luce e la risorsa per una fedeltà
autentica e vigilante. Nella Parola ascoltata e vissuta e nella sollecitudine generosa
verso gli altri, troveremo il miglior antidoto alla manipolazione di Dio e la risorsa
per evitare idolatrie di autopromozione.