Giusto equilibrio tra unità della Nazione e pluralità dei soggetti: così il Papa all'Anci
Il Papa ha ricevuto oggi i membri dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI):
nel suo discorso ha richiamato l’ormai prossimo 150.mo anniversario dell’unità d’Italia,
sottolineando che “la molteplicità dei soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione
con l’unità della Nazione”. “Unità e pluralità – ha affermato - sono, a diversi livelli,
compreso quello ecclesiologico, due valori che si arricchiscono mutuamente, se vengono
tenuti nel giusto e reciproco equilibrio”. Ha quindi rilevato l’importanza di coniugare
due principi, quello della solidarietà e della sussidiarietà, perché “se la sussidiarietà
senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà
senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno”.
Hai poi ribadito che “la Chiesa non domanda privilegi, ma di poter svolgere liberamente
la sua missione, come richiede un effettivo rispetto della libertà religiosa”. “Purtroppo
– ha aggiunto - in altri Paesi le minoranze cristiane sono spesso vittime di discriminazioni
e di persecuzioni. Desidero esprimere il mio apprezzamento per la mozione del 3 febbraio
2011, approvata all’unanimità dal vostro Consiglio Nazionale, con l’invito a sensibilizzare
i Comuni aderenti all’Associazione nei confronti di tali fenomeni e riaffermando,
allo stesso tempo, ‘il carattere innegabile della libertà religiosa quale fondamento
della libera e pacifica convivenza tra i popoli’”. Di seguito il testo integrale
del discorso:
Illustri Signori Sindaci! Rivolgo il mio cordiale
saluto a voi tutti e sono grato per la vostra presenza, che rientra in una tradizione
consolidata nel tempo, come testimoniano le udienze concesse dal Venerabile Giovanni
Paolo II e dai precedenti Pontefici e come ha ricordato il Presidente dell’Associazione,
che ringrazio per le belle parole piene di realismo, ma anche di poesia e bellezza,
con cui ha introdotto il nostro incontro. Questo fatto attesta il particolare legame
che esiste tra il Papa, Vescovo di Roma e Primate d’Italia, e la Nazione italiana,
la quale ha proprio nella variegata molteplicità di città e paesi una delle sue caratteristiche. La
prima idea che viene alla mente incontrando i Rappresentanti dell’Associazione Nazionale
Comuni Italiani, è quella dell’origine dei comuni, espressioni di una comunità che
si incontra, dialoga, fa festa e progetta insieme, una comunità di credenti che celebra
la Liturgia della domenica, e poi si ritrova nelle piazze delle antiche città o, nelle
campagne, davanti alla chiesetta del villaggio. Anche un poeta italiano, Carducci,
in un’ode sulla gente della Carnia, richiama: "del comun la rustica virtù / Accampata
all’opaca ampia frescura / Veggo, ne la stagion de la pastura / Dopo la messa il giorno
de la festa…". E’ sempre vivo anche oggi il bisogno di dimorare in una comunità fraterna
dove, ad esempio, parrocchia e comune siano ad un tempo artefici di un modus vivendi
giusto e solidale, pur in mezzo a tutte le tensioni e sofferenze della vita moderna.
La molteplicità dei soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione con l’unità
della Nazione, che è richiamata dal 150° anniversario che si sta celebrando. Unità
e pluralità sono, a diversi livelli, compreso quello ecclesiologico, due valori che
si arricchiscono mutuamente, se vengono tenuti nel giusto e reciproco equilibrio.
Due principi che consentono questa armonica compresenza tra unità e pluralità sono
quelli di sussidiarietà e di solidarietà, tipici dell’insegnamento sociale della Chiesa.
Tale dottrina sociale ha come oggetto verità che non appartengono solo al patrimonio
del credente, ma sono razionalmente accessibili da ogni persona. Su questi principi
mi sono soffermato anche nell’Enciclica Caritas in veritate, dove il principio di
sussidiarietà è considerato "espressione dell’inalienabile libertà umana". Infatti,
"la sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei
corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non
riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la
libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità" (n. 57). Come
tale, "si tratta quindi di un principio particolarmente adatto a governare la globalizzazione
e a orientarla verso un vero sviluppo umano" (ibid.). "Il principio di sussidiarietà
va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché
se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto
vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia
il portatore di bisogno" (n. 58). Questi principi vanno applicati anche a livello
comunale, in un duplice senso: nel rapporto con le istanze pubbliche statali, regionali
e provinciali, così come in quello che le autorità comunali hanno con i corpi sociali
e le formazioni intermedie presenti nel territorio. Queste ultime svolgono attività
di rilevante utilità sociale, essendo fautrici di umanizzazione e di socializzazione,
particolarmente dedite alle fasce emarginate e bisognose. Tra esse rientrano anche
numerose realtà ecclesiali, quali le parrocchie, gli oratori, le case religiose, gli
istituti cattolici di educazione e di assistenza. Auspico che tale preziosa attività
trovi sempre un adeguato apprezzamento e sostegno, anche in termini finanziari. A
questo proposito, desidero ribadire che la Chiesa non domanda privilegi, ma di poter
svolgere liberamente la sua missione, come richiede un effettivo rispetto della libertà
religiosa. Essa consente in Italia la collaborazione che esiste fra la comunità civile
e quella ecclesiale. Purtroppo, in altri Paesi le minoranze cristiane sono spesso
vittime di discriminazioni e di persecuzioni. Desidero esprimere il mio apprezzamento
per la mozione del 3 febbraio 2011, approvata all’unanimità dal vostro Consiglio Nazionale,
con l’invito a sensibilizzare i Comuni aderenti all’Associazione nei confronti di
tali fenomeni e riaffermando, allo stesso tempo, "il carattere innegabile della libertà
religiosa quale fondamento della libera e pacifica convivenza tra i popoli". Inoltre,
vorrei sottolineare l’importanza del tema della "cittadinanza", che avete posto al
centro dei vostri lavori. Su questo tema la Chiesa in Italia sta sviluppando una ricca
riflessione, soprattutto a partire dal Convegno Ecclesiale di Verona, in quanto la
cittadinanza costituisce uno degli ambiti fondamentali della vita e della convivenza
delle persone. Anche il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona dedicherà
una giornata a tale rilevante tematica, giornata alla quale sono stati opportunamente
invitati, come ci è stato detto, i Sindaci italiani. Oggi la cittadinanza
si colloca, appunto, nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra
l’altro, per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà, come ho ricordato
sopra, bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga
stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione
culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana. Questa esigenza
è avvertita in modo particolare da voi che, come amministratori locali, siete più
vicini alla vita quotidiana della gente. Da voi si richiede sempre una speciale dedizione
nel servizio pubblico che rendete ai cittadini, per essere promotori di collaborazione,
di solidarietà e di umanità. La storia ci ha lasciato l’esempio di Sindaci che con
il loro prestigio e il loro impegno hanno segnato la vita delle comunità: giustamente
lei ha ricordato la figura di Giorgio La Pira, cristiano esemplare e amministratore
pubblico stimato. Possa questa tradizione continuare a portare frutto per il bene
del Paese e dei suoi cittadini! Per questo assicuro la mia preghiera e vi esorto,
illustri amici, a confidare nel Signore, perché – come dice il Salmo – "se il Signore
non vigila sulla città, invano veglia la sentinella" (127,1). Invocando
la materna intercessione della Vergine Maria, venerata dal popolo italiano nei suoi
tanti Santuari, luoghi di spiritualità, di arte e di cultura, e dei santi Patroni
Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, benedico voi tutti, i vostri collaboratori
e l’intera Nazione italiana.